Sapeva incantare. Sapeva commuovere.
Sapeva comunicare con la sua musica e con le sue parole.
Diceva “Sono un uomo con una disabilità evidente, in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono”.
Oggi il mondo piange la scomparsa di Ezio Bosso.
Pianista, compositore e direttore d’orchestra, aveva fatto della musica l’aspetto principale della propria vita.
Aveva continuato il suo sogno di dirigere anche dopo aver scoperto di avere il cancro e anche dopo la malattia neurodegenerativa che lo aveva colpito, costringendolo in sedia a rotelle.
Il pubblico veneziano lo amava. E lo attendeva nuovamente al Teatro La Fenice, che aveva lasciato dopo il The Venice Concert del 2016 riscuotendo un enorme successo.
Ezio Bosso: un mare di energia e un’ammirevole naturalezza
Come sempre, ci aveva messo l’anima.
“Di quel concerto ne aveva fatto anche un CD. Ricordo i giorni della lavorazione, con l’attenzione del vero musicista. Ezio Bosso era assolutamente ammirevole per l’energia che metteva in ogni cosa, in ogni fase del suo lavoro -ricorda il sovrintendente del Teatro La Fenice Fortunato Ortombina – Ricordo anche l’assoluta naturalezza nonostante il suo disagio. Si vedeva che la musica lo catturava completamente, cancellando anche le sue difficoltà”.
Un professionista dalle mille risorse
Ezio Bosso è stato moltissime cose: Direttore della Europe Philharmonic, Sony Classical International Artist e Steinway Artist, Testimone e Ambasciatore internazionale dell’Associazione Mozart14, eredità ufficiale dei principi sociali ed educativi del Maestro Claudio Abbado.
Era impegnato anche socialmente nello sviluppo delle attività di Opera Pia Barolo e Medicina a Misura di Donna a Torino.
Ma è stato anche il testimone ufficiale della Festa Europea Della Musica per il 2018 e l’ unico italiano invitato al Parlamento Europeo per una storica riflessione sullo stato della cultura europea.
Vincitore di due David di Donatello (2004 e 2015) e di moltissimi altri premi, ha sempre dimostrato che, con la sua forza di volontà, si può infrangere ogni barriera che la vita presenta.
E la gente lo amava. Lo seguiva ovunque, come dimostrano le cifre: oltre 100.000 spettatori sono andati nei più grandi teatri del mondo a vedere il suo recital per pianoforte.
Un uomo innamorato della musica
È possibile che un lavoro possa diventare anche la cura per una situazione complessa come quella di una malattia? Secondo Ezio Bosso sì.
Uno dei suoi grandi lasciti, arrivato a noi tramite le parole di chi ha lavorato con lui, è proprio questa determinazione che si mischia alla passione per il proprio lavoro. Per la musica, un amore che può cambiare la vita.
Solo un pianto. E la speranza di ritrovarlo, in un altrove che non conosciamo.