Arte e Cultura +

Dove il tempo fiorisce: i 480 anni dell’Orto botanico di Padova

Dove il tempo fiorisce: i 480 anni dell’Orto botanico di Padova
Orto botanico di Padova

Dalla medicina del Cinquecento alle tecnologie del futuro, l’Orto più antico al mondo, oggi patrimonio Unesco, è un microcosmo dove piante e pensiero crescono insieme

C’è un giardino, nel cuore di Padova, dove le piante raccontano storie.
Raccontano di medicina e di viaggi, di scienza, di scambi tra continenti. È l’Orto botanico universitario più antico del mondo, fondato nel 1545 per insegnare agli studenti a riconoscere i “semplici” — le piante officinali, al tempo dedicate alla scienza medica. Da allora, tra aiuole geometriche, serre avveniristiche e collezioni uniche, questo spazio ha attraversato quasi 5secoli di evoluzione del pensiero umano.
Oggi, mentre celebra i suoi 480 anni, l’Orto Botanico di Padova sta ancora tra le basiliche di Santa Giustina e del Santo, a due passi dal “Prato senza erba”; un luogo vivo che parla di scienza e di storia, e in cui la ricerca affonda le proprie radici nel terreno della memoria.
“L’Orto Botanico, come tutti gli orti nati nel Rinascimento e successivamente, (ma in particolare il nostro) è in primis luogo di natura – dice Elena Canadelli, storica della scienza e referente scientifica del Museo botanico – ma anche un luogo dove questa ha dialogato con la cultura, e dove il visitatore trova l’una e l’altra. Oltre a questo, vi si trovano elementi architettonici – le mura dell’Orto, le statue – che raccontano a loro volta questo rapporto”.

Dalle radici accademiche al riconoscimento Unesco

Quel sedimento di patrimonio si è tradotto, nel 1997, con l’inserimento dell’Orto botanico nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco, che ne certifica l’unicità scientifica e storica. Origine di questo risultato – e di tutti gli altri, ancora oggi in divenire – fu la richiesta, nel lontano 1545, del professore Francesco Bonafede, docente di “lettura dei semplici” nell’ateneo padovano. Un obiettivo prettamente didattico, il suo: quello di facilitare agli studenti il riconoscimento delle piante medicinali (appunto, i “semplici”, gli elementi naturali oggetto di studio, all’epoca prettamente medico). Al tempo, l’Università di Padova era il centro di studi della Repubblica di Venezia, e furono i riformatori della Serenissima a dare l’assenso per la costruzione dell’Orto. Poi, nel corso della storia, i commerci veneziani contribuirono ad arricchirne il patrimonio botanico, incrementandone gli studi e la ricerca.

Orto botanico di Padova

Geometria, filosofia e natura in dialogo

Ancor oggi, l’Orto botanico mantiene la sua struttura originaria: una pianta circolare, in cui è inscritto un quadrato, al suo interno ulteriormente suddiviso in altri quattro più piccoli, incrociati da due viali perpendicolari.
L’idea era di richiamare le teorie filosofiche dell’epoca di macrocosmo e microcosmo, ed è questa a essere diventata riferimento per gli orti botanici costruiti successivamente nel mondo. I quattro “quarti”, detti anche spalti, un tempo erano sopraelevati di 70 cm; ognuno di essi prende nome dalla pianta che più li rappresenta: magnolia, ginkgo, tamerice, albizzia. Le aiuole sottostanti sono a loro volta disposte geometricamente, per un senso di armonia e eleganza. Oggi, le collezioni dell’Orto antico comprendono piante medicinali, insettivore, velenose, succulente, acquatiche e ornamentali, piante rare del Triveneto, flora dei Colli Euganei, oltre a piante storiche come la già citata “Palma di Goethe”, la più antica dell’Orto (1585, di soli 40 anni più giovane).

Orto botanico di Padova

Il Giardino delle Biodiversità e il Museo

Tra il 2014 e il 2023 l’Orto Botanico ha ampliato il proprio patrimonio. Il primo evento è stata l’istituzione del Giardino delle Biodiversità: 5 grandi serre a basso impatto ambientale, le quali accolgono 1300 specie diverse e portano i visitatori in un viaggio all’interno 5 biomi diversi (arido, temperato, mediterraneo, tropicale e sub-tropicale). Nel Giardino sono presenti 2 percorsi: il primo racconta della vegetazione terrestre nei continenti; il secondo della relazione tra essere umano e piante, tra cibo e medicina, fino ai nuovi risvolti che guardano allo spazio, alla robotica, alla vita stessa delle piante e ai loro processi vitali (non più oggetti a disposizione dell’uomo, ma essere viventi per sé autonomi). Dal 2023, l’Orto Botanico ha anche un suo museo i cui erbari e cataloghi saranno digitalizzati per rendere possibile, tra circa un anno, la consultazione pubblica di una delle collezioni più importanti d’Italia.

Il museo dell’Orto botanico di Padova

Quella dell’Orto botanico di Padova è una storia in continua evoluzione, che si perpetra nella ricerca scientifica, nei visitatori che lo attraversano (circa 200.000 all’anno, per 1600 visite guidate) e negli eventi che trovano spazio tra i suoi alberi (oltre 100 all’anno) così come nei laboratori didattici, che portano all’esplorazione di 3.500 specie e 6.000 esemplari vegetali. Una storia scandita dal ritmo della vegetazione che cresce, muore e si rinnova, tra le campane che suonano, da Santa Giustina, nel tardo pomeriggio di un aprile primaverile: mentre il sole cala e le ombre si estendono, tra la vegetazione, le piante, e i  silenzi, dell’Orto botanico di Padova.

Damiano Martin

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il campo nome è richiesto.
Il campo email è richiesto o non è corretto.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Tag:  Padova, Unesco