24 settembre 2021. 29 nazioni coinvolte. 56 progetti. Oltre 2 milioni di visitatori nel 2020.
Sono alcuni dei numeri che riguardano la European Researchers Night – La notte Europea dei Ricercatori, evento annuale che raduna nelle piazze universitarie d’Europa cittadini e ricercatori.
Un vero e proprio spostamento del mondo della cultura verso l’esterno, che apre le porte agli atenei e consente a scienziati, dottorandi e professori nelle piazze e nelle strade per trasmettere che con un messaggio ben chiaro: l’università non è solo lezioni ed esami, ma fonte di energia culturale che può portare le società alla scoperta e al progresso.
European Researchers Night
Tra i numerosi Paesi partecipanti, a distinguersi è proprio la nostra Italia, con ben nove iniziative, di cui una in collaborazione con Grecia, Malta, Cipro e Spagna; la penisola iberica è il secondo stato con più progetti in esposizione (otto). Dato il periodo che stiamo vivendo, alcuni degli eventi potranno essere seguiti solo via telematica o in “modalità ibrida”. In ogni caso, la Notte dei Ricercatori si potrà seguire sui canali social.
La European Researchers Night, giunta alla 17° edizione, è promossa dal programma europeo Marie Skłodowska-Curie Actions, finalizzato alla ricerca fondi per dottorati e post-dottorati di ricerca nelle sede universitarie; i finanziamenti in questione sono destinati a progetti di particolare interesse o ritenuti meritevoli di eccellenza.
Il programma in questo senso aiuta e incentiva i ricercatori, supportandoli nel loro percorso e supervisionando le loro ricerche.
L’Italia dei progetti
Sono sei i progetti principali presentati dalle università della Penisola, tre quelli in collaborazione con altri Paesi. Il progetto ERN-Apulia, per esempio, studia nelle varie discipline la relazione tra ricerca e territorio, e raggruppa gli atenei pugliesi. SHARPER si impegna a portare in 16 città italiane la passione per la ricerca. L’Emilia Romagna è rappresentata dal progetto di rinascita post-pandemia SOCIETYnext. La rete più ampia di collaborazioni è registrata nel programma di NET, tra cui spiccano Roma e Venezia, e il cui intento è quello di creare relazioni tra i ricercatori.
Sempre tra le università del centro Italia il progetto LEAF, acronimo di “heaL the plAnet’s Future” dedicherà l’intera settimana tra il 18 e il 24 settembre a sensibilizzare l’opinione pubblica in merito al futuro del pianeta e al suo benessere, in simbiosi con l’essere umano. Ritornando a sud, le università calabresi saranno coinvolte in SUPERSCIENCEME: un invito alla rivoluzione all’insegna del Green Deal europeo.
Le maratone scientifiche e la curiosità a portata di tutti
Ma ciò che contraddistingue la Notte Europea dei Ricercatori, e chi l’ha vissuta lo sa bene, è l’ampio respiro che si percepisce durante queste “maratone” scientifiche, in cui i ricercatori sono impegnati nei loro stand ad esporre i lavori di una vita accademica. In un mondo che sembra oggi lontano, prima della pandemia, le università riempivano i loro atrii di famiglie, scolaresche e bambini pronti a lasciarsi affascinare dai diversi colori delle carote (non solo arancioni, ma anche bianche o viola), dagli enigmi dei dipartimenti di statistica, dalle visioni astronomiche dei dottorandi in fisica.
Da apparenti temi banali o questioni sui più profondi misteri dell’universo: la European Researchers Night porta per una sera ciò che è l’essenza dell’essere umano, la curiosità, alla portata di tutti. E in questo periodo di ripresa dalla pandemia, si auspica che questa edizione possa essere una svolta per ritornare ad avere fiducia nella scienza, senza dimenticare che il centro delle nostre vite non è l’uomo, ma l’intero pianeta.
Damiano Martin