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Eco-Emozioni: l’emotività che risponde all’urgenza climatica

Eco-Emozioni: l’emotività che risponde all’urgenza climatica
L'aula Magna di Palazzo Bo ©️Università di Padova

Al Bo di Padova, incontri e una mostra fotografica per affrontare l’impatto che il cambiamento climatico ha sulle nostre coscienze

“Se il pensiero è vietato, chi prevederà le cose?”
Così ha chiuso il suo intervento Paolo Crepet, psichiatra e sociologo, al termine dell’incontro annuale Donor Event 2024 di martedì 15 ottobre.
Un’esortazione per riportare le persone alla riflessione autonoma sul mondo e all’emotività di ognuno, per far fronte alla crisi climatica che ormai è sotto gli occhi di tutti. Lo sguardo di molti invece – almeno a Padova, nel Cortile Antico della sede universitaria di Palazzo Bo – potrà verificare da sé lo stato delle cose, grazie al fotoreportage di Michele Lapini sulle ferite e la malattia degli abeti rossi a causa del bostrico, lì dove la tempesta Vaia colpì nel 2018.

eco-emozioni

Paolo Crepet e Michele Lapini sono stati i protagonisti dell’evento dedicato ai filantropi dell’Università di Padova, i quali permettono, con le loro donazioni, il sostentamento dello studio e della ricerca accademica.
Il tema affrontato ha messo a confronto emotività ed ecologia, o Eco-emozioni: da un lato, l’esperienza nel mondo che ci induce a sentimenti contrastanti, dall’altro il tentativo – quantomeno presunto – di assopire la sensibilità, e di perdere ciò che ci contraddistingue come “esseri umani”. Un discorso complesso e articolato, che parte dalle nostre azioni – come specie – e ritorna come emozione.

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“Le ferite aperte delle foreste”: il fotoracconto di Michele Lapini sul bostrico tipografo

Il Donor Event ha permesso l’inaugurazione della mostra fotografica a cura di Michele Lapini, la quale racconta gli effetti della tempesta Vaia e dell’incremento delle temperature sulle foreste venete.
Le due catastrofi concomitanti hanno aperto delle ferite negli abeti rossi dell’Altopiano dei Sette comuni, esacerbando la presenza del bostrico tipografo, passato da entità endemica a epidemia forestale.

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bostrico tipografo ©️Michele Lapini

“Il bostrico si attacca alle piante malate, consumandole; era parte dell’equilibrio boschivo, fino al 2018; poi, la tempesta e lo stress idrico hanno fatto ‘ammalare’ più alberi del previsto, facendo sì che questo insetto diventasse un problema dal quale difendere le foreste stesse” ha raccontato Lapini.

“Vaia mi ha portato sulla Piana di Marcesina, ed è stato un punto di svolta per iniziare a sensibilizzare, tramite la fotografia, gli effetti di eventi estremi. Il bostrico è stata poi una conseguenza, che mi ha condotto all’idea di comprendere la complessità di un fenomeno, di restare nel luogo – ormai diventato un po’ come casa, afferma ancora il fotoreporter – per non interrompere il racconto, per non dimenticare”.
La mostra fotografica, che sarà visibile fino al 1 dicembre, sempre a Palazzo Bo, racconta visivamente la relazione tra la foresta, l’insetto del bostrico e l’essere umano, che tenta di arginare questa epidemia per salvare gli alberi delle foreste venete.

“Contro la comfort zone”: lo scontro tra l’emotività e il consumismo

Se l’impatto di Lapini contro l’emergenza climatica è di natura visiva, a parole ci ha pensato Paolo Crepet ad affrontare la situazione, calcando sullo scontro tra emozioni e consumismo, e sottolineando come il mercato ci abbia portato a barattare la nostra sfera emotiva in cambio della comodità dell’esistenza. “Vi do una notizia: quando studiavo in estate, qui a Padova, faceva caldo: molto caldo. Ed era pure umido. Dovevamo rotolare sulle piastrelle per cercare un po’ di fresco. Ora, anche gli studenti più motivati dal punto di vista ecologico vogliono stare al fresco del condizionatore. Sappiate che ambientalismo e consumismo non vanno d’accordo”.

Il ritorno al  pensiero e alle emozioni per riportarci alla complessità del reale

Così come i nostri valori morali.
“Si parla molto, oggi, di salario minimo. Giusto, perché quanto si paga un lavoratore, in Puglia, che raccoglie pomodori? Però allora il barattolo di pummarola, che compriamo al supermercato, non costa più 1,90€; magari costa 4, 5€. E la casalinga di Treviso come fa, allora, a comprare la passata a queste cifre? Capite allora che il problema è molto complicato”. Per questo motivo lo psichiatra ha invocato, al termine dell’intervista, un ritorno al pensiero e alle emozioni: per riportarci alla complessità del reale.

Crepet ha sottolineato come il politicamente corretto, il preservare la comodità e la sicurezza di chiunque, soprattutto dei bambini, sta facendo sì che le persone si rinchiudano nella loro “comfort zone”.
“Bisogna riformare radicalmente l’istruzione e l’educazione; bisogna riportare i bambini al gioco – non quello della playstation – e alla creatività. Non possiamo scrivere delle normative che prevedano, negli ambienti scolastici, dei ‘pavimenti antitrauma’; significa pretendere che i bambini rimbalzino. Non funziona così! Bisogna cadere per rialzarsi!” ha chiosato, ricordando che questa comodità, portata dall’innovazione tecnologica, ha come costo immane un consumo di energia.

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