L’Italia sta valutando di stanare quanti, per evadere il fisco, spostano i propri soldi all’estero nei paradisi fiscali.
Nel mirino c’è soprattutto Dubai.
Esiste infatti una lista di nomi, la cosiddetta “lista Dubai”, che pare sia stata acquistata dalla Germania da una fonte anonima e che contiene i dati dei cittadini italiani (ma non solo) che hanno patrimoni negli Emirati Arabi.
A far partire il tutto sarà eventualmente l’Agenzia delle Entrate con la Guardia di Finanza che, proprio nella giornata di ieri, ha pubblicato il proprio bilancio operativo evidenziando come nel nostro Paese, nel solo 2020, ci siano stati 3.546 evasori totali.
La dura lotta all’evasione fiscale
“Sulla lotta all’evasione fiscale, soprattutto internazionale, vanno fatti tutti i passi necessari – ha scritto sulle sue pagine social il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli -. Ma mentre in Italia gli strumenti ci sono e stanno funzionando sempre meglio, c’è una dimensione estera su cui è necessario rafforzare tutte le azioni utili ad arginare il fenomeno dei paradisi fiscali. Come Italia dobbiamo acquisire velocemente i dati degli italiani che hanno trasferito fondi in altri Paesi. In questo senso mi sono attivata con gli Uffici”.
“La lista Dubai”
Il ministro delle finanze tedesco Olaf Sholz avrebbe infatti dichiarato la settimana scorsa che l’ufficio federale per le imposte tedesco (BZSt) ha acquisito il Cd contenente informazioni segrete, che ora verranno analizzate dal fisco tedesco, pagandolo circa 2 milioni di euro, secondo quanto riportato dal quotidiano Der Spiegel.
Dati che la Germania renderà disponibili per le autorità competenti dei Paesi che ne faranno richiesta.
Anche la Francia, secondo quanto riportato da Le Figaro, ha confermato che la direzione generale delle finanze pubbliche sarebbe interessata ad avere i dati proprio in virtù della disponibilità da parte dei tedeschi di trasmettere le informazioni sui residenti fiscali francesi.
Il precedente storico della Lista Dubai
La situazione è ovviamente complessa. Ma c’è un precedente storico ed è quello della “lista Falciani”, che conteneva un elenco di nomi di 7.500 persone che avevano portato i propri capitali all’estero.
Lo scandalo aveva coinvolto più di centomila clienti della banca Hsbc Suisse, dove erano stati depositati circa 180 miliardi di euro tra novembre 2006 e marzo 2007. Hervé Falciani venne arrestato nel 2018 a Madrid, su espressa richiesta della Svizzera.
Dal principio ai fatti
In tutta questa faccenda c’è un “però”, che riguarda il modo in cui potrebbero essere utilizzati i dati della Lista Dubai. I dati acquisiti da Paesi esteri possono infatti essere utilizzati come indizio ma non come prova secondo un principio stabilito nel 2015 proprio in relazione alla lista Falciani dell’HSBC di Ginevra.
La Corte di Cassazione, con una sentenza del 28 novembre 2019, ha riconosciuto in realtà la possibilità di utilizzare per fini fiscali le informazioni acquisite in via “irrituale”. Questo tipo di informazioni potrà essere quindi utilizzato nel contrasto all’evasione fiscale, salvo i casi di violazione dei diritti fondamentali costituzionalmente garantiti, sia in fase amministrativa da parte dell’Agenzia delle Entrate che in sede di giudizio ma come elemento indiziario.
Valentina Rossi