Presentato il secondo rapporto dell’associazione “Liberi dal debito”. Il 37% fatica a far fronte anche alle spese per il cibo
La povertà, nel nostro Paese, è un problema sempre più serio. Anche perché “in Italia, ci sono 10 milioni di sovraindebitati”, dopo che, sebbene le stime di Banca d’Italia siano più prudenti, già nel 2018 il numero di persone soverchiate dal debito avrebbe superato il 10% della popolazione, in linea con il trend di crescita ventennale.
È la preoccupante conclusione alla quale arriva l’analisi dell’Ufficio studi dell’associazione no profit “Liberi dal debito”, che ha presentato il secondo rapporto annuale sul sovraindebitamento nel corso del secondo forum nazionale sul tema, tenutosi nei giorni scorsi presso l’Auditorium dell’Università Pontificia Agostiniana della Città del Vaticano.
“L’anno scorso – aggiunge Jimmy Greselin, presidente dell’associazione che aiuta privati e imprenditori a uscire da situazioni di sovaindebitamento indicando una via d’uscita legale e praticabile – davamo la colpa alla pandemia. In realtà, dopo un anno ci rendiamo conto che i numeri sono ancora peggiorati”.
Citando un’indagine dell’Associazione Consumatori, “Liberi dal debito” evidenzia infatti come esempio il fatto che lo scorso anno il 37% delle famiglie italiane, il 13% in più del 2021, ha avuto difficoltà a far fronte addirittura alle spese per il cibo e quasi 1 famiglia su 2 (+9%) non è riuscita far fronte a tutte le spese legate all’abitazione.
2022 : le famiglie sull’orlo di una crisi di nervi
Il rapporto, presentando i dati e le statistiche relative al 2022, non esita a definirlo “annus horribilis”, “addirittura più critico del 2019 in cui a tener banco fu la pandemia”.
“Lo scorso anno, complice il conflitto bellico tuttora in corso – prosegue l’analisi – le sciagurate politiche di aumento dei tassi di interesse ed i conseguenti aumenti incontrollati dei prezzi hanno portato le famiglie sull’orlo di una crisi di nervi”.
Al quadro vanno aggiunti circa 370 mila piccole imprese, il 30% del totale, con un peso occupazionale di circa mezzo milione di dipendenti, si sono trovate nel 2022 in grave difficoltà economica. E, sottolinea Liberi dal debito, “in pratica dal 2007 al 2022 la diminuzione dei consumi e delle spese che una famiglia media poteva permettersi è stata costante. Abbiamo perso su tutte le voci di spesa tranne per l’abitazione”.
Nel 2022, il 49% delle famiglie ha dunque trovato molto o abbastanza difficile sostenere le spese per l’abitazione, il 43% quelle per la salute, il 40% le spese per la mobilità, il 47% per cultura e tempo libero e il 26% per l’istruzione.
E, secondo uno studio di Nomisma riportato nel rapporto, nel 2022, “aumenterà la quota di italiani che spenderanno di più per la salute rispetto a chi invece contrarrà la spesa (con un saldo netto pari al +10%), l’educazione dei figli (+9%), la gestione dell’auto (+8%) e la manutenzione della casa (+6%)”.
I dati sul lavoro del rapporto Inps
In linea con il rapporto sul sovraindebitamento si pongono anche alcuni dati sull’evoluzione della situazione lavorativa degli italiani riportati nell’ultimo rapporto annuale dell’Inps. Un primo spunto di riflessione arriva dall’approfondimento sui salari, che “hanno subìto l’impatto dell’inflazione”, e in particolare sull’aumento dei cosiddetti “working poors”, definiti come i lavoratori con retribuzione inferiore al 60% del valore mediano.
Un altro segnale della perdita di certezze si intravede anche dalla propensione al lavoro autonomo classico che, sottolinea l’Inps, “da anni registra un costante declino”. E fa riflettere non tanto il dato globale, con il lavoro dipendente salito in 20 anni dal 72% al 78% dell’occupazione totale, quanto il fatto che tra gli artigiani, i commercianti e i lavoratori autonomi nel settore agricolo si registra una riduzione tra i nati in Italia e un aumento tra i nati all’estero.
Quanto al reddito di cittadinanza, ormai sostituito da assegno di inclusione e supporto per la formazione e il lavoro, il numero di percettori ha raggiunto il suo valore massimo nel primo semestre del 2021, con circa 1,6 milioni di nuclei familiari beneficiari e circa 3,5 milioni di individui coinvolti. Il successivo trend decrescente ha portato, nei primi quattro mesi del 2023, a circa 1,2 milioni di nuclei percettori.
Sovraindebitamento: l’analisi e le proposte di Liberi dal debito
“La situazione delle famiglie italiane indebitate e soprattutto di quelle sovraindebitate – si legge nelle conclusioni del rapporto – è drammatica. Con i tassi di interesse che nell’ultimo periodo hanno praticamente raddoppiato gli importi delle rate dei mutui, cosa possiamo aspettarci se non l’incremento esponenziale del numero delle famiglie e delle aziende che non riusciranno a pagare regolarmente le rate dei finanziamenti?”.
“Nel redigere questo lavoro – conferma nell’introduzione il presidente Greselin – siamo purtroppo giunti ad una conclusione che non ci consente di esprimere ad oggi nessuna manifestazione di ottimismo. Il debito pubblico sommato al debito privato, rispetto al Pil Italiano, è peggiore solo a quello tedesco. Ci conferma la voglia di essere ottimisti il fatto che la ricchezza privata delle famiglie italiane rispetto a quella degli altri Stati europei è la più alta”.
La “legge salvasuicidi”
L’associazione ricorda quindi che la legge 3 del 2012, ribattezzata “legge salvasuicidi”, ha introdotto norme contro il sovraindebitamento, riformulate e inserite nel codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza. Gli imprenditori e i consumatori che si trovano nell’impossibilità di far fronte in maniera definitiva ai propri impegni finanziari, possono cioè proporre, tramite una pratica in tribunale, un piano di rientro o la liquidazione dei propri beni, in modo da soddisfare quanto più è possibile i creditori e vedersi poi cancellati i debiti che non si riescono a pagare.
Una legge, conclude l’associazione, che, se maggiormente pubblicizzata e utilizzata (le istanze gestite sono state meno di 8 mila, di cui 2 mila nel 2020, contro le 100 mila presentate in Paesi come la Germania o la Francia), “ci aiuterebbe molto a fare invertire il trend delle famiglie sovraindebitate”.
Alberto Minazzi