Un summit online dei leader del G7 per discutere una strategia comune rispetto a quanto sta accadendo in Afghanistan.
Lo hanno deciso i presidenti Usa Joe Biden e il premier britannico Boris Johnson.
L’appuntamento sarà la prossima settimana. Boris non esclude di dare legittimità ai talebani, ma solo in caso di “rispetto dei diritti umani”. Sul fronte delle reazioni internazionali riguardo la cooperazione per l’accoglienza dei rifugiati il presidente del Consiglio Mario Draghi ha assicurato che “l’Europa sarà all’altezza del compito cui è chiamata per affrontare la crisi afghana”. In questa direzione il premier, e la Cancelliera Merkel, in un colloquio hanno iniziato a tratteggiare quelle che saranno le linee guida fondamentali per affrontare accoglienza e sicurezza.
“Il futuro per l’Italia – ha detto Draghi – è fatto di difesa dei diritti fondamentali, dei diritti delle donne, di protezione di tutti coloro che si sono esposti in questi anni in Afghanistan per tutelarli. Questo deve essere perseguito in tutti i contesti possibili. L’accoglienza richiede un piano complesso – ha continuato – una cooperazione stretta tra tutti i Paesi, in primis tra quelli europei. Il secondo aspetto riguarda la sicurezza, dove dovremo prevenire infiltrazioni terroristiche“.
Draghi ha anche sottolineato che “La prima cosa che bisogna fare, forse non la più importante, è riflettere sull’esperienza avvenuta ricordandoci che la guerra in Afghanistan è la prima risposta degli Stati Uniti all’attentato alle Torri Gemelle. Quindi il bilancio che noi traiamo non è solo sulla guerra in Afghanistan, è di questi ultimi 20 anni e del ruolo che l’Occidente ha avuto in tutto il mondo arabo. Ma forse, ancora più importante che guardare al passato è tracciare il futuro. L’opera di rimpatrio dei diplomatici, dei militari, dei collaboratori afghani continua. Voglio ringraziare queste persone- ha concluso il premier – per il coraggio e la dedizione con cui svolgono il loro compito”.
Nel frattempo, Ue e altri venti Paesi di tutto il mondo (Usa, Albania, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, Salvador, Honduras, Guatemala, Macedonia del Nord, Nuova Zelanda, Norvegia, Paraguay, Senegal, Svizzera e Regno Unito) hanno sottoscritto una dichiarazione unanime in cui si esprime preoccupazione e si chiedono garanzie “per le donne e le ragazze afgane, i loro diritti all’istruzione, al lavoro e alla libertà di movimento. Chiediamo a coloro che occupano posizioni di potere e autorità in tutto l’Afghanistan di garantire la loro protezione” .