Dalle microstorie la storia dei nostri territori. Tra Caltana, Santa Maria di Sala, Padova e Verona
Scrivere la Storia non è affatto facile. Ci vogliono anni di dedizione e di ricerche, ci si deve preparare visitando archivi, incontrando persone e frequentando biblioteche. Alcune volte la ricerca prende spunto semplicemente dal racconto del nonno, da un “xò par de la xe cascà un aereo” e a volte non ce lo si aspetta, ma avviene il ritrovamento e piccoli pezzi di metallo in un campo diventano testimoni di un frammento di vita.
Andrew Freeborn: il tenente precipitato a Caltana
Cresce l’adrenalina quando questo accade. Perché attraverso le microstorie si ricostruisce la storia di un territorio e della sua gente, si concorre a completare un mosaico che ancora molti tasselli ha da ritrovare.
E’ così che è stata scoperta la storia di Andrew Freeborn.
Tenente, pilota della United States Army Air Force impegnata nella campagna d’Italia dal luglio 1943 all’inizio di maggio del 1945, il giovane soldato americano precipitò con il suo aereo a Caltana e fu fatto prigioniero.
Sulle tracce di Andrew la storia del nostro territorio
Grazie ad Alessandro Cianchetta e a Fabio Chinellato, che da anni, assieme all’Associazione Aerei Perduti Polesine, lavorano per ritrovare gli aerei caduti nel territorio veneziano e padovano, sulle tracce di Andrew non solo è stata riscritta una pagina di storia ma di questa è stato reso partecipe anche il figlio del pilota precipitato, Michael Freeborn.
Invitato in Italia, quest’ultimo ha potuto ripercorrere i luoghi in cui il padre ha trovato rifugio, visitare l‘aeroporto Prati Vecchi di Aguscello (FE), dove c’è un’esposizione di parti d’aereo raccolte in anni di ricerca e il Museo della Seconda Guerra Mondiale di Felonica.
La storia di Andrew Freeborn è stata infine resa pubblica nel corso di una conferenza che si è tenuta a Villa Farsetti, a Santa Maria di Sala.
Febbraio 1945: Andrew Freeborn
Chi era Andrew Freeborn?
Nel 1944, quando la sua storia personale si intersecò con quella del nostro territorio, era un giovane americano di non ancora vent’anni che, deciso a dare il suo contributo alla Patria, abbandonò gli studi partendo dalla sua casa, in Colorado, per combattere.
Sopra i cieli di Vicenza, a Thiene, il 28 dicembre 1944, contribuì a distruggere 12 Bf-109 dell’Aeronautica Repubblicana, 2° Gruppo Caccia “Gigi Tre Osei” comandata del famoso asso italiano Ugo Drago.
Nel febbraio 1945 l’ennesima, pericolosa missione: il raid contro Sacile, per colpire un ponte.
Freeborn decollò da Pisa il 17 febbraio con il suo P-47D-28 “Thunderbolt”.
Durante il volo venne colpito dalla contraerea, la famosa Flak, ma proseguì la sua missione colpendo nonostante tutto l’obiettivo.
Il motore, però, non tenne e mentre cadeva sui campi di Caltana, Andrew fu costretto a lanciarsi con il paracadute, atterrando in una località di Campocroce.
La povertà e la fuga verso Venezia
Lo schianto allarmò i caltanesi, che subito accorsero sul luogo.
Volevano capire se il pilota era ancora vivo, ma anche recuperare quanto si poteva.
Erano tempi di fame e povertà assoluta, ogni cosa sarebbe stata buona: cibo, un po’ di carburante, qualsiasi oggetto utile da poter rivendere al mercato nero.
C’era fretta quel giorno tra i civili: bisognava far veloci, prima dell’arrivo dei fascisti o, peggio, dei tedeschi, che punivano questi “assalti alla diligenza”.
Mentre il suo aereo veniva accerchiato, Andrew tentava la fuga verso Venezia.
Gli era stato detto che lì c’era un grosso centro partigiano e che sicuramente avrebbe trovato aiuto.
L’illusione durò poco. Intercettato da una pattuglia di repubblichini, fu fatto prigioniero, consegnato ai tedeschi e portato al Comando della Luftwaffe di Padova.
Da Verona ai campi di prigionia
Durante il tragitto all’interno di una FIAT, con una pistola puntata alla testa, vide che a puntare l’auto in cui si trovava c’era un altro aereo P-47.
Era uguale al suo e, trovatosi nel ribaltamento dei ruoli, da cacciatore a preda, riuscì a dare l’allarme e a determinare una provvida deviazione.
Giunto a Padova, fu poi portato a Verona, dove restò alcuni giorni prima di esser deportato in due campi di prigionia, prima in Polonia e poi in Germania.
Venne liberato nel mese di maggio, pochi giorni prima della fine del secondo conflitto mondiale in Europa.
Freeborn: eredi e testimoni
La ricostruzione della storia di Andrew Freeborn (e del ruolo del nostro territorio durante la guerra) si deve ad Alessandro Cianchetta e a Fabio Chinellato, che ne hanno seguito le tracce, ma anche ai testimoni di questa storia, che, grazie a loro, si sono incontrati.
L’avvocato Michael Freeborn, figlio di Andrew e il nipote Drew sono infatti arrivati a Santa Maria di Sala, dove hanno potuto incrociare i racconti di Andrew con quelli uditi da Armando dal padre Antonio, proprietario del terreno sul quale è precipitato l’aereo e di Narciso, il vero testimone di quanto accaduto quel 17 febbraio 1945.
Narciso, che all’epoco dell’incontro (2019) aveva 93 anni, ricordava ogni particolare di quell’aereo in volo rovesciato che aveva sfiorato il campanile della chiesa di Caltana terminando rovinosamente tra i campi di Antonio. Ricordava la gente accorsa, la preoccupazione per l’arrivo dei tedeschi, il rientro veloce verso casa e quel paracadute ancora nel cielo che scendeva un km a nord dalla sua posizione.
“Dal Cielo alla Terra”
Tutti i protagonisti di questa storia hanno avuto modo di ritrovarsi attorno allo stesso tavolo, a casa di Armando, dove la moglie Rosetta ha preparato una ricetta tipica locale per i due ospiti americani, e nella sala di Villa Farsetti di Santa Maria di Sala, gremita di persone curiose di conoscere questo loro pezzo di storia che accomunava tutti.
Sullo sfondo, l’immagine del tenente Andrew Freeborn; concretamente, tra le mani del figlio Michael, le sue due giacche da pilota.
La prima, in pelle marrone con lo stemma del 247° Fighter Group, un asino rosso che scalcia, era sta lasciata dal Andrew all’aeroporto di Pisa prima di decollare; la seconda, una giacca da pilota di tessuto verde con il colletto di pelliccia che il Tenente Freeborn indossava il giorno in cui il suo aereo fu abbattuto e che portò durante la prigionia, attraversando mezza Europa per poi ritornare negli Stati Uniti.
Dopo 74 anni, i due cimeli storici sono ritornati a Santa Maria di Sala, dove il giovane tenente Freeborn ha lasciato il segno.
Bellissimo pezzo. Molto suggestivo. Complimenti al giornalista
Bellissimo e dettagliato racconto. Complimenti vivissimi a tutti voi che dedicate il vostro tempo a queste appassionanti ricerche. É stato per me un onore essere coinvolto nella vostra visita a Verona e conoscere i protagonisti di persona. Un cordiale saluto sperando di aver occasione di rivederci durante una vostra visita presso la nostra associazione Vivere la Storia.