A Negrar (VR), risultati positivi dagli esperimenti sui primi due pazienti sottoposti al trattamento usato per i tumori
Una terapia normalmente utilizzata per le cure oncologiche, come quella che utilizza le radiazioni ionizzanti per distruggere le cellule tumorali, potrebbe rappresentare il futuro per la correzione dei difetti elettrici del cuore.
In maniera non invasiva, con tempi rapidi senza necessità di ricovero e soprattutto senza effetti collaterali di rilievo.
Importanti risultati scientifici in tal senso arrivano dall’Irccs “Sacro Cuore don Calabria” di Negrar, a Verona, uno dei primi 5 centri al mondo ad applicare la radioterapia per il trattamento della fibrillazione atriale. I primi due pazienti arruolati per la sperimentazione hanno ottenuto infatti ottimi risultati.
La fibrillazione atriale: l’aritmia più diffusa
Quando si parla di “fibrillazione atriale” ci si riferisce all’aritmia più diffusa tra la popolazione generale: si calcola che colpisca 10 milioni di persone in Europa, di cui 800 mila nella sola Italia.
Dipende da un’attività degli atri del cuore completamente disorganizzata, a cui non corrisponde un’attività meccanica efficace.
Di conseguenza, anche i ventricoli si contraggono irregolarmente, riducendo del 25% l’attività di pompa del cuore e quindi il volume di sangue espulso, con minor apporto ematico per tutti gli altri organi.
Ne derivano sintomi quali stanchezza, affanno, mancanza di forze, fino a ictus e segni di scompenso cardiaco, di cui è una delle cause principali, con incidenza proporzionale all’aumento dell’età.
Il trattamento classico e quello innovativo
La procedura attualmente applicata per il trattamento della fibrillazione atriale prevede di introdurre nel corpo del paziente un catetere attraverso l’arteria femorale, raggiungendo l’area in cui le vene polmonari entrano nell’atrio sinistro del cuore.
Si tratta di un intervento non chirurgico, ma invasivo e che richiede comunque sedazione, tempi lunghi, fastidi per il paziente e necessità di ricovero.
Attraverso l’alternativa della radioterapia, la cardiologia del futuro potrà puntare invece su una cicatrizzazione della stessa area, interrompendo i corti circuiti che causano le fibrillazioni, effettuata indirizzando un fascio di radiazioni ionizzanti ad alte dosi contro le cellule responsabili dell’aritmia.
Il tutto in modo indolore, in soli 10 minuti e consentendo il ritorno a casa del paziente dopo l’intervento.
La sperimentazione a Negrar
I primi due soggetti affetti da recidiva di fibrillazione atriale sono stati sottoposti all’innovativo trattamento di correzione dei difetti elettrici del cuore dall’esterno all’Irccs di Negrar due mesi fa, nell’ambito di uno studio clinico sperimentale che prevede l’arruolamento di 15 pazienti.
Sono stati quindi monitorati con ripetuti elettrocardiogrammi effettuati direttamente a casa loro, sfruttando la telemedicina.
“Attualmente – spiega Niccolò Giaj Levra, referente per i trattamenti oncologici presso il Dipartimento di Radioterapia oncologica avanzata di Negrar – i due pazienti su cui siamo intervenuti non hanno riportato effetti collaterali significativi”.
A rendere possibile la sperimentazione, la dotazione tecnologica tra le più avanzate a livello internazionale dell’Istituto veronese, dove dal 2020 la radioterapia è già utilizzata per il trattamento della tachicardia ventricolare recidivante.
Alberto Minazzi