È l’ipotesi avanzata da due studiosi. Intanto, in Irlanda, un nuovo decesso
La nuova epatite acuta grave che colpisce i bambini non si ferma.
Anzi, negli ultimi giorni, dall’Irlanda è arrivata la segnalazione di un nuovo decesso tra i bambini e della necessità di procedere con un trapianto di fegato per un altro.
L’ultimo aggiornamento sulla diffusione di questa nuova forma di epatite è stato emesso dall’Ecdc con riferimento alla data del 13 maggio 2022.
I casi segnalati sono 232, in bambini di età pari o inferiore a 16 anni, di cui 229 classificati come probabili e 3 come correlati epidemiologicamente.
12 sono deceduti, 26 hanno avuto bisogno di un trapianto.
I Paesi coinvolti sono 14 in Europa e 20 nel mondo. Il Regno Unito ha il triste primato (131 casi), seguito da Spagna (26) e Italia (24).
Mentre ancora non è ancora del tutto chiara l’origine di questa nuova patologia, una nuova tesi sulle cause che la determinano è stata pubblicata su “The Lancet Gastroenterology and Hepatology” da Petter Brodin, esperto dell’Imperial College di Londra e moshe Arditi, del Cedars Sinai Medical Center di Los Angeles.
La nuova teoria
Secondo i due noti ricercatori, la malattia sarebbe legata a un adenovirus, in particolare il 41F, correlato però al virus Sars-CoV-2.
La persistenza del Covid a livello intestinale, infatti, sostengono due ricercatori, potrebbe mediare nell’organismo verso la violenta risposta epatica.
Sotto la lente d’ingrandimento, quindi, ci sarebbero i superantigeni del Coronavirus.
L’agente infettivo resta infatti la causa più plausibile della nuova epatite. Ma l’adenovirus, riscontrato nel 72% dei bambini del Regno Unito con epatite acuta grave (e in 18 casi si trattava di 41F), non è stato precedentemente segnalato come causa di questo tipo di malattia.
Di qui l’ipotesi che possa aver interagito il Sars-CoV-2, identificato al momento del ricovero nel 18% dei casi del Regno Unito e nell’11% di quelli inglesi, più altri 3 casi risultati positivi nelle 8 settimane precedenti. E in Israele 11 dei 12 bambini ricoverati avevano avuto il Covid negli ultimi mesi e generalmente in età troppo giovane per essere vaccinati.
Il serbatoio virale del Covid
La teoria avanzata dagli studiosi è che “l’infezione da Sars-CoV-2 può provocare la formazione di un serbatoio virale”.
“La persistenza del virus nel tratto gastrontestinale – spiegano nel loro studio – può portare al rilascio ripetuto di proteine virali attraverso l’epitelio intestinale, dando luogo all’attivazione immunitaria”. Un’attivazione che potrebbe essere mediata da un superantigene all’interno della proteina spike Sars-CoV-2.
La stessa teoria, ricordano Brodin e Arditi, è stata proposta come meccanismo causale anche per l’insorgere della sindrome multisistemica nei bambini. E si basa su quanto riscontrato nei topi, in cui l’infezione da adenovirus sensibilizza al successivo shock tossico mediato dall’enterossina B dello stafilococco, che assomiglia al superantigene del Covid.
La conclusione è così il suggerimento a studiare la persistenza del virus Sars-CoV-2 nelle feci dei bambini con epatite acuta.
Epatite acuta grave: i dati più recenti dell’Ecdc
Anche l’Ecdc conferma che “l’attuale ipotesi principale è che un cofattore che colpisce i bambini piccoli con un’infezione da adenovirus, che sarebbe lieve in circostanze normali, scateni un’infezione più grave o un danno epatico immuno-mediato”.
Restano comunque come oggetto di studio anche altre cause, come agenti infettivi o tossici. Anche se l’Ecdc, pur non escludendole, le considera “meno plausibili”.
“La malattia – conclude – è rara. I casi nell’Unione e nello Spazio economico europeo sono quasi del tutto sporadici. E le prove sulla trasmissione da uomo a uomo rimangono poco chiare”.
Alberto Minazzi