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Fasce europee Covid: il Veneto in verde per tasso di incidenza

Fasce europee Covid: il Veneto in verde per tasso di incidenza
il presidente del Veneto Luca Zaia conf stampa 29 gennaio 2021

In attesa della fascia gialla nazionale, per l’Europa il Veneto è rosso e verde

L’Europa prende in considerazione l‘incidenza di positivi per la classificazione delle diverse regioni europee riguardo al contagio da Covid-19. E il Veneto, pur essendo appena passato da rosso scuro a rosso per quanto riguarda i nuovi casi ogni 100 mila abitanti, è così una delle poche regioni europee a classificarsi in fascia verde.

mappa europea tasso di incidenza
mappa europea tasso di incidenza

Le fasce europee

In Italia, insieme al Veneto, con un tasso di incidenza inferiore al 4% sono fasce “verdi” solo Toscana e Abruzzo. Ma praticamente l’intero continente è “giallo”, con un’incidenza superiore al 4%. Il dato europeo ragiona su base settimanale. Nell’ultimo bollettino quotidiano, i 985 nuovi positivi del Veneto (su 40.820 tamponi fatti) il tasso è adesso attestato al 2,41%.

Tutta l’Italia, comunque, resta rossa nella valutazione dell’ECDC basata sul tasso di circolazione del virus su 100 mila abitanti nelle ultime due settimane e sui test effettuati nell’ultima settimana, oltre al tasso di positività dei test.

Mappa europea casi
Mappa europea casi

Le fasce nazionali

Entro oggi sono intanto attese anche le nuove classificazioni anche a livello nazionale, che dovrebbero entrare in vigore da lunedì 1 febbraio.
Il Veneto, al 29° giorno di calo, spera di tornare dopo tre settimane di arancione nella meno rigida fascia gialla. Tutte le curve continuano infatti la rapida flessione.
I ricoverati per Covid sono ora 2.300, 2.022 (-64) in area non critica e 278 (-5) in terapia intensiva.
Gli attualmente positivi, in 24 ore, sono scesi di circa 7.000 unità, arrivando a 36.965.
“Come è sempre stato, ci adegueremo alla zona attribuita dall’Iss”, ha commentato il presidente del Veneto, Luca Zaia, escludendo nuove ordinanze.

Il protocollo di cure domiciliari

Nel punto stampa dall’unità di crisi della Protezione civile di Marghera, il presidente del comitato prezzi di Aifa, la veneta Giovanna Scroccaro, ha intanto approfondito il tema del protocollo applicato in Veneto per le cure domiciliari. “La letteratura recente – ha spiegato – non si scosta da quanto praticato in Veneto. Per cui possiamo dire che il nostro protocollo, basato su quello dell’Aifa, ha solide basi scientifiche e non necessita di essere aggiornato”. In Veneto, sono circa 1.800 i pazienti-Covid seguiti a casa, un centinaio quelli ospiti delle case di riposo, così come quelli in altre strutture.

I medicinali utilizzati

Ai pazienti con pochi sintomi curati a domicilio si somministrano innanzitutto antinfiammatori e tachipirina.
“Non ci sono al riguardo ancora prove solide, ma gli studi sono incoraggianti – ha spiegato Scroccaro -.Si è molto parlato anche di cortisone. Al riguardo, gli studi dicono che possono servire nei pazienti con difficoltà di ossigenazione, pur non essendo vietato l’uso anche in pazienti meno gravi. È autorizzata anche l’eparina, per evitare trombosi nei pazienti immobilizzati, ed è stata data una forte indicazione all’utilizzo di ossigenoterapia quando si presentano problemi di saturazione. Infine, il protocollo dà indicazioni sull’uso di antibiotici come amoxicillina, azitromicina e claritromicina.

Remdesivir e idrossiclorochina

Diverso il discorso per due farmaci, remdesivir e idrossiclorochina, su cui si è aperto nei mesi scorsi un forte dibattito. Il primo è stato autorizzato per le cure ospedaliere ma non per quelle a domicilio. Quanto all’idrossiclorochina, il protocollo non indica linee guida. “Ci sono tante evidenze scientifiche e gli studi più solidi sono quelli a sfavore dell’utilizzo del farmaco” precisa Scroccaro. Pur mancando l’autorizzazione dell’Aifa, attenendosi alla sentenza del Consiglio di Stato, i medici possono comunque utilizzare il farmaco, una volta ottenuto il consenso informato del paziente.

Valentina Rossi

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