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Endometriosi: ragazze, non sottovalutatela

Endometriosi: ragazze, non sottovalutatela

In occasione della Giornata mondiale del 28 marzo, i medici rinnovano l’invito a sottoporsi ai controlli anche solo quando il ciclo è doloroso

Nell’immaginario collettivo, il ciclo mensile delle donne fertili si abbina normalmente al dolore, per cui la risposta che arriva in famiglia alle giovani è quella di sopportarlo, al limite assumendo un farmaco antidolorifico per alleviare le giornate di sofferenza. Un atteggiamento di rassegnazione che, però, rischia di allungare i tempi per arrivare alla diagnosi di una sottostante endometriosi.
Perché, come sottolinea uno studio inglese del 2020 che ancor oggi funge da principale punto di riferimento per chi si occupa di questa malattia invalidante, le mestruazioni dolorose in 2 adolescenti su 3 sono riconducibili a questa causa. E, nel contempo, la diagnosi tardiva (arriva in media dopo 7 anni, con punte di 10 anni dall’insorgenza del problema) è il nemico principale delle donne affette da endometriosi.

La Giornata mondiale dell’endometriosi

L’occasione per ribadire che “soffrire per le mestruazioni non è normale” è offerta dalla Giornata mondiale per la consapevolezza sull’endometriosi, che si celebra ogni anno, dal 2014, il 28 marzo e che vedrà coinvolta nella sensibilizzazione anche la Camera dei deputati, la cui facciata si tingerà nell’occasione di giallo, colore simbolo della patologia. Si calcola che, nel mondo, colpisca oltre 150 milioni di persone, mentre in Italia le stime vanno dagli 1,8 ai 3 milioni di donne, con un valore massimo di incidenza (0,12%) nella fascia tra 31 e 35 anni.

endometriosi

Pur potendosi presentare anche in giovane età, il rischio di ammalarsi di endometriosi tende infatti a crescere con l’aumentare dell’età. Il trend, dicono i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, è rimasto sostanzialmente stabile nel triennio 2021-23 a livello nazionale, con tassi leggermente più alti nella provincia di Bolzano, in Veneto e in Sardegna, dove le diagnosi sono attorno al’1 per mille delle donne in età fertile.

L’endometriosi in giovane età

Il già citato studio di revisione sistematica di 231 studi internazionali svolto dalle Università di Londra e Birmingham ha comunque consentito di superare l’idea tradizionale che riteneva questa malattia meno comune nelle ragazze più giovani. Da 19 studi risultati più significativi relativamente alla coorte delle ragazze adolescenti è emerso infatti che delle 1.011 tra le 1.243 ragazze sintomatiche in questa fascia d’età che si sono sottoposte a una laparoscopia di controllo, ben 648 (il 64%) sono state trovate con endometriosi. E un 10% di queste aveva la forma più grave della malattia, quella che può portare fino al blocco dell’intestino o del rene.
Tra le conseguenze delle mestruazioni dolorose non ci sono infatti solo le limitazioni sociali, come la rinuncia alle uscite con gli amici o a praticare sport, o l’interruzione dell’attività scolastica (si calcola una perdita media di 19 giorni in un anno). E il protrarsi per anni della convivenza con la sofferenza aggrava la malattia, ne favorisce la progressione.

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L’endometriosi: conosciamone meglio caratteristiche e cure

Oltre che attraverso la laparoscopia, l’endometriosi può essere rilevata anche attraverso esami minimamente invasivi come risonanza magnetica o ecografia.
In tal modo è infatti possibile controllare l’eventuale crescita al di fuori della sede naturale del tessuto che riveste l’utero. Quando questo tessuto in eccesso si sfalda, in occasione del ciclo mestruale, provoca lancinanti dolori addominali, depressione, rinuncia a una vita normale e di coppia, fino alla compromissione della fertilità che si verifica in una quota di casi tra il 30% e il 40% del totale. Per impedire all’origine anche gli stessi dolori, come quelli pelvici o durante i rapporti sessuali, è indicata una terapia farmacologica, che però nel 10%-20% dei casi, specie quando la malattia è in forma avanzata, risulta inefficace, rendendo necessario un intervento chirurgico. In tal senso, sono state sviluppate nuove forme di chirurgia mininvasiva, come quella del Sacro Cuore-Don Calabria di Negrar (VR), che riducono dal 37% al 4% il rischio di disfunzioni post-operatorie.

Alberto Minazzi

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Tag:  donne