L’Italia è il primo produttore al mondo e il Paese che ne mangia di più
Nei suoi formati più classici come gli spaghetti o in quelli più particolari e caratteristici di ogni singola regione, fatta di grano duro, integrale o mixata assieme a altri ingredienti, la pasta difficilmente manca sulle tavole italiane.
Ed è sempre più presente anche tra le pietanze degli altri Paesi.
I dati Istat ci dicono infatti che, nel 2023, il comparto ha esportato per 3.819 milioni di euro, con un aumento del +3,1% sull’anno precedente. Che ha contribuito a portate a un fatturato di 8.186 milioni, +5,4% rispetto al 2022.
Complessivamente, la produzione è stata di 3.962.075 tonnellate.
Benché di pasta se ne produca molto anche nel resto del mondo, che a questo alimento dedica il 25 ottobre di ogni anno una giornata, il World Pasta Day, l’Italia mantiene il suo primato.
Insomma: la pasta resta un simbolo di italianità.
Simbolo di italianità
Un piatto di pasta su 4 che viene consumato nel mondo è made in Italy.
Il 25% della pasta consumata nel mondo e il 75% in Europa sono prodotti da un pastificio italiano.
Ma restano ancora gli italiani a consumarne di più: la stima è di 23 kg pro-capite l’anno.
La pasta piace molto anche ai tedeschi, agli inglesi, agli americani e ai giapponesi, che ne acquistano quasi il 60% della quota destinata all’export. Tra i mercati emergenti l’Arabia Saudita con +51%, la Polonia +25% e il Canada +20%.
Pasta: una passione e un prodotto in evoluzione
Guardando ai dati sul consumo si rileva che, almeno in Italia, la leadership della pasta è assoluta con il 99% delle persone che la consumano almeno una volta alla settimana e oltre 1 italiano su 2 che la porta in tavola tutti i giorni.
Uno su 5 invece, il 19,2%, la mangia 4-5 volte a settimana.
Il futuro di questo alimento è nella sostenibilità. Nell’ultimo decennio, infatti, è avvenuta una rivoluzione da parte dei consumatori che cercano oggi un prodotto che rispetti l’ambiente e che possa rispondere alle esigenze di chi ha sempre meno tempo per stare ai fornelli. A indagare sul futuro della pasta sono stati i pastai di Unione Italiana Food e International Pasta Organization proprio in occasione della Giornata Mondiale dedicata. In un futuro non troppo lontano, stando alle risposte degli italiani intervistati, il 59% prevede arriveranno nuove tipologie con farine o ingredienti alternativi; sarà conservata in packaging più ecologici e biodegradabili per il 52,6% e si aggiungeranno per il 35,4% nuovi formati.
Le curiosità
Un elemento curioso emerge riguardo al consumo di pasta in momenti meno tradizionali dei pasti: il 79,5% degli italiani ha dichiarato di essere disposto a mangiarla appena svegli o come breack durante la giornata. Questo però per il 48,1% di loro, a condizione che mantenga sempre elevati livelli di qualità e sapore. Il gusto risulta essere al primo posto tra i requisiti ricercati in un piatto di pasta. Nel complesso le aspettative mostrano un interesse crescente per la sostenibilità, l’innovazione e il benessere fisico. Per contro, il 41,2% desidera mantenere legami con la tradizione nella produzione di questo bene che dovrà rimanere accessibile ed economico per il 34,7% degli intervistati.
E se è vero che a pasta negli anni è stata protagonista di una grande trasformazione rinnovandosi e adattandosi a stili di vita differenti con nuove tipologie, dall’integrale alle paste speciali o arricchite fino a quelle senza glutine, è altrettanto dimostrato da un’analisi Coldiretti Ismea che in top position tra le ricerche c’è il prodotto made in Italy che utilizza solo grano nazionale, i cui acquisti nel primo semestre del 2023 sono cresciuti in valore del 13% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente Oggi, 4 pacchi di pasta su 10, vale a dire il 40% ,venduti in Italia utilizzano esclusivamente grano duro coltivato sul territorio nazionale.