L’euro sceso dell’1,7% a 1,029 dollari. Il timore di una recessione hanno provocato una breve inversione della curva dei rendimenti
La guerra in corso, la curva del rendimento dei titoli di stato, l’aumento del costo dell’energia per la riduzione delle forniture di gas, il cui prezzo è peraltro in aumento arrivando a 165 euro al magawattora.
Sono chiari segnali, assieme ad alcuni indicatori sull’andamento dell’economia, che lo spettro della recessione è dietro l’angolo. A dirlo è anche l’euro, che non scendeva all’attuale livello da Natale 2002, al termine dell’anno in cui iniziò a circolare come moneta dell’Eurozona.
Euro verso la parità con il dollaro
Euro e dollaro sono vicine alla parità. E se una valuta debole tradizionalmente può rappresentare un’opportunità per i Paesi fortemente orientati all’export come il nostro, poiché vendere le merci all’estero diventa più conveniente, per lo stesso motivo ora sono le aziende esportatici Usa ad essere penalizzate dal super dollaro. Tuttavia il momento storico che si sta vivendo carica di incertezze questo principio. A partire dall’inflazione al galoppo che può mitigare se non addirittura annullare i benefici che le imprese europee potrebbero trarre dal tasso di cambio favorevole.
Gli effetti della guerra, con la crisi energetica, producono effetti negativi anche sulla nostra moneta. E in Europa la crisi del gas si aggrava, tanto che il governo tedesco si appresta a varare una legge che gli consentirà di assumere partecipazioni nelle aziende del settore in difficoltà e in particolare di salvare Uniper, il più grande importatore di gas russo in Germania.
Le borse in calo, l’inflazione frena il potere d’acquisto
I numeri ci dicono che le borse europee e in particolare quella di Milano, che accusa la performance peggiore con – 3,5% complessivo, hanno avuto l’ultima settimana in rosso, non riuscendo a lasciarsi alle spalle un primo semestre molto negativo.
E se da un alto, come indicano i dati Istat, il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato del 2,6% nel primo trimestre 2022 rispetto al precedente, di fatto il potere d’acquisto è cresciuto soltanto dello 0,3%.
Questo per effetto del generalizzato aumento dei prezzi. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha rilevato che i prezzi al consumo continuano la loro corsa al rialzo. In aprile di quest’anno hanno raggiunto il 9,2% su base annua, contro l’8,8% di marzo e il 7,8% di febbraio.
Verso i beni rifugio
La paura della recessione ha spinto gli investitori con una certa disponibilità economica verso i beni rifugio, quali oro, immobili, opere d’arte, valute pregiate. Si tratta di quelli che avendo in sé un valore intrinseco tendenzialmente si mantengono anche nei periodi di turbolenze dei mercati o quando l’economia registra un aumento dell’inflazione cioè del livello generale dei prezzi.
Il prezzo del petrolio Wti intanto è in lieve rialzo, 0,32% restando comunque sotto i cento dollari. Cresce dello 0,85% anche il brent trattato che raggiunge 103,64 dollari. Ieri le quotazioni dell’oro nero erano in calo sui timori di una prossima recessione che innesca i mercati per lo più in senso ribassista.
Silvia Bolognini