L’ultimo rapporto Ispra: per 2,4 milioni pericolosità elevata. 1,3 milioni a rischio-frane
Dopo l’ennesima tragedia (l’alluvione che ha devastato le Marche e, in particolare, il Senigalliese, con anche 11 vittime accertate), a fascicoli di indagine aperti l’Italia si interroga sul dissesto idrogeologico del suo territorio.
Perché la natura, quando vuole, può sfuggire al controllo dell’uomo. Ma ciò non toglie che, sia pur entro certi limiti, fare prevenzione sia comunque possibile.
In tal senso, il punto di partenza per un ragionamento non manca. Perché, giusto l’anno scorso, Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) ha aggiornato dopo 3 anni, con la terza edizione del suo rapporto, il quadro sinottico sul dissesto idrogeologico e le mappe nazionali della pericolosità da frana, quantificando anche gli indicatori di rischio.
E i numeri emersi fanno riflettere: sono più di 6,8 milioni gli abitanti considerati a rischio alluvione e 1,3 milioni la popolazione a rischio frane. Mettendo insieme una pericolosità frane elevata o molto elevata e una pericolosità idraulica media, 55.609 km quadrati (il 18,4% del territorio nazionale) è dunque da considerarsi a rischio.
Rapporto Ispra 2021: le alluvioni, i numeri generali
Il territorio italiano misura nel suo complesso oltre 302 mila km quadrati. Di questi, sottolinea Ispra, il 10% presenta un rischio di alluvioni medio, il 5,4% un rischio elevato e il 14% un rischio basso. Dal precedente rapporto del 2018, la superficie a pericolosità idraulica media è aumentata del +18,9%.
Rapportati alla popolazione complessiva, di poco inferiore a 59,5 milioni, a rischio medio sono 6.818.375 Italiani (l’11,5%) e 2,9 milioni di famiglie (11,8%), a rischio elevato 2,4 milioni di abitanti e poco più di un milione di famiglie (in entrambi i casi il 4,1% del totale).
Oltre 12,2 milioni di abitanti e 5,2 milioni di famiglie (in percentuale il 20,6% e il 21,2% del totale) hanno un basso rischio di alluvione. Come precisa Ispra, i dati sui 3 scenari di pericolosità idraulica non vanno però sommati, in quanto quello “di pericolosità bassa rappresenta lo scenario massimo atteso, ovvero la massima estensione delle aree inondabili”.
Il rischio-alluvioni nel dettaglio
Il rapporto di Ispra evidenzia come sono 4 le regioni (Veneto, Liguria, Emilia Romagna e Toscana) con una percentuale di popolazione e di famiglie esposte al rischio di alluvione superiore ai valori nazionali per tutti gli scenari di pericolosità.
La regione con la maggior percentuale di popolazione (62,5%) e famiglie (61,8%) a rischio di alluvione in uno scenario di pericolosità media è l’Emilia Romagna. La provincia con la maggiore percentuale di popolazione e di famiglie esposte è invece Pisa, con il 42%.
Quanto agli edifici, sono oltre 623 mila (il 4,3% del totale) a ricadere in aree a pericolosità/probabilità elevata di alluvione. Le regioni con percentuale sopra la media sono Valle d’Aosta, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Toscana. Anche in questo caso, la percentuale regionale di rischio più alta in uno scenario medio è quella dell’Emilia Romagna (59%) e, tra le province, quella di Pisa, con il 37,9%.
Le regioni con percentuali di unità locali di imprese esposte a rischio di alluvione superiore ai valori medi sono Liguria, Emilia Romagna (prima con il 60,9% in caso di scenario medio) e Toscana (Pisa al 50,5%). Infine, per i beni culturali, si conferma prima l’Emilia Romagna (55,4%) sopra media con Veneto (Venezia prima tra le province, con riferimento allo scenario di pericolosità elevata, con il 62,1%), Friuli Venezia Giulia e Liguria.
Il rischio-frane
Più articolata è la mosaicatura nazionale della pericolosità da frana, anche in questo caso realizzata da Ispra sulla base dei dati forniti dalle Autorità di bacino distrettuali. Gli scenari di rischio considerati dal rapporto sono infatti 5 e vanno da quello più basso (“area di attenzione”, che riguarda il 2,3% del territorio e l’1,1% della popolazione) ai 2 più alti (pericolosità “elevata” e “molto elevata”), passando per i livelli di pericolosità “moderata” e “media”.
A essere prese in considerazione per il concreto rischio di frane sono dunque le 2 fasce più elevate, nelle quali ricadono rispettivamente il 5,6% del territorio e l’1,4 della popolazione (fascia “P3” elevata) e il 3,1% del territorio e lo 0,8% della popolazione (fascia “P4” molto elevata). Sommando i due dati, risulta ricompreso così un totale di poco meno di 26,4 km quadrati (l’8,7% del territorio) e poco più di 1,3 milioni di abitanti (il 2,2% della popolazione). E l’incremento di queste fasce, rispetto al 2018, è del +3,8%.
Alberto Minazzi