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Fusione nucleare: un algoritmo Google controlla il plasma

Fusione nucleare: un algoritmo Google controlla il plasma
fusione nucleare

L’obiettivo da raggiungere rimane sempre il medesimo: vale a dire riuscire a produrre energia pulita. Tra i tanti scenari che si stanno aprendo in questa direzione, un sempre maggiore interesse è rivolto alla fusione nucleare.
Un campo nel quale la ricerca sta portando a notevoli progressi per l’energia green del futuro.
Uno di questi è rappresentato dal reattore nucleare tokamak JET, basato sul confinamento magnetico del plasma e da un algoritmo in grado di controllarlo.
Di che cosa si tratta? In pratica l’intelligenza artificiale di Google ha imparato a controllare il plasma dentro a un reattore per la fusione nucleare, ovvero il gas caldissimo e rarefatto di ioni ed elettroni che viene confinato mediante un campo magnetico all’interno di un recipiente a ciambella, il tokamak.

fusione

Premesso che la parte dell’equazione più complessa da gestire è riuscire a generare più energia pulita di quella che viene consumata dalla reazione o dal suo mantenimento, il reattore è riuscito a produrre 59 megajoule (la principale unità di misura di lavoro, energia e calore nel Sistema internazionale, ndr) mantenendo la reazione per 5 secondi.
Nella realizzazione della fusione nucleare una delle più grandi difficoltà è la necessità di confinare il plasma nel recipiente a ciambella (tokamak) evitando che venga a contatto con le sue pareti e si deteriori. Per questo i ricercatori sperimentano le configurazioni dei sistemi di controllo su un simulatore sviluppato in oltre 20 anni di studi e aggiornato di continuo.
L’algoritmo ha controllato i campi magnetici creando forme di plasma diverse (quelle convenzionali allungate, ma anche altre simili a triangoli o a fiocco di neve) e mantenendo anche simultaneamente due plasmi separati in sospensione. Secondo gli autori dello studio, pubblicato su Nature dal Politecnico federale di Losanna (Epfl) in collaborazione con l’azienda britannica DeepMind di Google, l’algoritmo potrà contribuire a migliorare la progettazione e gestione dei futuri reattori a fusione massimizzando le prestazioni.

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