Nord Stream chiuso per 10 giorni, ufficialmente per “manutenzione”. Italia e Paesi europei pronti con i piani di emergenza. Come potremmo dover far fronte a un blocco del flusso del gas russo
Il secondo stop del gasdotto Nord Stream parte da oggi.
Per 10 giorni, ufficialmente per motivi di manutenzione dell’impianto di importazione del gas della società russa Gazprom, la più grande infrastruttura di importazione dell’Unione Europea, sono stati interrotti i flussi del gas verso la Germania.
E l’Italia prepara il proprio piano di emergenza.
Perché non è poi così scontato che il taglio delle forniture riprenda il 21 luglio e se il blocco, in relazione a nuovi scenari di guerra, si protraesse, le forniture di gas necessarie per far fronte all’inverno alle porte potrebbero essere compromesse.
Inoltre, Eni ha comunicato che “Gazprom per la giornata di oggi fornirà volumi di gas pari a circa 21 milioni di metri cubi al giorno, rispetto a una media degli ultimi giorni pari a circa 32 milioni di metri cubi”.
Un ulteriore taglio al gas italiano che preoccupa.
Quindi, meglio mettere le mani avanti e programmare il futuro anche preparandosi al peggio.
Il piano di emergenza
Il piano di emergenza italiano, come riportato dalle agenzie di stampa, prevede diversi step.
Comprende tagli all’uso del condizionatore d’estate, con temperature limite a 27 gradi e tagli al riscaldamento negli uffici pubblici d’inverno. Ma potrebbe includeree anche coprifuoco dei negozi e dei locali di ristorazione e di svago, tagli del 40% dell’illuminazione pubblica e nei musei, riduzione delle attività delle aziende energivore. Tutto questo, in un’ottica di risparmio. In quella dell’approvvigionamento, un maggior uso del carbone e nuove trivellazioni per l’estrazione del gas sul nostro territorio. Tutto questo, però, per vari step, a seconda della situazione.
L’emergenza per gradi
Il piano di emergenza prevede interventi che riguardano aria condizionata, riscaldamento e illuminazione.
Attualmente non si stanno applicando misure d’impatto: siamo nella fase 1, che si è aperta con l’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina e con le sanzioni, che hanno indotto il governo a trovare fonti di approvvigionamento del gas alternative per rendere il nostro Paese autonomo rispetto alla Russia.
E’ il momento in cui l’Italia sta provvedendo a far scorta per il prossimo inverno. Nel momento in cui dovesse scattare la fase 2, determinata da un blocco dei rifornimenti di Nord Stream, ora fermo per la seconda volta “per manutenzione”, le strategie da mettere in campo per accantonare in vista dei mesi più freddi sarebbero però più impattanti sulla nostra vita quotidiana.
Il primo intervento riguarderebbe infatti l’aria condizionata, il cui uso dovrebbe essere ridotto. E questa non è certo una bella notizia considerate le previsioni del tempo per le prossime settimane, con l’arrivo di un altro anticiclone africano che porterà le temperature a salire di nuovo, in alcune regioni anche oltre i 40 gradi.
Meno luce sulle strade, austerity per attività e locali
Un altro intervento riguarderebbe l’illuminazione, a cominciare da quella pubblica.
Con una riduzione del 40%, in sostanza, lungo le strade rimarrebbe attivo poco più di un lampione su due.
Altra misura eccezionale (ma questa prevista, sembra, per casi estremi) riguarderebbe negozi e locali pubblici, che potrebbero essere interessati da un coprifuoco per il risparmio.
L’ipotesi è che i primi potrebbero dover chiudere alle 19 e i secondi alle 23.
Poi potrebbe subentrare il risparmio residenziale, con la temperatura dei termosifoni ridotta di due gradi e orari di accensione e spegnimento.
Imprese energivore
Misure di intervento potrebbero riguardare anche la aziende definite “energivore” perché a cicli che non si potrebbero interrompere. Cementifici e acciaierie, per esempio, industrie della ceramica e del vetro, potrebbero dover fare i conti con un’interruzione delle forniture temporanea.
Una strategia comune
Come l’Italia, anche gli altri Paesi europei hanno approntato un proprio piano di emergenza per far fronte a un futuro che si prospetta quanto mai incerto e legato alle sorti della guerra.
Un piano di strategia unitaria, che coordini i vari piani di emergenza nazionali, sarà definito dall’Unione Europea lo prossima settimana. Non è escluso che preveda altri razionamenti dell’energia.
Consuelo Terrin