Il vulcano attivo più alto d’Europa potrebbe svelare i segreti del vulcanismo sul pianeta
Che cosa hanno in comune la Sicilia e Venere? L’attività vulcanica nel primo caso dell’Etna, nel secondo Idunn Mons, uno dei vulcani potenzialmente attivi del pianeta che, in base ai dati attualmente disponibili, si ritiene abbia eruttato in tempi geologici recenti.
La proposta di studiare i fenomeni che si verificano sul pianeta gemello della Terra (Venere ha le stesse dimensioni, le stesse orbite e addirittura gli stessi vulcani) arriva da un team internazionale di ricercatori guidati dall’Istituto Nazionale di Astrofisica INAF in collaborazione con i vulcanologi dell’Osservatorio Etneo dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia INGV-OE. Gli esperti hanno infatti individuato nell’Etna un analogo terrestre dell’Idunn Mons. Gli studi sul vulcano siciliano permetteranno di testare tecniche di analisi dei dati radar per l’individuazione di attività vulcanica in corso su Venere.
L’Etna, laboratorio naturale
Il confronto tra i due vulcani, come spiega il ricercatore dell’INAF di Abruzzo Piero D’Incecco, nominato nel Comitato direttivo del Venus Exploration Analysis Group VEXAG della NASA, ha evidenziato che tutti e due interagiscono con una zona di rift, spaccatura, e la presenza sui fianchi di Idunn Mons di strutture vulcaniche di piccole dimensioni, morfologicamente simili ai coni di scorie che vi sono sui fianchi dell’Etna. Il vulcano siciliano si presenta dunque come un vero e proprio laboratorio a cielo aperto.
Qui gli studiosi possono effettuare osservazioni in situ prelevando campioni di lava utili a una successiva comparazione con quelli delle future missioni su Venere.
Etna e Idunn Mons a confronto: il vulcanismo attivo su Venere
Poiché l’Etna, uno dei vulcani più attivi e monitorati della Terra, si caratterizza per prodotti vulcanici sia effusivi che esplosivi, offre l’opportunità di analizzare molteplici stili eruttivi. Un lavoro che gli studiosi possono svolgere sia monitorando il vulcanismo attivo, sia identificando la possibile occorrenza di attività piroclastica su Venere. Considerata la sua facilità di accesso L’Etna è idoneo come luogo analogico per studi spettroscopici (un insieme di tecniche analitiche qualitative e quantitative che sfruttano la radiazione elettromagnetica, ndr) di laboratorio per identificare le tracce di depositi vulcanici inalterati su Venere.
La comunità scientifica, alla luce di quanto finora osservato, concorda che il vulcanismo su Venere sia comparabile al vulcanismo di tipo hot-spot terrestre quali come esempio i vulcani hawaiani, effusivi e caratterizzati da lave molto fluide. La presenza invece di strutture vulcaniche simili ai coni di cenere terrestri che stanno a indicare un vulcanismo esplosivo fanno pensare che anche su Venere, seppure localmente, possano verificarsi episodi di questo tipo.
Le nuove missioni verso Venere
In tempi recenti sono state selezionate per il lancio diverse nuove missioni verso Venere della NASA, dell’ESA di Roscosmos e ISRO con, ciascuna, dei compiti specifici. In particolare la missione DAVINCI analizzerà la composizione chimica e il profilo verticale dell’atmosfera di Venere; la missione VERITAS fornirà dati globali sull’emissività infrarossa; EnVision indagherà il sottosuolo del pianeta e darà dati di multipolarizzazione che aiuteranno ad analizzare possibili depositi piroclastici. E Ancora la missione Roscosmos Venera-D studierà le proprietà spettrali dell’atmosfera e la composizione chimica e le interazioni tra superficie e atmosfera. Infine la missione proposta da ISRO Shukrayaan-1 analizzerà sia le caratteristiche spettrali delle superficie per cercare vulcanismo attivo, sia la composizione chimica dell’atmosfera.
Silvia Bolognini