Irriverenti, dissacranti e divertenti. Sono le parodie, in dialetto veneto, realizzate dai doppiatori di Doliwood che stravolgono i film di successo dando vita ad una nuova forma di comicità. Un fenomeno che ha ormai conquistato il mondo del web con quasi 3 milioni di visualizzazioni
DI RAFFAELE ROSA
l loro primo film doppiato “Forrest Gump e le Verze di Bubba” conta 440mila visite su youtube. La loro forza è il dialetto veneto, mai quello troppo stretto ma quello “regionale” comprensibile a tutti e che aiuta molto nella battuta e nella stesura del copione. Sono uno dei fenomeni della rete del momento. Si chiamano Doliwood, sigla creata fondendo i nomi Dolo e Hollywood, e nascono nel giugno del 2010 quasi per caso. L’idea di doppiare alcuni spezzoni di grandi kolossal è di Giorgio Brugnone, programmatore informatico di Dolo, bassista e che un giorno sogna di scrivere un film tutto suo…
«Era il giugno del 2010 e un po’ annoiato ho provato a doppiare uno spezzone del film Avatar, ma quasi così per gioco. Stavo lavorando, e non l’ho ancora finito, al doppiaggio di un film italiano che forse un giorno riuscirò a concludere dopo aver rivisto in internet il doppiaggio di Carletto Fx dei Gemboy di Guerre Stellari. Insomma, ho messo il volume a zero, ho osservato il labiale di Avatar e ho buttato giù un testo. Poi ho chiamato la mia fidanzata Roberta, e le ho fatto leggere la parte della voce femminile. L’esperimento ci è piaciuto, lo abbiamo fatto ascoltare ad alcuni amici e ci hanno convinto che l’idea era divertente. Così sono nati Ciano e Azzurra, i nostri nomi d’arte».
Avatar, che nella versione di Doliwood è diventato “Avate”, non è stato il primo doppiaggio ufficiale messo in rete però. «No, il nostro esordio è frutto dell’iniziativa di un amico che una sera, dopo aver visto il nostro esperimento mi dice: “ho delle ricette con le verze, vorrei metterle in bocca a Forrest Gump”. Detto, fatto e siamo partiti su youtube e non ci siamo più fermati».
Come nasce una storia dei Doliwood? «Scelgo o, meglio, scegliamo uno spezzone di film. Abbassiamo l’audio originale e studiamo i labiali. Poi, con il pc aperto e un microfono acceso inizio a provare dei testi che spesso non sono preparati ma improvvisati, senza un copione predefinito. Quindi segue il montaggio, le pause, il mixaggio e il lavoro è pronto per andare sul web».
Il dialetto veneto in questo grande gioco dei Doliwood è un valore aggiunto? «È la nostra forza, perchè a differenza dell’italiano è molto più malleabile, musicale, e noi ci andiamo veramente a nozze nel doppiaggio delle scene anche più strane. Uno spot sicuramente anche per la nostra terra, la nostra tradizione veneta e un bel mix tra padovano, veneziano, trevigiano e vicentino a volte che non confonde le idee ma ci rende solo veneti. Una lingua metropolitana in un certo senso, un esperanto veneto».
Siete diventati un fenomeno della rete con il doppiaggio non solo di spezzoni di film famosi m anche di spot pubblicitari come quello in cui compare Federica Pellegrini. Numeri importanti ormai. «In due anni siamo quasi a 2 milioni e 800mila visite sui nostri video. Se riuscissimo a toccare quota 3 milioni sarebbe davvero un grande risultato. Abbiamo una prerogativa: cercare di far doppiare sempre gente nuova, dilettanti, basta che ci sia un’idea, un testo su cui lavorare e noi lo facciamo provare. Per gioco ho messo davanti ad un microfono anche i miei genitori e sono riusciti a divertirsi e ad ottenere un buon risultato. Molte delle proposte ci arrivano via mail sul nostro sito. Noi valutiamo e nel caso facciamo provare. Ma in qualche caso abbiamo usato anche degli attori da Padova e Monselice e ci han preso gusto anche loro».
Su di voi hanno messo gli occhi anche Natalino Balasso e il cast del film su Maniero andato in onda su Sky. «Balasso ci ha fatto i complimenti e ci ha suggerito di provare ad improvvisare spettacoli in alcuni locali. Vedremo. Elio Germano, il Faccia d’Angelo del film tv ha studiato e ascoltato i nostri dialoghi per assimilare la cadenza veneta da utilizzare mentre recitava e poi doppiava. Per noi un grande orgoglio».
Diventerà mai un business o resterà un hobby? «Per ora ci divertiamo e ci siamo messi in regola aprendo una associazione culturale Onlus senza scopo di lucro. Certo, se ci proponessero di scrivere dei testi o di fare degli spettacoli potremmo valutare di provarci. Perchè no! Ma per ora resto a Dolo e faccio il programmatore informatico».
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FENOMENO DOLIWOOD
20 Maggio 2012
Tag: dialetto