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DONNE AL VOLANTE

DONNE AL VOLANTE


Le avventurose spedizioni di Silvia Gottardi e Mariella Carimini: in due attraversano il mondo in auto per raccogliere fondi da destinare in beneficenza alle associazioni umanitarie che operano nei territori toccati dai loro viaggi.
Viaggiare e divertirsi, viaggiare ed essere utili al prossimo, seguendo antiche piste o inventando nuovi itinerari. Nel segno della solidarietà. Silvia Gottardi e Mariella Carimini hanno escogitato un sistema singolare di trascorrere le vacanze d’estate: girare il mondo a bordo di un’auto, raccogliendo fondi da destinare poi a iniziative di solidarietà. Silvia Gottardi, padovana di nascita ha inoltre un legame con il nostro territorio grazie al basket e alla Reyer. Nella stagione 2002-2003 ha infatti indossato la maglia orogranata in serie A1 con Andrea Petitpierre in panchina, Nolan, Page e Capin come straniere.
Gottardi e Carimini, meglio conosciute come le DAV, le Donne al Volante, dopo il MongolRally 2010 e la TransAfrica 2011, hanno completato l’EuroAsia 2012 con partenza da Milano e arrivo a Tokyo. Tre avventure, quasi 50.000 mila chilometri percorsi, ma anche circa 60 mila euro raccolti. L’ultimo la scorsa estate, a bordo della GazzaMobile, una Peugeot 3008 HYbrid 4 posti completamente rosa visto che i viaggi della coppia di viaggiatrici ha trovato l’appoggio de La Gazzetta dello Sport e della Fondazione Candidò Cannavò, oltre naturalmente a Peugeot Italia.
Un’avventura iniziata quasi per gioco. «Due anni e mezzo fa, in aprile – spiega Silvia Gottardi – Mariella mi dice che le piacerebbe partecipare al MongolRally e fare qualcosa per beneficenza. La mia reazione? Inizialmente ero perplessa, poi sono andata a consultare il sito dell’evento per curiosità, dieci minuti dopo eravamo già iscritte. Con un piccolo problema: dovevamo trovare mille euro per la beneficenza in due mesi». Un impulso dettato dalla voracità di conoscere nuove terre e nuovi popoli. «Dovevamo trovarci anche un nome, Donne al Volante è venuto spontaneo: autoironico, anche una presa in giro per tutti quelli che considerano le donne un pericolo costante al volante. Siamo spinte dalla passione per i viaggi, il desiderio di fare del bene, ma anche curiosità, entusiasmo e, perché no, un pizzico di sana follia».
Dopo il MongolRally e la TransAfrica, è toccato a EuroAsia: 19.242 chilometri da Milano e Tokyo, percorsi in due mesi esatti, attraversando Slovenia, Serbia, Romania, Moldavia, Ucraina, Russia, Kazakistan, Uzbekistan, Tajikistan, Kirghizistan, Cina, Corea del Sud e Giappone. Video, book fotografico e libro seguiranno questa nuova esperienza di Silvia Gottardi e Mariella Carimini.
Le Donne al Volante hanno raccolto 25 mila euro interamente destinati a tre progetti: il miglioramento delle condizioni di vita delle donne nel distretto di Chongli, in Cina, portato avanti da Actionaid; il progetto “Sportivamenteinsieme” che promuove l’integrazione tra i mondo dei giovani e quello della disabilità attraverso lo sport, realizzato dall’associazione di volontariato “Il Gabbiano-Noi come gli altri”; supportare “Orto dei Sogni”, che in collaborazione con il partner giapponese “NPO Information Center”, aiuta i bambini colpiti dal disastroso incidente nucleare di Fukushima a dare loro nuova serenità fisica e mentale.

Un viaggio straordinario e un rimpianto. «Uno dei nostri sogni era visitare il Pamir. Per la seconda volta non ci siamo riuscite, il giorno prima del nostro arrivo è scoppiata la guerra tra Pamiri e governo Tajiko. Abbiamo incontrato due turisti francesi terrorizzati, la polizia ci ha rispedito indietro. Il cambio di programma è stato forzato, ma vogliamo tornarci. Di questo conflitto si è saputo poco o niente, ma i morti sono stati tantissimi». Il mancato attraversamento del Pamir ha comportato disagi e rischi in più. «La deviazione è stata solo di… duemila chilometri, ma abbiamo dovuto passare il Tunnel della Morte, praticamente un fiume sotterraneo di circa 7 chilometri con l’acqua che arrivava alla portiera, e un passo a 4.000 metri di quota, su una strada piena di buche a strapiombo su una valle costellata dai rottami di auto e Tir».
L’attraversata della Cina? «Paese straordinario, con regole ferree da rispettare. A bordo abbiamo dovuto far salire una guida, obbligatoria, altrimenti niente da fare. Il suo nome era Zhang Bin, ma noi lo chiamavamo David, su sua richiesta. La vita in Cina è condizionata dai controlli, in tanti non hanno voluto darci indicazioni, spaventati. Pochi gli europei incontrati, esistono anche alberghi destinati esclusivamente ai turisti».
Com’è stato l’arrivo a destinazione? «Quando siamo arrivate a Fukuoka, via aereo, scopriamo che la GazzaMobile è ancora in mezzo al mare. Sono stati 4 giorni infernali, tra un ufficio e l’altro, richieste folli di denaro per sdoganare l’auto. Noi immobili, al porto, una specie di incubo, finchè non abbiamo trovato un sospiro di sollievo vedendola dentro a un container. Poi ci siamo messe in marcia per la capitale, arrivate sotto la Tokyo Tower siamo esplose in un urlo di gioia, la nostra missione era terminata».

Le immagini del passato sono ancora ben presenti nella mente di Silvia Gottardi e Mariella Carimini, ma la mente è già rivolta alla prossima avventura. «Ormai non possiamo più trascorrere un’estate senza un viaggio on the road. Il prossimo anno andremo in Sud America, la meta è quella, il percorso è tutto da stabilire, partiremo però dalla Colombia». Alla scoperta di nuove terre, popoli diversi ed emozioni senza sosta, sempre a bordo della GazzaMobile rosa.

LE PRECEDENTI SPEDIZIONI
MONGOLRALLY
Nel 2010 Silvia Gottardi e Mariella Carimini hanno partecipato al MongolRally, gara non competitiva (con l’obbligo di completare il tragitto in 6 settimane) con partenza da Milano e arrivo a Ulan Bator, dopo circa 15.000 chilometri attraverso 9 Stati in cinque settimane. Furono raccolti 10.000 euro destinati al CESVI per finanziare un progetto in Tajikistan per il miglioramento delle risorse idriche delle comunità rurali della regione di Khatlon nel distretto di Abdurakhomi Jami.
TRANSAFRICA
Nel 2011 la GazzaMobile ha attraversato l’Africa da Nord a Sud, attraverso Egitto, Sudan, Etiopia, Kenya, Tanzania, Mozambico prima di arriva a Città del Capo, in Sudafrica. Un percorso di circa 16.000 chilometri completato in meno di due mesi. Ventiquattromila gli euro raccolti, destinati questa volta a un progetto del Cesvi, la “Casa del Sorriso”, realizzata nel cuore della baraccopoli di Philippi, a Cape Town. La “Casa del Sorriso” ospita donne e bambini che hanno vissuto esperienze di violenza.

DI MICHELE CONTESSA
 
 

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