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Rincari gas, scorte in calo: il rischio di una nuova crisi

Rincari gas, scorte in calo: il rischio di una nuova crisi

I prezzi del metano volano a 58,3 euro, in Europa le scorte sono sotto il 50%. Le bollette potrebbero salire velocemente

Le ragioni di fondo sono sempre le stesse, dal calo delle temperature ai dazi.
Ma conta solo che la situazione, sul fronte del gas, confermando il recente trend ha registrato nelle ultime ore decisi passi indietro. Nel tempo, con i prezzi tornati sui livelli di febbraio 2023, facendo segnare il record degli ultimi 2 anni, anche se per fortuna ancora sotto le quotazioni dell’estate 2022.
Ma anche il passo indietro vale anche sul fronte delle preoccupazioni.
Questo perché, dopo il cambio di strategia deciso per evitare contraccolpi come quello seguito allo scoppio del conflitto in Ucraina, il tema delle scorte è purtroppo tornato di stretta attualità.
E se l’Italia sta leggermente meglio di buona parte del resto d’Europa, è un segnale d’allarme il fatto che i serbatoi europei siano scesi sotto la metà di riempimento. In particolare in Germania.

Gas a 58,3 euro: le ragioni

La quotazione del metano alla Borsa di Amsterdam, riferimento per il mercato europeo del gas, è tornata ieri, 10 febbraio, a 58,3 euro per megawatt/ora, facendo segnare un +4,6% e un raddoppio rispetto allo scorso anno.
Rincaro determinato in primis dalla crescita della domanda per il consumo destinato al riscaldamento nei giorni più freddi: le previsioni dell’Independent Commodity Intelligence Services stimano per febbraio un incremento dei consumi di gas in Europa del +17% rispetto allo stesso mese del 2024.

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Gli esperti sottolineano anche l’influsso della diminuzione del vento, che ha ridotto la produzione di energia elettrica attraverso gli impianti eolici, con un +13% del consumo di gas per uso termoelettrico tra gennaio 2024 e 2025 nei 5 principali Paesi europei. E forse ancor più incide il taglio delle forniture verso l’Occidente attraverso l’Ucraina deciso dalla Russia a inizio 2025, che ha costretto i Paesi europei ad attingere alle scorte.

Scorte in calo

Le forniture potrebbero prossimamente scendere ancora, quando scatterà la stagione di manutenzione estiva programmata in Norvegia.
La paura dell’esplosione di una nuova crisi energetica si lega inoltre alle possibili reazioni politiche dell’Europa ai dazi annunciati da Trump.
Se da questa situazione deriveranno conseguenze sulle importazioni del gas naturale liquefatto statunitense, i quantitativi disponibili rischiano di contrarsi ulteriormente. E, in un contesto simile, c’è sempre l’ombra della speculazione, che ha spazio per alimentare i rialzi, favorita anche dalla rigidità delle norme imposte dall’Ue.

Il peso dei rincari sulle bollette

Sul fronte del ricorso ai prelievi, l’Italia ha deciso un rallentamento, tant’è che le nostre scorte, l’8 febbraio, venivano indicate dalla piattaforma Gie-Agsi ancora attestate al 59,85%, ben oltre la media europea del 49,02%.
Un dato che preoccupa sia nel confronto rispetto al 21 febbraio 2024, quando i depositi dei Paesi dell’Unione erano pieni al 64,7%, sia guardando al dato tedesco, ovvero un riempimento al 49,22%, per i forti legami tra la nostra economia e quella della Germania.

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Il ministro della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha anticipato così al 4 febbraio, rispetto alla tradizionale scadenza di aprile, l’apertura delle aste per lo stoccaggio estivo, in previsione di un costo del gas più alto nei mesi a venire.
Al tempo stesso, però, ha avvisato che, qualora il trend del mercato del metano continuasse, non è da escludere un intervento del Governo sui prezzi, con ripercussioni sia per le imprese che per le famiglie.
Il timore di ulteriori rincari delle bollette, dunque, è purtroppo fondato.

Assoutenti ha già quantificato, sulla base degli attuali prezzi, una spesa annua di circa 309 euro più alta del 2024 per una famiglia-tipo. Le possibili soluzioni? Quella prospettata da Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, è il ricorso al “vecchio” carbone, con un intervento della Commissione europea che rimuova temporaneamente i vincoli ambientali su alcuni combustibili maggiormente inquinanti, sospendendo nel contempo anche gli extracosti che i produttori devono versare per le emissioni di CO2.

Alberto Minazzi

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