Firmato un accordo col Paese africano per aumentare le forniture. In arrivo un nuovo decreto
La strada per coprirsi le spalle in caso di un eventuale taglio di forniture di gas dalla Russia era tracciata fin dall’inizio del conflitto in Ucraina.
Già lo scorso 1° marzo, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e l’amministratore delegato di Eni, Claudio De Scalzi, si erano recati in Algeria in una missione-blitz per intavolare i primi discorsi sul tema delle forniture energetiche con il Governo del Paese africano.
Da ieri, 11 aprile, si è però passati dalla fase delle trattative a quella della concretizzazione degli accordi. “I nostri Governi hanno firmato una Dichiarazione d’intenti sulla cooperazione bilaterale nel settore dell’energia. A questa si aggiunge l‘accordo tra Eni e Sonatrach per aumentare le esportazioni di gas verso l’Italia“, ha annunciato in serata il premier Mario Draghi dopo l’incontro con il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune.
L’ipotesi di un razionamento dei consumi
Il gas algerino può però rispondere solo in parte al fabbisogno italiano in caso di un blocco delle forniture russe legato all’embargo. Considerando anche quello che arriverà da Libia e Azerbaijan, Egitto, Qatar e Stati Uniti, i circa 80 metri cubi di gas necessario arriverebbero, ma non prima della fine del 2023.
Ecco perché il Governo sta ragionando anche sulle misure da adottare per ridurre i consumi.
Una prima disposizione, che prevede la modifica di un grado delle temperature massime e minime da tenere negli uffici delle Pubbliche Amministrazioni e nelle scuole è già stata messa nero su bianco.
L’ipotesi di un razionamento potrebbe ora prevedere in prima battuta una riduzione dell’ illuminazione di edifici, monumenti e luoghi pubblici.
Un nuovo decreto in arrivo
Il Consiglio dei Ministri si riunirà, secondo le prime indiscrezioni, domani, 12 aprile.
Si attende, quindi, un nuovo decreto che potrebbe accelerare anche la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Ma soprattutto fissare anche delle misure di risparmio di energia per le imprese.
Quelle più a rischio fanno parte dei settori dell’acciaio e delle ceramiche.
Potrebbero essere chiamate a una razionalizzazione e rimodulazione delle filiere.
Per l’utilizzo di altre fonti energetiche, come carbone, petrolio e legno, si renderebbe invece necessaria una decisione politica, contemperando le esigenze energetiche con quelle ambientali.
Dal Governo, come ha anticipato in un’intervista a “Il Messaggero” il sottosegretario all’Economia Federico Freni, dovrebbe arrivare a breve anche un nuovo decreto di sostegno da 5 miliardi di euro.
L’accordo di cooperazione Italia-Algeria
“L’Italia – ha illustrato il presidente del Consiglio Draghi – è pronta a lavorare con l’Algeria per sviluppare energie rinnovabili e idrogeno verde. Vogliamo accelerare la transizione energetica e creare opportunità di sviluppo e occupazione. Subito dopo l’invasione dell’Ucraina – ha ricordato – avevo annunciato che l’Italia si sarebbe mossa con rapidità per ridurre la dipendenza dal gas russo. Gli accordi di oggi sono una risposta significativa a questo obiettivo strategico: ne seguiranno altre. Il Governo vuole difendere i cittadini e le imprese dalle conseguenze del conflitto”.
Il gas straniero e l’Italia
In occasione del vertice di Algeri, sono stati così firmati due documenti.
Il primo è un Protocollo di intesa intergovernativa sull’energia, il secondo un accordo tecnico tra Eni e Sonatrach, il gruppo energetico algerino.
Intese destinate ad avere effetti di lunga durata. “L’accordo – ha infatti precisato al riguardo il ministro della Transizione ecologica – non terminerà nel 2024. Il flusso sarà costante o su una rampa che andrà a crescere”. Cingolani ha illustrato anche le cifre delle forniture concordate con Algeri: “Avremo circa 3 miliardi di metri cubi in più di gas subito, altri 6 nel 2023 per arrivare a 9 miliardi, circa 3 miliardi di gas e 3 di Gnl”.
Gli altri accordi
Si tratta di quantitativi che consentiranno all’Italia di coprirsi le spalle ma non sufficienti, nell’immediato, a rendere il nostro Paese indipendente dalle forniture di gas dalla Russia, che garantisce 29 degli 80 miliardi di metri cubi consumati in Italia.
Insieme ai ragionamenti sull’aumento della produzione nazionale, continuano così le trattative anche con altri Stati produttori: dalla Libia all’Azerbaigian (che dovrebbero aumentare i flussi di 2 miliardi di metri cubi a testa), dal Qatar a Stati Uniti ed Egitto, le cui forniture via nave di Gnl dovrebbero crescere complessivamente di 6 miliardi di metri cubi. L’orizzonte temporale è a lunga scadenza e richiederà circa un anno e mezzo per essere concretamente messo in pratica.
Alberto Minazzi