L’Umana Reyer è la prima società italiana di basket
La strada aperta nel 2011 è stata poi seguita anche dall’Olimpia Milano; ma, sulla base dei presupposti e degli obiettivi perseguiti fin dall’inizio del progetto di rilancio orogranata, non poteva che essere l’Umana Reyer la prima società italiana di basket professionistico ad aver ottenuto la certificazione “Etica nello sport – Esicert”. «Questa certificazione – spiega Germano Bertin, direttore di Esicert – va a riconoscere i valori che una società sportiva adotta nella sua gestione globale, a tutti i livelli: dalla dirigenza alle operatività amministrative, passando per il rapporto con gli atleti, con i medici sportivi, con gli sponsor. In altri termini, quel che viene richiesto alla società risponde alla domanda: “Dimmi in cosa credi e fammi vedere cosa fai”».
La certificazione permette di mettere a fuoco gli obiettivi valoriali della società sportiva e quello che fa per tradurli in fatti e processi, modificandoli in modi condivisi. Per ciascuno degli ambiti individuati da Esicert c’è un protocollo di verifica nelle mani dell’ente che effettua l’audit di sorveglianza. Si tratta di Bureau Veritas, ente internazionale che ha costruito insieme a Esicert il protocollo di verifica, su criteri oggettivi e con esigenze di verifiche documentali. Il certificato che viene rilasciato ha valore triennale, con audit di sorveglianza che viene ripetuto di anno in anno. «Abbiamo definito uno standard di certificazione etica con otto ambiti di azione e verifica tradotti in ottanta quesiti, applicabili secondo cinque livelli diversi. E la Reyer ha contribuito, ancor prima della nascita della norma, a verificare la prima bozza di questi standard. L’etica non è misurabile con un metro; ma, se dici di avere un orientamento etico, ci sono centinaia di cose possibili che puoi attuare: più ne fai, più è etica, in concreto, la tua attività».
Alcuni esempi? «Tra gli ambiti che concorrono alla certificazione etica rientrano la massima attenzione e rispetto per l’atleta, compresa la formazione scolastica e i risultati ottenuti a scuola dallo studente atleta. O il fatto che ci si prenda cura di eventuali problemi posturali. O, ancora, se la società chiede al ragazzo e ai suoi genitori di condividere la carta etica dei valori. Ma sono importanti anche i criteri di selezione degli sponsor, se cioè si accetta il primo che porta soldi o si chiede invece di condividere l’idea che lo sport è un’opportunità educativa per i più piccoli e, quando ha a che fare con i più grandi, permette di fornire un esempio sociale più ampio».