Le giovani con il titolo guadagnano in media il 58% in meno dei coetanei maschi: il più grande divario retributivo di genere nell’area Ocse
Raggiungono risultati più brillanti negli studi, ma incontrano maggiori difficoltà nel mondo del lavoro e soprattutto hanno una retribuzione di gran lunga più bassa nel confronto con gli uomini. Rispetto a questi ultimi, infatti, guadagnano ben il 58% in meno.
E’ la fotografia delle donne italiane laureate che emerge da “Education at a Glance 2024”, il Rapporto dell’Ocse, l’Organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico che raggruppa 36 Paesi del Nord America, dell’Asia e dell’Europa tra i quali l’Italia.
Secondo i dati rilevati, il divario tra i voti delle donne tra i 25 e 34 anni e quelli dei loro coetanei si sta ampliando e ben il 54% di loro è più propenso a conseguire una laurea rispetto ai colleghi maschi. Tuttavia, anche se le donne superano gli uomini nell’istruzione, la situazione si inverte quando entrano nel mondo del lavoro.
Donne più brave negli studi ma penalizzate nel mondo del lavoro
Le donne di età compresa tra i 25 e 34 anni hanno meno probabilità di trovare occupazione rispetto agli uomini con un divario più ampio per chi ha un livello di istruzione inferiore a quello secondario superiore.
In Italia solo il 36% delle donne con titolo di studio al di sotto di questo infatti trova lavoro, mentre la corrispondente quota per i giovani è del 72%. Guardando alle medie Ocse sono rispettivamente 47% e 72%.
La situazione cambia analizzando la situazione di coloro che hanno ottenuto una laurea.
Sebbene in media negli altri Paesi siano occupati l’84% delle donne e il 90% degli uomini, in Italia il 73% delle laureate e il 75% dei laureati hanno un lavoro. Il dato preoccupante riguarda il divario retributivo, che nel confronto con il salario degli uomini risulta essere il più ampio rispetto ai Pesi Ocse.
134 anni per una parità di genere a livello mondiale
Quello della parità di genere è un tema che si dibatte da sempre, con iniziative che si moltiplicano per promuovere una società più inclusiva e paritaria sia sotto il profilo culturale che economico come motore di crescita per le imprese e per il Paese. Tuttavia, come sostiene il Global Gender Gap Report del World Economic Forum, la strada per raggiungere una piena parità di genere a livello mondiale è molto lunga e servono adeguati strumenti per proseguire nel percorso.
Il traguardo da raggiungere è idealmente fissato per il 2158, ben tra 134 anni.
L’Italia perde punti e risulta 87^ su 146 nazioni
L’Italia, da quanto evidenzia il Report, sui 146 Stati presi in esame dalla classifica che annualmente valuta lo stato e l’evoluzione della parità di genere in quattro dimensioni chiave quali partecipazione economica e opportunità, livello di istruzione, salute e sopravvivenza e empowerment politico, si colloca all’ 87esimo posto segnando ben – 8 punti sul 2023.
Al primo posto c’è l’Islanda che con il 93,5% continua da oltre un decennio a essere l’unica economia ad aver colmato una percentuale così elevata del suo divario di genere.
Tiepidi risultati nel mondo
Sebbene nessun Paese abbia raggiunto la piena parità di genere, il 97% delle economie incluse nell’edizione 2024 ne ha colmato oltre il 60%. Sempre tra i 146 Stati considerati, il divario di genere in termini di salute e sopravvivenza si è ridotto del 96%; nel livello di istruzione del 94,9%; nella partecipazione economica e nelle opportunità del 60,5% e nell’emancipazione politica del 22,5%.