E’ in atto una rivoluzione silenziosa. Sta modificando vecchi schemi, concretizzando nuovi valori, liberando la strada a un nuovo concetto di fruizione culturale che porta con sé anche il cambiamento di un’intera città. Mestre scopre la sua vocazione culturale e Venezia porta nuova linfa ai suoi musei, che si stanno trasformando in luoghi di cultura partecipata, aperti all’esperienza dei visitatori e a diverse categorie di pubblico.
Tutto è iniziato poco più di un anno fa quando, per la prima volta, parte dello straordinario patrimonio dei Musei Civici del centro storico è approdato al Centro Culturale Candiani di Mestre, avviando il progetto pilota “Cortocircuito. Dialogo tra i secoli”, che ha partorito la fortunata esposizione Attorno a Klimt. Giuditta, eroismo e seduzione.
Poi è toccato a Forte Marghera, dove ci sono state una prima installazione di sculture, “Gruppo di Famiglia”, provenienti dalla Galleria d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro e, nel corso dell’estate, l’allestimento di Motocicletta, l’architettura della velocità, sorta di storytelling del design a due ruote del XX secolo.
«Il senso della cultura sta innanzitutto nella sua divulgazione – spiega la presidente della Fondazione Musei Civici di Venezia Mariacristina Gribaudi – Nel farla diventare sempre più fruibile a pubblici diversi, nell’aprirsi al mondo con un nuovo approccio. C’è la città d’acqua e c’è la città di terra, che è parte integrante di Venezia e ha spazi che consentono di creare nella città metropolitana, ma non solo, importanti momenti di aggregazione».
Sia a Mestre (15 mila visitatori per Klimt al Candiani) sia a Venezia, dove i Musei Civici hanno chiuso il 2017 con un +6% di visitatori rispetto all’anno precedente, già in crescita rispetto al 2015, i numeri confermano la traiettoria di un percorso intrapreso a piccoli passi ma pronto ad allargarsi a un’offerta culturale in grado di rispondere sempre più a diversi target, aspettative, bisogni e curiosità.
«A Venezia abbiamo dei depositi d’arte molto importanti e abbiamo pensato di aprirli, convinti che l’arte vada salvaguardata soprattutto diffondendola, non solo attraverso nuovi spazi ma facendola entrare nella vita quotidiana – dice ancora Mariacristina Gribaudi. – Forte Marghera, che è di una bellezza unica, da questo punto di vista è eccezionale. Lì abbiamo rimesso a posto un complesso architettonico del 1800 che può ospitare oggi mostre di ogni tipo ma che anche al suo esterno ha grandi potenzialità».
Il nuovo approccio implica anche orari diversi, soprattutto serali e servizi che rispondono alle esigenze delle famiglie e dei più giovani.
«Mestre, per chi dirige un museo che cerca di interpretare al meglio la missione culturale, che significa provare a incidere sui valori civici e sociali – rileva la direttrice dei Musei Civici Gabriella Belli – è una realtà molto stimolante».
Siamo convinti che l’arte vada salvaguardata soprattutto diffondendola, non solo attraverso nuovi spazi ma facendola entrare nella vita quotidiana.
La sfida, per queste «due donne mature che hanno deciso di mettere assieme il proprio stile – racconta la presidente Gribaudi – consiste nel capire e reinterpretare questi musei, nel saperli adattare al cambiamento culturale in atto, nel mantenerli vivi».
I progetti sono molteplici. Ma Mestre che altre sorprese riserva nel prossimo futuro?
«Il Centro Culturale Candiani ospiterà quest’anno una mostra sulle collezioni del ‘700 veneziano – anticipa la direttrice Gabriella Belli. – Successivamente, sarà riaperto il dialogo tra antico e moderno con Kandinsky e il tema dello spirituale nell’arte e tra i progetti c’è anche una nuova esposizione sul vetro. Anche per Forte Marghera c’è qualche bella idea in cantiere. È un luogo informale, in cui l’arte interagisce con il tempo libero delle persone, diventa esperienza. È per questo che ci piacerebbe avviare un progetto culturale che si arricchisca nel tempo utilizzando anche lo spazio esterno con dei percorsi permanenti».