I dati resi noti dalla Caritas di Roma, che gestisce e destina in beneficenza i soldi gettati dai turisti
La Fontana di Trevi, il cui inizio della costruzione risale al 1732, con l’inaugurazione dopo 3 anni a lavori ancora in corso, è uno dei tanti monumenti che impreziosiscono il centro di Roma. Il cinema e ancor prima le leggende le hanno però attribuito nel corso degli anni una serie di ulteriori significati. E di superstizioni.
Nota, a livello mondiale, quella della monetina lanciata nella vasca dando le spalle alla fontana per garantirsi il ritorno nella città eterna. Un’usanza che consente ogni anno di racimolare un cospicuo tesoretto che, dalla Caritas, viene destinato a opere di beneficenza.
Una fontana da 1,5 milioni di euro
Il 2022, ha spiegato il direttore della Caritas romana, Giustino Trincia, è stato un anno da record dal 2006, data da cui le somme vengono gestite dall’ente della Conferenza episcopale italiana per la promozione della carità.
Sono stati infatti raccolti esattamente 1.432.953,74 euro, pari a oltre 33 mila kg di monete.
“E secondo le stime quest’anno la somma supererà il milione e mezzo”, aggiunge Trincia riferendosi ai primi dati non ufficiali del 2023.
A recuperare le monete, su input della Polizia locale che presidia la piazza sono, almeno 3 volte a settimana, i dipendenti di Acea, la multiutilty che gestisce tra l’altro l’igiene pubblica nella capitale.
I costi della gestione della raccolta assorbono circa il 6% del totale, mentre tutto il resto viene destinato agli aiuti messi in campo dalla Caritas per le persone alle prese con difficoltà economiche, lavorative o di salute.
L’ “altro tesoretto” della fontana
Ma le monete, lanciate secondo un’altra leggenda tre volte, per il ritorno a Roma, per l’incontro con l’amore della vita e per il matrimonio, lasciando aperta anche l’opzione per un cambio di partner, non sono l’unico tesoretto della Fontana di Trevi.
Nelle sue acque si trovano spesso anche altri oggetti di valore. Spesso bracciali probabilmente scivolati nella vasca in maniera involontaria durante il lancio della monetina, a volte orologi e anelli.
Il bottino recuperato nelle ultime operazioni di raccolta, però, ha riservato anche qualche sorpresa.
La fontana ha infatti restituito anche fiches da poker e plettri per gli strumenti musicali, fino a una dentiera e, addirittura, a una chela di gambero.
La Fontana di Trevi e la solidarietà
Tutto ciò che viene raccolto da Acea viene lavato, smistato e destinato a smaltimento.
E negli anni ha contribuito ad aiutare molte persone.
Nell’ultimo anno, per esempio, sono state quasi 2 mila le famiglie che hanno potuto usufruire degli Empori della solidarietà: strutture simili a un supermercato a cui è possibile accedere e fare la spesa utilizzando la tessera consegnata dall’ente.
E sono quasi 53 mila i pasti offerti nelle mense sociali.
Gli aiuti si concretizzano anche in contributi per le famiglie non in grado di pagare le bollette.
Ci sono poi 70 disoccupati che, grazie ai progetti di inserimento lavorativo promossi dalla Caritas, hanno trovato un posto di lavoro. Altre 26 persone, malate di Alzheimer, sono state ospitate e assistite nel centro diurno di Casa Wanda. Non vanno infine dimenticate le attività per i bambini, come i centri per l’inserimento sociale per quelli fino a 3 anni o il centro di aggregazione giovanile con laboratori ludico-ricreativi e una scuola di italiano per stranieri.
I bagni: retaggio cinematografico che si paga caro
Si lega al cinema un’altra “usanza” che di tanto in tanto viene ripescata, soprattutto dagli stranieri, quando si trovano di fronte alla Fontana di Trevi. E’ quella del bagno che rimanda al film del 1960 “La dolce vita” di Federico Fellin.
Più o meno ogni anno, infatti, si moltiplicano gli emuli di
, che si concedono (a caro prezzo) di entrare vestiti nelle acque della fontana. Ce n’è già una anche nel 2024: una turista francese multata dopo l’esibizione in abito nero, sventolando un cartello con scritto “Happy New Year”, all’una di notte del 1° gennaio.
Alberto Minazzi