La previsione degli esperti: le condizioni di caldo e umidità dovrebbero favorire questi eventi estremi, spesso rischiosi
Fulmini e saette (sia che raggiungano il suolo o che si sviluppino tra nuvola e nuvola) sono indubbiamente uno spettacolo naturale affascinante.
Un esempio recentissimo è l’immagine che una webcam a Mestre, nel comune di Venezia, è riuscita a catturare all’alba di lunedì 10 giugno, quando un fulmine, nel corso di un temporale, ha centrato un condominio della centralissima via Mestrina.
Al tempo stesso, la paura che da sempre attanaglia l’uomo di fronte a simili scatenarsi delle forze della natura, che libera elettricità a milioni di volt, è assolutamente fondata.
Sempre tornando al caso di Mestre, lo sbalzo di tensione ha messo ko numerosi televisori.
Ancora peggio, a maggio, è andata a un 17enne pugliese morto, letteralmente fulminato, nelle campagne di Santeramo in Colle.
Su come fronteggiare i fulmini, ma anche la grandine, per minimizzare i rischi dobbiamo però abituarci.
Perché, hanno lanciato l’allarme gli esperti, nell’ormai imminente estate ci saranno le condizioni ideali per favorire tali fenomeni.
In arrivo “tempeste perfette” con fulmini bollenti
I prossimi mesi, nelle previsioni dei meteorologi, si preannunciano contrassegnati da temperature roventi accompagnate da un elevato tasso di umidità.
Un contesto che è esattamente quello necessario per la formazione della cosiddetta “tempesta perfetta”, con fulmini da 30 mila gradi centigradi, fenomeni temporaleschi violenti legati al caldo e forti grandinate dipendenti dall’umidità.
“Nel Paese – spiega Sante Laviola, ricercatore dell’Istituto bolognese di Scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr – non esistono zone esenti dal rischio fulmini”.
La situazione, del resto, interessa gran parte dell’area del Mediterraneo, dove i fenomeni atmosferici sono accelerati dal fatto di trovarsi in un bacino chiuso tra 2 climi diversi: quello temperato dell’Europa e quello desertico del Nord Africa. E proprio la temperatura del mare è una delle cause principali.
Il Mediterraneo ribolle: anche 100 mila fulmini al giorno
“Attualmente – fa il punto il meteorologo Lorenzo Tedici, responsabile media de iLMeteo.it – il Mediterraneo già ribolle, con temperature 4-5 gradi sopra le medie di giugno, in particolare nel Tirreno meridionale e nell’Adriatico. Allargando la prospettiva, sono molto caldi anche il Mar Nero e stranamente il Mar Baltico, tra Polonia e Finlandia, così come l’Atlantico, tranne piccole zone attorno alle Svalbard: sono gli ultimi effetti di El Niño”.
“La quantità di fulmini – prosegue Tedici – è proporzionale alla forza dei temporali, che sono più intensi quanto più estesi in verticale. In Italia, se ne possono registrare fino a 100 mila al giorno; una quantità 6-7.000 all’ora sulla superficie di una regione è da ritenersi normale, negli ultimi anni, da quando sono partite le rilevazioni. I fulmini sono poi spesso collegati alle precipitazioni, che sono maggiori quanto maggiore è il caldo umido”.
Riguardo a fulmini e saette, in Italia l’Aeronautica militare, oltre che sulla base delle informazioni satellitari, monitora la situazione attraverso la Lampinet, cioè la rete dei sensori di fulminazione sparsi sul territorio. Una statistica sul numero delle scariche da inizio anno arriva invece dall’osservatorio francese Météorage: ne sono stati registrate già 1.232.825, mentre lo scorso anno si è toccata quota 5,5 milioni. Da evitare, per minimizzare i rischi, le strutture puntiformi come alberi o ombrelloni, uscendo subito dall’acqua all’avvicinarsi di un violento temporale.
Il pericolo-grandine
L’altro fenomeno da tenere sotto osservazione è la grandine.
“Normalmente – sottolinea il meteorologo – sappiamo che la quantità e la dimensione dei chicchi di grandine sono proporzionali al caldo e all’umidità: in giorni afosissimi, i chicchi possono raggiungere facilmente i 10 cm”. In tal senso, le previsioni per l’estate non sono le migliori: “Sono previste – riprende il responsabile media di iLMeteo.it – temperature superiori di un paio di gradi alle medie, con molta umidità di suolo e nell’aria a causa delle significative piogge primaverili, una risorsa idrica che da ora in avanti con il caldo estivo tenderà ad evaporare”.
Città imbiancate d’estate
Si ingenera, così, un meccanismo: “L’aria calda, più leggera, sale – illustra Tedici – si formano nubi a quote sempre più elevate, fino a 11 km di altezza dal suolo, in corrispondenza della tropopausa. In questi cumulonembi stretti ma altissimi – potendo raggiungere i 10-11 km con la classica forma “a cavolfiore”, le correnti verticali fortissime fino a 200 km/h legate al calore estremo della colonna d’aria – le goccioline d’acqua tendono a salire, ghiacciare, scendere, risalire e righiacciare, aumentando di dimensioni ad ogni ciclo, potendo ad esempio anche raggiungere i 19 cm di diametro, nuovo record europeo registrato in Friuli lo scorso 24 luglio 2023”.
Le città “imbiancate dalla grandine” delle scorse settimane rischiano così di riproporsi con più frequenza. Laviola sottolinea che, nell’ultimo anno, le grandinate sono aumentate del 30%. Se dunque, insieme al riscaldamento del mare, si considera che già in questi giorni al Sud si sono toccati i 40 gradi e che ieri si sono formate alcune supercelle, per esempio attorno a Milano, anche Lorenzo Tedici invita alla massima attenzione.
“Da domani – conclude – i temporali al nord dovrebbero finire, seguiti da una nuova fiammata africana. La prima perturbazione che seguirà, anche dal punto di vista della grandine, potrebbe dunque essere molto intensa”.
Alberto Minazzi