Trenta milioni di iscritti al Registro delle opposizioni, zero risultati. Il telemarketing aggira ogni divieto, mentre le riforme restano intrappolate nei corridoi del parlamento
Ogni giorno, in Italia, su ognuna dei 110 milioni di sim voce attive arrivano in media poco meno di 2 telefonate provenienti da call center che propongono le più variegate “imperdibili” offerte commerciali.
Un fastidio innegabile che ha provato almeno una volta sicuramente ognuno di noi. E non si salvano nemmeno i circa 30 milioni di italiani che, proprio per porre un freno al bombardamento di chiamate commerciali provenienti dagli operatori di telemarketing, si sono iscritti al nuovo Registro pubblico delle opposizioni, entrato in vigore il 27 luglio 2022.
Perché il sistema che permette ai cittadini di opporsi al trattamento delle numerazioni telefoniche nazionali fisse e mobili, nei fatti, si è rivelato facilmente eludibile e, di conseguenza, praticamente inefficace.
Tra spoofing e codici di condotta
Sia chiaro, il fenomeno del telemarketing selvaggio non sconfina nel penale come invece avviene per un’altra enorme e ancor più fastidiosa piaga delle moderne telecomunicazioni: quella dei numerosi tentativi di truffa che molto spesso ci arrivano attraverso le applicazioni di messaggistica.
Il punto di contatto tra le due fattispecie è il cosiddetto “spoofing”, ovvero la falsificazione dell’identità del chiamante; ma nel caso delle offerte che ci arrivano ogni giorno ci si muove all’interno di pratiche commerciali sostanzialmente lecite.
Al riguardo, già nel 2023 sono stati approvati alcuni codici di condotta da parte di diverse autorità. Tra questi vanno ricordati in particolare il “Codice di condotta per il telemarketing e teleselling (telefonico)” del Garante per la protezione dei dati personali e il “Codice di condotta per contrastare il teleselling illegale” dell’Agcom. A settembre 2024, poi, il Garante della privacy, sull’onda di reclami e lamentele da parte di chi si era iscritto al Registro delle opposizioni, ha introdotto una serie di novità con il nuovo “Codice di condotta per le attività di telemarketing e teleselling”.
Telemarketing: il lungo cammino verso una regolamentazione efficace
Anche questo ultimo intervento, che ha tra l’altro incrementato le sanzioni per chi viola la privacy dei cittadini, in sostanza non è riuscito però a cambiare le cose. Nel frattempo, allora, si sono moltiplicate le proposte di legge presentate in Parlamento: ce ne sono ben 6, sottoposte all’esame delle Commissioni Telecomunicazioni e Attività produttive della Camera, che vedono come relatore l’onorevole Umberto Maerna, il quale già a gennaio di quest’anno aveva annunciato entro l’estate l’arrivo di una legge contro le telefonate indesiderate. Al momento, però, non si registrano passi avanti al riguardo. Né si è tradotta in novità concretamente rilevanti la norma, proposta dal Pd attraverso 2 emendamenti al Decreto Bollette, che intendevano introdurre per operatori e imprese l’obbligo di far apparire sul display del cellulare una chiara indicazione per segnalare all’utente l’arrivo di una chiamata di natura commerciale, oltre alla definizione di un prefisso unico, facilmente riconoscibile, per tutte le chiamate di telemarketing. Previsione, quest’ultima, che peraltro già nel 2018 era stata tradotta dall’Agcom in norma, poi però in sostanza non applicata anche per le numerose deroghe.
I princìpi della proposta di legge 1316 del 2023
Tra le varie proposte di legge presentate in materia, la numero 1316 del luglio 2023 ha provato a disegnare un riordino organico dell’intero settore dei call center, riconoscendo come sia uno dei meno tutelati dal punto di vista normativo nonostante la costante crescita degli ultimi anni. Come riporta la documentazione per l’esame della proposta di legge, secondo i dati di Eurostat e di European House Ambrosetti il mercato italiano dei call center conta su circa 1.400 aziende, di cui oltre la metà al Sud, che hanno fatturato complessivamente circa 2,8 miliardi di euro nel 2023 (6 considerando anche l’indotto indiretto). Si sottolinea inoltre che il comparto è caratterizzato da un alto tasso di occupazione femminile, con le donne che compongono circa il 69% della forza lavoro (34 punti percentuali sopra la media nazionale), e giovanile (il 56%, +17% rispetto alla media italiana). L’obiettivo di arrivare al miglior riordino è stato dunque perseguito dagli oltre 50 parlamentari firmatari attraverso un ampio coinvolgimento degli stakeholder, nella fase preparatoria, portando all’individuazione di 2 elementi chiave: la centralità del consumatore e la protezione dei suoi dati.
Le novità proposte a tutela del consumatore
Il provvedimento, composto di 10 articoli, declina queste tematiche attraverso 4 linee guida: la tutela dei diritti dei consumatori e dei cittadini; la tutela del mercato del lavoro e lo sviluppo dell’occupazione; la tutela e il sostegno delle imprese di esternalizzazione di processi aziendali e della filiera collegata; la realizzazione di servizi per favorire la transizione digitale. Per quanto riguarda la tutela dei consumatori, le previsioni del testo della proposta 1316 comprendono nuovi protocolli di protezione dei dati, una nuova disciplina per il contrasto al telemarketing illegale e l’introduzione di strumenti tecnologici avanzati nel contrasto delle pratiche illegali di raccolta dei dati, l’istituzione di un osservatorio per l’analisi del settore, l’individuazione di strategie sistemiche, aggiornate ed efficaci per il miglioramento della qualità dei servizi e la loro innovazione nonché il contrasto delle pratiche illegali. Tra le varie proposte presentate c’è in molti casi la richiesta di una sostanziale inversione del sistema attuale del registro, passando da quello basato sulle opposizioni a uno che, invece, richiede un consenso espresso del consumatore a essere chiamato. Inoltre si punta a estendere la responsabilità anche alle aziende committenti e agli operatori delle telecomunicazioni, a introdurre misure contro lo spoofing, a rafforzare la formazione del personale dei call center. Le associazioni dei consumatori chiedono invece l’introduzione dell’obbligo di registrare l’intera conversazione.
Alberto Minazzi