L’emergenza sanitaria ha colpito duramente l’economia italiana e il Veneto non fa eccezione.
Il turismo, principale industria regionale, in primis, con una situazione drammatica in particolare per il sistema aeroportuale. Ma anche il mondo delle imprese in generale, soprattutto per il crollo delle esportazioni, con conseguenze a cascata su pil e occupazione.
È un quadro a tinte fosche, quello che dipinge il nuovo Bollettino socio-economico del Veneto, appena pubblicato dalla Regione con l’aggiornamento dei principali dati strutturali relativi al 2020.
Per fortuna, anche se il calo è continuato in maniera decisa nei primi mesi di quest’anno, si comincia però a intravedere qualche segnale incoraggiante per il 2021.
Gli indicatori macro
Le stime sul pil del Veneto del 2020 sono in linea con quelle del Paese: un -8,9% che, però, quest’anno dovrebbe invertire la tendenza, facendo segnare un 5,5% (+4,7% in Italia).
Anche la spesa per consumi finali delle famiglie si stima nel 2021 un passaggio dal -11,8% al +4,3% e gli investimenti fissi lordi dovrebbero aumentare del 13,2% dopo il calo del 10% dello scorso anno.
Quanto alle famiglie e alle persone, l’aumento di casi di povertà si è sentito soprattutto al Nord: rispettivamente +30% e +39%.
Il contesto nazionale a marzo registra una complessiva flessione del clima di fiducia dei consumatori e un sia pur lieve aumento dell’indice delle imprese. La stima del fatturato industriale a gennaio 2021 è di un +2,5% rispetto a dicembre 2020 e a febbraio le vendite al dettaglio sono aumentate del 6,6%, trainate dal +14,8% di quelle per i beni non alimentari.
A marzo c’è anche un aumento dello 0,3% dell’indice dei prezzi al consumo rispetto a febbraio.
Le imprese e la pandemia
Nel 2020, le imprese venete sono diminuite in proporzione maggiore rispetto al dato nazionale complessivo: -0,6% rispetto al -0,2%. Nonostante il calo dei fallimenti (-28,6%), su cui incidono però le misure straordinarie di sostegno legate al Covid, e la presenza di 974 start-up innovative (l’8,2% del totale italiano), calano le iscrizioni di impresa (-17,5%). A ridimensionarsi è soprattutto il comparto industriale (-1,5%), con il terziario che al contrario flette solo relativamente (-0,4%).
Nel periodo tra il 23 ottobre e il 16 novembre 2020, le imprese che si dichiaravano totalmente aperte erano il 72,4 del totale veneto (in Italia il 68,9%), con un 20,8% (23,9%) di parzialmente aperte, un 6% (5,4%) chiuse ma che prevedevano la riapertura e solo uno 0,8%, rispetto all’1,7% nazionale, chiuse senza prospettive di ripartenza. La riduzione del fatturato nel confronto tra 2020 e 2019 è stata del 68%, con una previsione di un -61,8% tra tra dicembre 2020 e febbraio 2021.
Export e occupazione
Pur in percentuale minore rispetto al Paese (-8,2% rispetto al -9,7%), sono diminuite notevolmente le esportazioni del Veneto, con il solo comparto chimico-farmaceutico (+5,4%) in controtendenza.
Calano anche le importazioni: -13,4% rispetto a una media nazionale del -12,8%.
Sono alcuni dei mercati maggiormente interessati dagli interscambi con la regione (Francia, Regno Unito e Spagna) a frenare di più. Il primo Paese di riferimento, la Germania, ha invece fatto segnare una ripartenza già a fine 2020, dopo aver perso in un anno 152 milioni di euro. A crescere già nel 2020 (+496 milioni) sono invece le vendite in Svizzera.
La frenata delle imprese si ripercuote anche sui lavoratori. Gli occupati sono diminuiti in un anno del 2,4% (in Italia del 2%), in particolare a causa del -3,6% del quarto trimestre. Aumentano invece i disoccupati (+0,2%) e gli inattivi (+5,3%). Il tasso di disoccupazione sale così dello 0,2%, raggiungendo il 5,8%. Ma anche nel primo trimestre 2021, relativamente alle aziende private, si registra una flessione delle assunzioni: -17% rispetto al 2020 e -31% nei confronti del 2019.
L’economia del turismo
Anche sul fronte delle assunzioni, il settore più colpito è quello del turismo, facendo registrare nei primi mesi dell’anno in corso un -60%. Del resto, il 2020 si è chiuso con un -54,4% delle presenze di turisti in Veneto, con la flessione che sale al 71,4% nel primo bimestre 2021 rispetto ai dati registrati l’anno precedente.
A calare sono soprattutto gli stranieri: -68,3%, portando la quota percentuale sul totale dei visitatori dal 65,3 al 47% del totale. Non è dunque bastata la leggera ripresa dell’estate, quando il calo è stato contenuto attorno al 28%.
A risentirne sono stati tutti i comparti: dalle terme (-66,1%) alle città d’arte (-65,3%), dalle spiagge (-45,9%, pari a 11,6 milioni di presenze in meno) alla stessa montagna, che pure contiene le perdite in un -24%.
Chi soffre di più del calo di visitatori, pur non trattandosi di un vero e proprio settore turistico, è il mondo aeroportuale. Assoaeroporti evidenza, su base nazionale, una perdita di oltre 140 milioni di passeggeri negli scali italiani nel 2020 (-72,6%). Di questi, 14 milioni (-76,7%) sono passeggeri diretti in Veneto.
Alberto Minazzi