Politica +

Draghi: "La scuola va protetta, gran parte dei problemi dipendono dai non vaccinati"

Draghi: "La scuola va protetta, gran parte dei problemi dipendono dai non vaccinati"

Obbligo vaccinale per gli over 50 e scuola in presenza sono stati i due argomenti principali sui quali si è focalizzato l’intervento del presidente del consiglio Mario Draghi nella conferenza stampa che si è tenuta stasera alla presenza dei ministri della Salute Roberto Speranza, dell’Istruzione Patrizio Bianchi e del coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico Franco Locatelli.
Con la premessa che la situazione pandemica attuale è di fatto molto diversa rispetto a un anno fa, il premier ha sottolineato che quest’anno è “da affrontare con un approccio diverso, con realismo, prudenza ma anche con fiducia e con unità, per ridurre gli effetti economici e sociali. Soprattutto – ha detto – per ridurre gli effetti sui ragazzi e sulle ragazze, che più di altri hanno risentito della pandemia e delle conseguenti limitazioni, dal punto di vista psicologico e della formazione. La scuola è fondamentale per la nostra democrazia – ha concluso – va tutelata, protetta, non va abbandonata”.

Draghi

 

A far sì che si possa avere un approccio diverso, ha rilevato ancora Draghi, è la vaccinazione.
“Quasi l’80% della popolazione italiana ha completato il ciclo primario, quasi il 40% ha fatto la terza dose. Gran parte dei problemi che abbiamo oggi dipende dal fatto che ci sono non vaccinati, che hanno probabilità molto maggiori di sviluppare le forme gravi della malattia – ha aggiunto -Obiettivo di questa conferenza è l’ennesimo invito, a tutti gli italiani che non l’hanno ancora fatto, a vaccinarsi e a farlo anche con la terza dose”.
Poi, un bilancio della situazione attuale.

L’evoluzione del 2021, una speranza per il 2022

“Nel 2021 abbiamo avuto un numero di morti ancora tragicamente alto ma di numero inferiore al 2020 nonostante le tante riaperture. L’economia ha segnato una crescita del 6 per cento a fronte di un calo dell’anno precedente del 9 percento. Le nostre scuole hanno riaperto oggi, come in Francia, Germania e Regno Unito, che hanno una situazione pandemica simile alla nostra. Siamo stati tra i primi a inserire l’obbligo vaccinale per tutta una serie di categorie professionali, dai sanitari alle Forze di sicurezza e insegnanti – ha ricordato il presidente Draghi-. La settimana scorsa siamo intervenuti per regolamentare il lavoro agile della Pubblica amministrazione e nel privato, abbiamo esteso l’obbligo vaccinale per altre categorie di attività e per chi ha più di 50 anni, perché i dati dicono che chi ha più di 50 anni incorre in maggiori rischi”.

La scuola, un punto fermo

L’apertura delle scuole resta una priorità del Governo.
Questo perché “la Dad – ha spiegato Draghi – ha creato delle diseguaglianze destinate a restare e che si rifletteranno sul futuro dei ragazzi”.
A suffragare la decisione del Governo anche ragioni di carattere pratico, visto che gli stessi ragazzi che non andrebbero a scuola uscirebbero poi comunque con gli amici, in pizzeria o a praticare sport, dato che tutto è aperto. “Non avrebbe senso – ha concluso il presidente – Probabilmente ci saranno classi che andranno in Dad ma bisogna respingere un ricorso generalizzato alla didattica a distanza”.

Alcuni dati

I docenti sospesi dal 15 dicembre a oggi perché privi di vaccinazione sono lo 0,72%.
Tra i ragazzi in età compresa tra i 12 e i 19 anni, il 75% ha fatto già due dosi, l’85% la prima.
Il virus attualmente ha colpito il 3,6% dei docenti e sta constringendo alla quarantena il 4% di loro.
Gli studenti positivi sono il 2,2%, in quarantena il 2,3%.
Le scuole hanno riaperto con questi dati. I comuni che hanno fatto ordinanze di chiusura sono il 3.07%.

Le vaccinazioni

“Stamani – ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza – i vaccinati con una prima dose sopra i 12 anni erano l’89,41%. E i non vaccinati sono attualmente poco più del 10%. Eppure, questa minoranza occupa i due terzi dei posti in terapia intensiva e il 50% in area medica”.

Draghi

Su 100,000 abitanti ci sono 23,2 non vaccinati che vanno in terapia intensiva, dato che passa a 1,5 tra coloro che sono stati vaccinati con la seconda dose da più di quattro mesi, a 1 con ciclo primario entro i quattro mesi fino allo 0,9% con il booster.
Ecco perché la strada primaria per sconfiggere il virus, ha commentato il coordinatore del Cts Franco Locatelli, “ è ridurre il numero delle persone non vaccinate. Quanto a omicron -ha concluso – è meno pericolosa di delta, ma può causare malattia grave o risultare fatale”.

La strategia del Governo per le cure oltre il vaccino

I vaccini sono l’arma cruciale per fermare la pandemia. Oggi ci sono anche delle cure.
“C’è stata una grande attenzione sia verso gli anticorpi monoclonali sia sui farmaci antivirali – ha detto Locatelli – che sono stati sviluppati rispettivamente sulla base di un farmaco che inibisce un enzima necessario per la replicazione virale e un altro farmaco che è inibitore delle proteasi. Tra gli anticorpi monoclonali, con la variante omicron solo uno risulta attivo. Per questo, il Cts – ha annunciato – chiede l’identificazione della variante prima che si proceda all’infusione di un determinato farmaco”.
Tra le pillole già in uso in Italia c’è Molnupiravir, che si è dimostrato efficace al 30% nella prevenzione della malattia grave. Un altro farmaco sarà disponibile ai primi di marzo e avrà un’efficacia dimostrata dell ’89 percento.

Lieta Zanatta

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il campo nome è richiesto.
Il campo email è richiesto o non è corretto.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Tag:  coronavirus