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Ecco cosa facilita il ricordo dei sogni

Ecco cosa facilita il ricordo dei sogni

Una ricerca dell’Imt Alti Studi di Lucca evidenzia le caratteristiche che aiutano a conservare memoria di quel che si è sognato

È un fatto comprovato che tutti, o quasi, sognano quando dormono. Così come è possibile sognare per gran parte della notte, in cui attraversiamo varie fasi del sonno.
Al tempo stesso, non tutti hanno la capacità di ricordare quel che hanno sognato una volta svegli.
A incidere su questa propensione al ricordo, indicano gli studi sull’argomento svolti finora, sono molteplici fattori: da quelli legati al carattere individuale di chi sogna, ai modelli di sonno, fino addirittura alle diverse stagioni dell’anno.
Ma in questo ambito ci sono, come ci dice adesso una ricerca svolta dall’Imt Alti Studi di Lucca, pubblicata su Communications Psychology, delle caratteristiche comuni che è possibile riscontrare tra chi, partecipando all’esperimento durato 4 anni, ha mostrato una maggior capacità di ricordare i sogni.
“Comprendere i fattori che influenzano il richiamo dei sogni – riporta l’astratto dello studio intitolato “I determinanti individuali del richiamo del sogno mattutino” – è fondamentale per far progredire la nostra conoscenza dell’origine, del significato e delle funzioni dei sogni”.

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Chi ricorda più facilmente i sogni

A tal fine, i ricercatori, guidati da Valentina Elce, hanno raccolto, per periodi di 2 settimane nell’arco di tempo tra 2020 e 2024, 2900 rapporti sui propri sogni fatti registrare al risveglio mattutino da 204 volontari tra 18 e 70 anni (113 donne e 91 uomini), abbinandoli ai dati cognitivi e relativi al sonno monitorati attraverso dispositivi indossabili e test.
E il profilo di chi è risultato ricordare meglio ciò che aveva sognato parte innanzitutto dalla propensione a viaggiare con la mente e dall’atteggiamento positivo verso i sogni.
Inoltre, è emersa una maggior propensione a ricordare i sogni quando minore è la percentuale di sonno profondo, in lunghe notti di sonno, e più elevato il contenuto Rem.
Invece, contrariamente alle ricerche precedenti, non sono stati trovati effetti significativi sul ricordo legati a età e sesso, ma è stato scoperto che la probabilità di riferire un sogno al mattino è stata inferiore in inverno, soprattutto rispetto alla primavera, ma anche nei confronti dell’autunno.
In ogni caso, il consiglio dei ricercatori per migliorare il ricordo dei sogni è quello di focalizzarsi sull’esperienza vissuta nel sogno appena svegli, subito prima di alzarsi. La fase del sonno che precede il risveglio è del resto considerata un fattore chiave per stabilire se un sogno verrà ricordato o meno.

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L’importanza dei sogni

I sogni, ricorda lo studio, sono esperienze coscienti soggettive generate dal cervello durante il sonno, quando gli individui sono in gran parte (anche se non completamente) disconnessi dall’ambiente esterno sul lato sensoriale e motorio e in genere non sono in grado di esercitare volizione e auto-riflessione.
“Le esperienze oniriche – proseguono i ricercatori – attingono a ricordi e credenze precedentemente acquisite e, quindi, presentano aspetti rilevanti di continuità con pensieri, preoccupazioni ed esperienze salienti del nostro sé sveglio”.
Per questo si ritiene che abbiano potenzialmente un ruolo diretto nei processi dipendenti dal sonno che coinvolgono l’apprendimento e il consolidamento della memoria.
Inoltre, i sogni hanno una stretta relazione con la salute psicofisica.
Infatti, “alterazioni nella frequenza o nel contenuto delle esperienze oniriche possono accompagnare, o addirittura precedere, la manifestazione di veglia di sintomi clinici legati a disturbi psichiatrici e neurologici”.
“Tuttavia – si conclude – la nostra attuale comprensione dei fattori che influenzano la generazione e il richiamo dei sogni è scarsa”. Da qui la decisione “di indagare sui fattori intra e interindividuali associati al richiamo del sogno mattutino in un grande database multimodale”.

Alberto Minazzi

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Tag:  ricerca, sonno