Avete presente quei copricapo estrosi, a volte davvero bizzarri, indossati da Vip e reali, soprattutto inglesi, in occasione di cerimonie ed eventi come alternativa al cappello?
Si chiamano fascinator. Nati nel lontano Rinascimento, si sono sviluppati nell’arco dei secoli.
Di recente sono approdati anche a Venezia grazie alla creatività dell’artista artigiana Chiara Carli, che ha saputo trasformarli in un originali souvenirs, oltre che in un accessorio adatto a feste, cerimonie ed eventi formali.
“Le mie ultime creazioni sono dedicate a Venezia e ai suoi simboli, ovvero la gondola, il ponte di Rialto e, scherzosamente, anche la “pantegana” – racconta Chiara – Il fascinator più bizzarro realizzato recentemente ha però le sembianze di una torta, un pezzo creato per conto di una mia cliente che di mestiere fa la cake designer”.
Teste eccentriche che guardano al passato
Chiara da undici anni gestisce il coloratissimo negozio “Diva”, a Castello.
Tutto è iniziato dalla passione per i cappelli, in particolare quelli anni’30, e per i viaggi, che nel tempo sono diventati una preziosa fonte d’ispirazione e di reperimento degli oggetti più disparati per decorare i suoi copricapo. “Ho rilevato nel 2009 l’attività di mio fratello Luca che qui – racconta Chiara – vendeva accessori per uomo, cravatte, sciarpe e guanti. Ho convertito il tutto al femminile, specializzandomi in copricapi che realizzo io stessa utilizzando diversi materiali. Molti sono cappelli da indossare durante il Carnevale o in occasione di feste a tema come i tricorni. Partendo dai tipici modelli del ‘700 creo, grazie a insolite applicazioni, dei copricapi stravaganti, ricchi di fantasia. Oltre a piume uso pizzi, organza, feltro, fiori di velluto, fermagli, farfalle variopinte”.
Proprio come in origine.
Dalle dame delle corti europee alle donne degli anni ’60
Fu la regina Maria Antonietta a lanciare in Europa la moda del fascinator in piume di struzzo appuntato sui capelli con un pettine.
Un vezzo bizzarro, che venne subito accolto con entusiasmo dalle nobildonne dell’epoca.
Maria Antonietta fu la prima dama a trasformare le eleganti e seducenti piume in un altrettanto affascinante copricapo che, ben presto, andò a coprire le nobili teste delle dame delle corti reali europee, che facevano a gara tra chi portava il fascinator più prezioso ed eccentrico. Ed ecco quindi comparire, oltre a piume e fiori, anche grappoli d’uva ed altri frutti in stoffa, ali di farfalla decorate con perle e pietre preziose, fino ad improbabili pappagallini multicolore ed altri uccelli in volo.
Nel XIX secolo il fascinator si trasformò in un cappuccio leggero, una sorta sciarpa indossata sulla testa e legata sotto il mento, in genere realizzata a maglia e chiamata “nuvola”. Andò a sostiuire le cappe, ormai passate di moda, utilizzate soprattutto per uscire di sera. I fascinator furono molto in voga anche durante la Belle Epoque e poi negli anni’60, quando comparvero “appollaiati” sulle voluminose acconciature del periodo, attaccati ai capelli con fasce, pettini o cerchelli.
Il fascinator negli anni ’90
“Rispolverato” negli anni’90 da diversi stilisti europei come alternativa al cosidetto cappello da cocktail, il fascinator ha cominciato ad essere scelto anche dalle spose al posto del classico velo, soprattutto se abbinato ad un abito nuziale non propriamente convenzionale.
Al matrimonio del principe William e Catherine Middleton, celebrato ad aprile del 2011, numerose invitate si presentarono indossando il fascinator, tra queste anche la Principessa Beatrice di York, che portava sul capo una creazione della modista irlandese Philip Treacy. Particolarmente insolito e stravagante per forma e colore, il fascinator della Principessa Beatrice fece così scalpore da diventare un fenomemo mediatico. Fu quindi creata un’apposita pagina Facebook dedicata a questo accessorio che fu poi prontamente messo all’asta su eBay. Se lo aggiudicò una anonima ammiratrice per la ragguardevole somma di 99mila euro, devoluti poi in beneficenza dalla Principessa Beatrice.
Solo un anno dopo, nel 2012, il Royal Ascot, uno degli eventi ippici più famosi al mondo, tradizionale appuntamento dell’aristocrazia britannica, annunciò che il fascinator non era più accettato e le dame, in quell’occasione, dovevano tornare ad indossare un più morigerato cappellino.
Il ritorno del fascinator a Venezia
Difficile non rimanere colpiti mentre si passa davanti alle vetrine del piccolo negozio dove negli anni hanno fatto bella mostra di sé dei pezzi unici come “Loro Parque“, modello nato dopo un viaggio alle Canarie, o il “Nautilus” con le caravelle applicate su tricorno, un omaggio alla marina mercantile o ancora l’estroso “Rats“, decorato con minuscoli topolini di lapin.
“La base del fascinator è un semplice cerchiello per capelli – spiega Chiara – Può essere più o meno grande e solitamente è fatto di piume, lana, tessuti o paglia. I miei fascinator sono dei pezzi unici, irripetibili, perchè realizzati con materiali sempre diversi come ad esempio ritagli di seta, avanzi dell’attività che fu di mio fratello o comprate in stock ai mercatini”.