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Energie rinnovabili: un patto per la nascita delle comunità energetiche

Energie rinnovabili: un patto per la nascita delle comunità energetiche
Italia sostenibile e green

Se Governo e Parlamento hanno stanziato con il Piano nazionale di ripresa e resilienza oltre 2, 2 miliardi di euro per la concessione di finanziamenti a tasso zero al 100% dei costi ammissibili per lo sviluppo delle comunità energetiche nei piccoli comuni sotto i 5 mila abitanti, un ruolo importante spetta ora alle amministrazioni comunali.
L’obiettivo è quello di chiamare a raccolta i diversi operatori del settore, siano essi cittadini, attività commerciali, autorità locali o imprese, che decidano di unire le proprie forze guardando in direzione della produzione e autoconsumo di energia da fonti rinnovabili.

Le comunità energetiche in Italia

Sono quelle che si chiamano le “Comunità energetiche” a scendere ora in campo.
Dopo l’attuazione delle direttive europee e nazionali, in attesa del decreto del ministero per la Transizione ecologica per utilizzare i miliardi previsti dal PNRR, sono proprio gli Enti locali ma con loro anche molti altri, i protagonisti attivi per il concreto sviluppo di una nuova cultura della sostenibilità sul territorio.
Se ne è parlato in Veneto, a Mestre, nel recente convegno “Comunità Energetiche Rinnovabili, motore di innovazione e di sviluppo: il ruolo delle Professioni tecniche”.

L’incontro, su iniziativa del Consiglio Nazionale dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati e di Ancitel Energia e Ambiente Srl, ha visto la partecipazione di amministratori, politici e rappresentanti degli ordini professionali.
Dopo quello di Napoli, è il secondo di una serie di appuntamenti in varie città italiane – seguiranno Milano, Firenze, Palermo, Bari e Roma come tappa conclusiva il prossimo settembre – durante i quali si discutono ed esaminano le opportunità offerte dalla costituzione di “Comunità energetiche rinnovabili”.
In questo modo gruppi di consumatori finali di energia hanno la possibilità di associarsi per la produzione autonoma di energia pulita rendendosi energeticamente autosufficienti con benefici per l’ambiente, la collettività e il territorio. In altre parole “Comunità energetiche” significa fare gruppo per raggiungere benefici su più fronti.

Nuove sfide e opportunità in campo energetico

Da queste premesse nasce l’idea di un Protocollo di intesa per lo sviluppo di attività informative.
«Quello delle Comunità energetiche è un tema che sta particolarmente a cuore del Consiglio Nazionale dei Periti Industriali – ha precisato il presidente Giovanni Esposito -. Un modello virtuoso che ci permette di efficientare i consumi energetici nelle aree urbane più bisognose in un periodo di grande instabilità dei prezzi delle bollette per famiglie e imprese e di ridurre l’inquinamento ambientale».
In sostanza, “nella comunità energetica i soggetti che partecipano devono produrre energia destinata al proprio consumo con impianti alimentati da fonti rinnovabili. Per condividere l’energia prodotta, gli utenti possono utilizzare le reti di distribuzione già esistenti e utilizzare forme di autoconsumo virtuale”.

Venezia esempio virtuale di nuova energia pulita

«Venezia – ha sottolineato nel suo intervento l’assessore all’Ambiente Massimiliano De Martin – non solo segue con molta attenzione tutti le iniziative che, come questa, sono tese al rinnovo delle nostre fonti energetiche, e che possano nel contempo creare energia pulita e abbattere il CO2, ma sta realizzando, essa stessa, progetti importanti in tal senso.
Penso, tanto per citarne solo alcuni, al distributore di idrogeno per auto in fase di realizzazione, alle colonnine di ricarica per le barche elettriche, all’entrata in servizio, al posto dei vecchi bus, dei mezzi pubblici elettrici e ai regolamenti edilizi tesi a favorire la costruzione di edifici con classi energetiche virtuose
Il capoluogo del Veneto è in questo senso un esempio di città che da tempo sta concretamente muovendosi in direzione dell’energia pulita.
A Venezia, per esempio, 75 mila tonnellate di olio alimentare prodotte ogni anno sono trasformate in biodiesel per il funzionamento di parte dei vaporetti, i mezzi pubblici acquei.

Green Propulsion Lab, Fusina (Venezia)

Biocarburante viene prodotto anche dalle microalghe del Green Propulsion Lab di Fusina.
“Foreste liquide” capaci di risucchiare l’anidride carbonica dall’aria per ricavare nuova energia.
Nelle isole del Lido e di Pellestrina sono in funzione dallo scorso anno esclusivamente autobus elettrici.

autobus elettrico
Uno dei primi 7 autobus elettrici in funzione al Lido di Venezia

Una sperimentazione che ha dato ottimi risultati, tanto che entro l’anno altri 33 bus elettrici saranno utilizzati in terraferma, a Mestre ed entro giugno 2026 saranno acquistati ulteriori 126  autobus di questo tipo e a idrogeno.
Proprio a Mestre, infatti, si sta realizzando la prima stazione fissa di distribuzione di idrogeno in ambito urbano. Un percorso avviato già nel 2019 e che ora si sta concretizzando.
Oltre ai tradizionali benzina e gasolio, dunque, nel nuovo distributore di San Giuliano ci sarà la possibilità di fare anche il pieno di elettricità e di idrogeno.
Nella città storica, invece, presto, a rifornire i nuovi natanti che si muoveranno con energia pulita, saranno le prime bricole con inseriti punti di ricarica.

comunità energetiche
Palina punto di ricarica e-dock

Le flotte green, di fatto, già stanno diventando consuete in città.
Guardia di Finanza e Carabinieri hanno già in dotazione alcune imbarcazioni a propulsione ibrida e sono diversi i prototipi di imbarcazioni private con motore elettrico pronti a passare alla realizzazione nei cantieri.

Silvia Bolognini

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