Due gli obiettivi: l’indipendenza dal metano russo e diventare hub europeo nel Mediterraneo
Liberarsi dalla dipendenza della fornitura di gas dalla Russia, azzerandone i flussi entro l’inverno 2024/25, e, in parallelo, far diventare entro 5 anni l’Italia il primo hub di ingresso verso l’Europa del metano e, in prospettiva, anche dell’idrogeno verde.
Sono obiettivi ambiziosi, quelli che si è posto il Governo di Giorgia Meloni. Ma al tempo stesso sono traguardi che ora non sembrano più così lontani.
Perché il Presidente del Consiglio, volato ad Algeri nella sua prima visita bilaterale ufficiale all’estero con una delegazione di cui faceva parte anche l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha firmato una serie di 5 accordi (di cui 4 privati, compresi i 2 tra Eni e l’omologa algerina Sonatrach per ridurre le emissioni di gas serra e aumentare i flussi, con l’apertura anche al gas liquefatto) con il Paese africano che può contare sulle maggiori riserve di gas naturale dell’intero continente africano.
Gli accordi di Algeri
La mossa dell’Esecutivo dà seguito alla strategia già iniziata con il precedente Governo Draghi.
L’Algeria, come ha confermato il premier, viene infatti considerato dall’Italia come un “partner affidabile e strategicamente rilevante”.
Non a caso, il pacchetto di accordi sottoscritto ieri col presidente algerino Abdelmadjid Tebboune si incentra non solo sul tema degli idrocarburi, ma comprende anche tematiche diverse, dal dialogo tra rispettive reti di imprese alla collaborazione industriale, dalle sfide digitali alle industrie spaziali e navali.
Il Paese africano diventa così il primo partner in quello che è già stato ribattezzato “Piano Mattei”, in ricordo di Enrico, lo storico fondatore di Eni sulla cui tomba il premier non ha mancato di andare a rendere omaggio.
La dichiarazione congiunta appena sottoscritta, che intende “rafforzare ulteriormente le eccellenti relazioni” tra Italia e Algeria, è infatti solo il primo tassello di un disegno più ampio che verrà portato avanti durante l’intera legislatura in tutti i campi: dall’economia, alla politica, alla cultura.
L’Italia nuovo hub energetico europeo?
I temi energetici, in ogni caso, nell’attuale contesto sono i più rilevanti. E la conferma della disponibilità algerina a collaborare con l’Italia apre anche a nuovi e più importanti scenari.
È per questo che Meloni è ritornata a parlare di un prossimo futuro in cui il nostro Paese potrà rappresentare “una porta sull’Europa” come principale hub europeo di distribuzione energetica del Mediterraneo.
“L’Italia può giocare una parte rilevante sull’energia”, ha affermato. Per farlo, si punta a far arrivare in Italia, entro il 2024/25, tra i 50 e i 70 miliardi di metri cubi di gas.
La nostra penisola può dunque offrire la sponda giusta per dare prospettive all’intenzione algerina di accrescere e diversificare la propria produzione energetica.
A tal fine, però, come ha sottolineato Descalzi, serve da subito un importante intervento infrastrutturale, per rimuovere l’attuale “collo di bottiglia” tra Campania, Abruzzo e Molise, che rischia di lasciare il progetto solo allo stato potenziale. In tal senso, uno degli accordi tra Eni e Sonatrach potrebbe portare realizzare in tempi rapidi un nuovo gasdotto, potenzialmente utilizzabile anche per il trasporto di idrogeno.
L’uscita dalla crisi energetica
Già nel primo semestre 2022 l’Algeria, che nel 2021 aveva raggiunto i 22,5 miliardi di metri cubi annui, è diventata il primo fornitore di gas all’Italia, coprendo il 40% di fabbisogno energetico con gli attuali 25 miliardi di metri cubi. Che, ha spiegato Descalzi, l’anno prossimo arriveranno a 28. E sono destinati ad aumentare, anche perché a dicembre Tebboune ha dichiarato di impegnarsi per arrivare fino ad almeno 35 miliardi di metri cubi.
La strategia indicata da Giorgia Meloni per risolvere l’attuale crisi punta comunque su un “meccanismo di mix energetico”.
Per esempio, i lavori sul nuovo rigassificatore di Piombino procedono a spron battuto, tant’è che questo potrebbe essere pronto già a maggio. Intanto, sul fronte degli stoccaggi, l’ondata di freddo ha portato ad aumentare i consumi. I serbatoi, al 21 gennaio, sono comunque pieni al 76,41% (la media europea è del 78,35%). Anche sul fronte delle scorte, in ogni caso, l’Italia sembra decisa a cambiare strategia, anticipando i tempi per avere un riempimento in vista dell’inverno successivo che sia già ad aprile almeno del 30%, quando, nel 2022, si toccava il 3,6%.
Alberto Minazzi