Dieci linee guida per uscire dalla pandemia di Covid-19 e contemporaneamente per prepararsi fin da ora ad affrontare le future minacce globali che, nei prossimi anni, i virus porteranno alla vita dell’uomo sulla Terra. Perché, volenti o nolenti, siamo entrati in una vera e propria “era delle pandemie”.
Lo dicono gli scienziati, che hanno dunque provato a fissare i paletti all’interno dei quali i Governi del Mondo dovranno muoversi fin da subito per un cambio di prospettiva.
Azioni urgenti attraverso cui provare a far sì che, in futuro, dalle nuove emergenze sanitarie non derivino crisi mondiali come quella determinata dal coronavirus. La pandemia ha infatti evidenziato importanti fragilità nella capacità del mondo di prevenire e rispondere alle emergenze sanitarie.
Il decalogo per far fronte alle future pandemie
Il decalogo elaborato da un panel di 26 esperti isitituito dalla Commissione Europea e dalla Presidenza italiana del G20, è una delle eredità lasciate dal Global Health Summit di Roma.
Il pool, presieduto da Peter Piot, consigliere speciale della presidente della Commissione europea von der Leyen, e dal presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, ha tracciato quella che hanno definito “una mappa per il futuro”, identificando le aree prioritarie per un’azione immediata.
“Gli sforzi odierni per affrontare il COVID-19 dovrebbero includere investimenti e misure di risposta che abbiano il maggior potenziale per una migliore prevenzione, preparazione e risposta alle minacce per la salute globale, poiché il mondo sta probabilmente entrando in un'”era di pandemie””, afferma il documento, elaborato dopo due riunioni in videoconferenza tenutesi tra aprile e maggio.
Le dieci regole contro le pandemie
Il lungo e articolato rapporto, intitolato “Scienza e innovazione per un mondo più sicuro”, traccia un percorso basato su 10 raccomandazioni-chiave.
In primis l’accesso equo globale alle forniture sanitarie e agli strumenti medici, poi il tema della ricerca e dell’innovazione, il coinvolgimento di gruppi di ricerca nei Paesi a basso e medio reddito, una sorveglianza integrata delle malattie e la condivisione dei dati, la consulenza scientifica.
I principi cardine della salute sostenibile
E, ancora, il rafforzamento della forza lavoro e dei sistemi sanitari, le capacità produttive regionali, la fiducia pubblica, una governance e dei finanziamenti ben coordinati, fino alla cosiddetta “salute sostenibile”. “Più che mai, dobbiamo fare affidamento sulla scienza. È inoltre essenziale adottare una visione a lungo termine per prepararsi meglio e rispondere alle future minacce per la salute. Un sistema globale di preparazione e risposta fondato sui principi di indagine scientifica, equità, multilateralismo, solidarietà, sostenibilità, trasparenza e cooperazione”, sottolineano gli scienziati.
L’evoluzione della pandemia di Covid-19
Prima di formulare le linee da seguire, i 26 leader scientifici coinvolti hanno fornito una loro lettura della situazione attuale. “La pandemia di COVID-19 non finirà da nessuna parte, finché non sarà finita ovunque”, è la sintesi del loro ragionamento.
“I leader e le società devono controllare urgentemente la pandemia acuta, adottando una visione a lungo termine e aprendo la strada alla preparazione e alle risposte future. Grazie a progressi scientifici senza precedenti e alla collaborazione internazionale la crescente disponibilità di vaccini sicuri ed efficaci fa sperare di portare gradualmente sotto controllo la pandemia con una mortalità molto bassa”.
“Tuttavia – è l’evoluzione ipotizzata dai partecipanti al panel – la probabile traiettoria è che la SARS-CoV-2 diventi endemica, con epidemie stagionali. Sono probabili ulteriori ondate epidemiche, in particolare nei paesi con bassa copertura vaccinale”. Ecco perché un’“equità globale dei vaccini” è vista come “un imperativo morale fondamentale per il controllo della pandemia.
In considerazione degli sviluppi attuali, tra cui la terapia rapida e la diffusione di nuove varianti, sono necessari alti livelli di vaccinazione: il 70% della popolazione e oltre”.
Le future minacce epidemiche
Il Covid-19, in ogni caso, non sarà secondo gli scienziati l’unica minaccia virale con cui si dovrà confrontare l’umanità. “Le epidemie di malattie infettive, in particolare zoonosi e malattie trasmesse da vettori – afferma il rapporto – sono aumentate nel tempo e si prevede che emergeranno sempre di più con il peggioramento dei cambiamenti climatici. La frequenza e la natura delle future epidemie dipenderanno quindi fortemente dalla nostra capacità di limitare e invertire i danni ambientali e di adottare modi di vita più sostenibili”.
Il problema, cioè, va affrontato alla radice: i rischi vanno ridotti modificando gli stili di vita.
La stessa pandemia in corso ha evidenziato anche che “in generale, le persone che vivono in condizioni precarie hanno maggiori probabilità di contrarre l’infezione, sviluppare la malattia e avere un esito di salute sfavorevole”.
Diventa quindi fondamentale una strategia “a monte” di investimento nella prevenzione e nella promozione della salute.
La Dichiarazione di Roma
Le indicazioni degli scienziati sono state recepite nella “Dichiarazione di Roma”, la cui approvazione ha concluso il Global Health Summit. I leader mondiali hanno sottoscritto il documento sulla base del quale assumono una serie di impegni. “Questi – afferma la Dichiarazione – servono come orientamento volontario per l’azione attuale e futura per la salute globale.” In sostanza gli Stati hanno garantito solidarietà globale, equità e cooperazione multilaterale,oltre che la promozione di finanziamenti destinati alla salute globale. I principi a base della Dichiarazione saranno portati all’attenzione della prossima Assemblea mondiale della sanità.
Alberto Minazzi