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Fiorucci: alla Triennale di Milano la più grande monografia

Fiorucci: alla Triennale di Milano la più grande monografia
@Delfino Sisto Legnani

Abiti, illustrazioni, elementi d’arredo e immagini fino al 16 marzo raccontano il mondo dello stilista a dieci anni dalla sua morte

Il nome Fiorucci è inesorabilmente legato al suo famoso marchio, a jeans, magliette e accessori.
Ma Elio Fiorucci era molto di più e alla sua figura è dedicata una mostra biografica con la quale, alla Triennale di Milano, il suo universo viene raccontato a 360 gradi. E con esso, la parabola che, iniziata negli anni Sessanta, ha portato l’imprenditore e cool hunter a rivoluzionare la moda e la scena dell’arte contemporanea.
L’esposizione ha aperto al pubblico il 6 novembre (fino al 16 marzo) ed è la più grande e ricca di opere e documenti mai dedicata al creativo milanese, scomparso nel 2015 all’età di 80 anni.
Curata da Judith Clark, la mostra accompagna ai più di 500 oggetti esposti la stessa voce di Elio Fiorucci, restituita attraverso registrazioni inedite, che, nel dialogo con altri personaggi che hanno condiviso parte della sua storia, dà vita a una narrazione inedita del suo “viaggio” tra moda e design, arte visiva e pubblicità.

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Elio Fiorucci, Instalation view @Delfino Sisto Legnani -DSL Studio © Triennale Milano

Il percorso espositivo

Il percorso espositivo permette al visitatore di avere un quadro completo dell’estetica di Elio Fiorucci, che traeva spunto e ispirazione da ogni forma d’arte. In un variegato mondo di colori si possono ammirare abiti, accessori, video, fotografie, plastici di architettura e insieme alcune ricerche sviluppate da accademici e collaboratori che raccontano la visione unica di Fiorucci, oltre che una serie di esperimenti che hanno rivoluzionato la moda e il marketing italiano e globale.
Milano, grazie a Fiorucci, è stata per almeno due decenni uno dei magneti delle idee più avanzate della cultura giovanile internazionale e la culla delle contaminazioni più fertili e audaci non solo tra moda, design, arte visiva e pubblicità, ma anche tra cultura e commercio – ha rilevato il presidente di Triennale Milano Stefano Boeri -. Invadendo di colori e forme la Milano cupa degli anni Settanta e poi esportando la sua cometa cromatica nel mondo, Elio Fiorucci ha dato alla sua città il regalo di un primato nella creatività internazionale“.

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Elio Fiorucci, Instalation view @ Delfino Sisto Legnani DSL Studio © Triennale Milano

Il creativo e visionario della moda Elio Fiorucci

Stilista, imprenditore, creativo, Elio Fiorucci era un visionario della moda.
Il suo marchio ha reso pop la moda italiana.
Nato a Milano nel 1935 (e mancato nel 2015) Fiorucci ha iniziato a occuparsi di moda da giovane collaborando nell’attività del padre per poi aprirne una propria dedicata alle mode provenienti dal mondo anglosassone alla fine degli anni ’60.
Ha aperto il suo primo negozio a Milano nel 1967 proponendo i suoi abiti per il tempo libero e in particolare i suoi jeans che, già solo dopo tre anni, iniziarono a essere distribuiti anche all’estero:  prima in Europa e poi in Giappone, Stati Uniti e Sud America.
Seppe subito carpire l’attenzione del jet set internazionale tanto che Bianca Jagger, Andy Warhol e Grace Jones ne diventano estimatori. La sua grande espansione, grazie alla quale il marchio è diventato universale, è durata per tre decenni fino a quando, nel 1990, l’attività è stata ceduta a una società giapponese che ha mantenuto a Milano il solo centro di design del gruppo.

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Fiorucci Stickers, Panini, 1984, Courtesy Fiorucci Fiorucci Stickers, Panini, 1984, Courtesy of
Fiorucci

Dagli anni duemila alla morte

Gli anni duemila sono stati invece caratterizzati dalla partecipazione di Fiorucci al lungometraggio La fabbrica del vapore del regista Ettore Pasculli; nel 2003 ha creato il progetto Love Therapy che comprende jeans, felpe, abiti e accessori mentre nel 2006 ha ricevuto l’Ambrogino d’Oro. Nel 2011 è stato tra i garanti del manifesto La coscienza degli animali e tre anni dopo ha creato t-shirt esclusive a sostegno del Progetto Amazzonia del WWF .
Suo è il logo dei City Angels che, alla sua morte, gli hanno intitolato a Milano il centro di accoglienza per senzatetto e profughi.

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