Fuori produzione, i “ramini” da 1 e 2 centesimi circoleranno fino ad esaurimento, ma si potranno sempre cambiare
C’è chi li guarda con affetto, anche perché, nella versione italiana, raffigurano sul rovescio due monumenti-simbolo: il pugliese Castel del Monte e la torinese Mole Antonelliana. Per altri, invece, sono solo un intralcio che appesantisce borse e portafogli.
Indipendentemente dai gusti, le monete in euro di taglio più piccolo, quelle da 1 e 2 centesimi, sono però destinate presto a sparire, sostituite dall’arrotondamento dell’importo dovuto ai 5 centesimi superiori o inferiori.
È la sorte che lega gli estremi opposti, visto che anche per la banconota da 500 euro, il taglio più elevato della valuta unica introdotta dal 2002 nei Paesi dell’Eurozona che hanno adottato la moneta comune, è stato dal 2016 deciso lo stop alle nuove emissioni, anche se la loro distribuzione è proseguita fino ai primi mesi del 2019.
“Ramini”, tra errori e costi
A onor del vero, le monetine da 1 e 2 centesimi non vengono più coniate, in Italia, addirittura dal 1° gennaio 2018, pur continuando a circolare con piena validità ancor oggi, a oltre 6 anni di distanza.
Parlare di “eliminazione” è dunque un’imprecisione, visto che la loro scomparsa avverrà progressivamente, con la riconsegna alla Banca d’Italia.
Curiosamente, parlando di queste monete, c’è un altro errore comune, legato proprio al nome gergale attribuito loro. Chiamati “ramini” con riferimento al materiale che attribuisce loro il colore, in realtà sono composte quasi interamente (94,35% del totale, per precisione) di acciaio, con placcatura in rame per il restante 5,65%.
Comunque le si chiami, queste monete, emesse in circa 7 miliardi di esemplari nel corso degli anni, pagano un costo di produzione decisamente più elevato rispetto al valore nominale.
Si calcola infatti che, per coniare una moneta da 1 eurocent, se ne debbano spendere almeno 4,5.
I centesimi verso l’eliminazione
Se, dunque, a consigliare lo stop ai “lenzuoli viola” da 500 euro sono stati soprattutto i timori legati all’utilizzo di queste banconote per facilitare il riciclaggio (resta la possibilità di cambio alla banca centrale nazionale), le scelta di abbandonare le monete da 1 e 2 centesimi muove invece principalmente da motivazioni di carattere economico: costano più di quel che valgono.
In Europa hanno detto addio ai ramini anche altri Paesi.
La Finlandia, addirittura, ha detto stop fin dall’introduzione della moneta unica, nel 2002, seguita dall’Olanda (2004). Prima dell’Italia, nel 2015, a interrompere il conio delle monetine è stata l’Irlanda, poi si sono accodati Belgio (2019) e Slovacchia (2022).
Gli arrotondamenti
Bruxelles dovrebbe dare a breve indicazioni sulle regole comuni da adottare per l’arrotondamento degli importi complessivamente dovuti, una volta eliminate le monete più piccole.
Intanto, nei singoli Stati, si applicano le norme fissate dalle relative leggi nazionali.
A sospendere il conio, in Italia, è stato il decreto legge 50 del 2017, che, al secondo comma dell’articolo 13 quater, dispone che, quando il pagamento viene effettuato integralmente in contanti, l’importo “è arrotondato, a tutti gli effetti, per eccesso o per difetto, al multiplo di 5 centesimi più vicino.
L’arrotondamento, che non si lega ai prezzi dei singoli prodotti ma al totale della spesa, è dunque per difetto a zero nel caso di somma dovuta con ultima cifra 1 o 2, per eccesso a 5 centesimi se l’importo finisce per 3 o 4, per difetto a 5 centesimi in caso di totale che si chiude con 6 o 7 centesimi e per eccesso a zero se il conto termina per 8 o 9.
Centesimi: come comportarsi
È il singolo venditore, attualmente, a decidere se operare o meno l’arrotondamento.
Quando invece si paga con mezzi elettronici di pagamento, l’importo ancor oggi viene scalato in ogni caso nel suo importo effettivo, senza l’applicazione delle regole di ridefinizione ai 5 centesimi più vicini.
Ciò non toglie, in ogni caso, che resta valido il corso legale dei ramini da 1 e 2 cent. Chi volesse convertirli in monete dal taglio superiore, può dunque farlo in ogni momento, recandosi in una filiale della Banca d’Italia oppure in uffici postali e sportelli di altre banche, che offrono il servizio fino a un massimo di 500 monete contemporaneamente.
Alberto Minazzi