Ambiente +

L’energia che arriva dal mare: il progetto di Enea e Politecnico di Torino

L’energia che arriva dal mare: il progetto di Enea e Politecnico di Torino

Con i suoi 8.000 km di costa l’Italia si colloca tra i Paesi europei che possono trarre i maggiori benefici dallo sfruttamento di un’importante fonte di energia rinnovabile: quella del mare.
Si sta spingendo in questa direzione la ricerca sia da parte di Enti pubblici, sia di privati. Produrre energia grazie alle onde si può?
Ci credono fermamente Enea (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) e Politecnico di Torino, i cui ricercatori hanno messo a punto un progetto/sistema per generare energia dal moto ondoso che si alza nelle coste della Sardegna occidentale e nel Canale di Sicilia.

L’energia prodotta dalle onde: a fine 2024 il primo sistema operativo in mare

«Lo sfruttamento dell’energia dal mare – spiega Gianmaria Sannino, responsabile del Laboratorio Enea di Modellistica Climatica e Impatti e rappresentante italiano a Bruxelles per l’energia del mare – è a uno stadio meno avanzato rispetto a altre risorse rinnovabili quali vento o sole perché presenta un maggior grado di complessità operativa. Il progetto che è attualmente allo studio ha l’obiettivo di ricavare energia dalle onde del mare».

mare
Gianmaria Sannino Enea

Il tutto attraverso un sistema chiamato “PEWEC” che si sviluppa in tre prototipi in scale differenti che sono attivi in vasche navali e stanno dando ottime risposte. «Se tutto andrà bene – dice Sannino – entro la fine del 2024 sarà possibile mettere a dimora in mare almeno 1 di questi strumenti. In termini quantitativi una decina di questi dispositivi potrebbero produrre energia elettrica per un paese di 3 mila abitanti. Installandoli nel Mediterraneo, si può arrivare a soddisfare del tutto il fabbisogno energetico di isole medio piccole che basano il loro approvvigionamento su impianti a combustibili fossili». 

Cos’è il PEWEC

«Si tratta in pratica – continua Sannino – di un sistema che funziona grazie a uno scafo di forma semicircolare, una sorta di grande chiatta lunga 15 metri, larga 23 e alta 7,5 che si posiziona in mezzo al mare. Al suo interno c’è un pendulo attaccato a un motore che muovendosi per effetto delle onde è in grado di trasformare l’oscillazione in energia.

mare

Le prove che attualmente i ricercatori stanno effettuando sono importanti per valutare le prestazioni e la resistenza dei convertitori anche in situazioni critiche di onde da tempesta.
Si può produrre energia attraverso le onde nella costa occidentale della Sardegna e il canale di Sicilia, attraverso le correnti marine nello stretto di Messina e Gibilterra. C’è anche da considerare che, a fronte delle potenzialità che possono avere, il costo di realizzazione di questi strumenti non è eccessivo e si può ulteriormente abbattere realizzandoli, ad esempio in cemento piuttosto che in ferro come sono stati creati ora».

Il modello MED16 per stimare l’evoluzione del livello del Mediterraneo

Enea ha anche messo a punto anche un modello in grado di riprodurre nel modo più fedele possibile l’evoluzione del livello del Mare Mediterraneo.
Il cambiamento climatico di origine antropica ha infatti contribuito ad aumentare il livello medio dei nostri mari di oltre 25 centimetri negli ultimi 130 anni.
Ma cosa accadrà nei prossimi?

«Lo studio particolareggiato riguardante il Mediterraneo è molto significativo perché prima d’ora i modelli globali lo rappresentavano come un piccolo punto, isolato dall’Atlantico e per questo non sufficienti a fornire stime realistiche sulle variazioni di livello. Purtroppo, se non riusciremo a invertire l’attuale crescita della temperatura globale, a fine secolo il livello del mare sarà più alto di circa 60 centimetri rispetto a oggi. Un dato da non sottovalutare, considerato che pochi centimetri di innalzamento determinano l’allagamento di parecchi km quadrati delle nostre coste. E’ importante capire cosa succederà al Mediterraneo, attaccato all’Atlantico che guida i livelli dei mari».
Il livello del Mediterraneo varia da sito a sito ed è il risultato dei movimenti tettonici locali, di una complessa dinamica delle masse d’acqua anche su piccola scala e degli scambi con l’Oceano Atlantico attraverso lo Stretto di Gibilterra. Anche la connessione con il Mar Nero, punto di raccolta delle acque di molti tra i maggiori fiumi europei , influenza le caratteristiche del bacino.

La proiezione al 2100: temperatura in crescita e meno salinità nel Mediterraneo

Le proiezioni Enea dicono che la temperatura del Mediterraneo continuerà a crescere, mentre diminuirà la salinità superficiale nella parte occidentale del bacino, interessata dalla corrente atlantica. Oltre all’innalzamento del livello il riscaldamento delle acque marine, provocherà l’inibizione parziale della formazione di acque profonde che, trasportando ossigeno verso gli strati profondi permette al mare di “respirare”, creando le condizioni per la sopravvivenza degli habitat naturali.
«Considerato che gli strumenti per le analisi di precisione sono molto costosi – conclude Sannino – è fondamentale sottolineare che per la prima volta abbiamo a disposizione in Italia un database affidabile per seguire l’innalzamento del nostro mare che, a partire dal 1980 è andato riscaldandosi più velocemente dell’oceano globale e dove, quindi, gli effetti dei cambiamenti climatici saranno amplificati».

Silvia Bolognini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il campo nome è richiesto.
Il campo email è richiesto o non è corretto.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.