L’eccellenza passa da Mestre e dall’Ospedale dell’Angelo.
L’Unità Operativa di Malattie Endocrine, Ricambio e della Nutrizione dell’ospedale mestrino, guidata dal Direttore Carlo De Riva, ha preso parte a un importante studio da poco pubblicato su Diabetes Care, la più prestigiosa rivista internazionale dedicata al diabete.
Un’equipe di lavoro che ha visto collaborare ospedali del Nord Italia –oltre all’Angelo anche importanti istituti di Milano, Bergamo e Pavia –e del Nord America.
Un significativo passo in avanti nello studio della malattia associata in questo caso al Covid-19 e agli effetti che il virus ha, o potrebbe avere, sui pazienti diabetici.
Covid e diabete: si rischia di più?
Lo studio internazionale, dopo approfonditi rilievi epidemiologici e clinici, ha rilevato che i soggetti con diabete mellito (malattia cronica caratterizzata dall’aumento della concentrazione di glucosio nel sangue) non risultano a maggior rischio di contrarre il coronavirus rispetto ai cittadini non diabetici.
Tuttavia si evidenzia come, in caso di infezione, la prognosi appaia peggiore per chi ha il diabete.
Soprattutto lo studio ha valutato gli effetti della terapia aggiuntiva con Sitagliptin, un farmaco attualmente in uso per abbassare la glicemia e che, sui pazienti positivi al Covid-19, ha dimostrato di ridurre la mortalità e di aumentare le possibilità di guarigione e dimissione.
Maggiori speranze per 4 milioni di italiani
Un protocollo ancora in fase sperimentale, autorizzato dal Ministero della Salute, ma che fa ben sperare gli oltre 4 milioni di pazienti italiani (più di 400 milioni quelli a livello mondiale) affetti dalla malattia.Un risultato d’eccellenza e frutto di una grande sinergia, come sottolinea il Direttore Generale dell’ULSS 3 Serenissima Giuseppe Dal Ben:
«Il lavoro svolto dall’Unità Operativa di Malattie Endocrine dell’Ospedale dell’Angelo ci vede inseriti ancora una volta in una ricerca di alto livello della comunità scientifica internazionale. Da un’intuizione avvenuta in periodo emergenziale e condivisa nell’ambito della comunità scientifica diabetologica segue ora –e questa è la cosa più importante –la conferma della validità di una terapia precisa, un’arma in più da utilizzare in questa particolare popolazione di pazienti che risultano particolarmente fragili se esposti al Covid-19».
“Straordinarie èquipe all’opera”
«Il risultato di questa ricerca è stato reso possibile anche grazie alla pronta risposta organizzativa della nostra ULSS 3 all’emergenza Coronavirus – dice il direttore dell’ Unità Operativa di Malattie Endocrine Carlo De Riva – Importantissimo inoltre il contributo dell’Unità Operativa di Malattie Infettive, di Medicina Interna, di Pneumologia, di Anestesia e Rianimazione, guidati rispettivamente dai dottori Sandro Panese, Fabio Presotto, Lucio Michieletto e Francesco Lazzari. Tutte queste straordinarie équipe hanno contribuito alla piena presa in carico dei pazienti nel periodo della pandemia, e in questo modo hanno costruito il contesto migliore per lo sviluppo della ricerca ora pubblicata».
Diabete, numeri in crescita
Come sottolineato dall’Associazione Italiana di Diabetologia e ribadito da numerose ricerche sul tema, ben 3,27 milioni di persone dichiarano di avere il diabete, circa 1 persona su 6 considerando gli over 65.
Si stima inoltre che ogni due minuti, in Italia, a un cittadino venga diagnosticata la malattia (dati diabete.com, dicembre 2019). I pazienti diabetici seguiti dal Servizio sanitario dell’ULSS 3 Serenissima risultano circa 41 milamentre le persone già diabetiche ricoverate, da febbraio a oggi, con sintomi riconducibili al coronavirus sono state 58.
Mettendo a confronto i pazienti diabetici con infezione da Covid-19 con gli altri pazienti non diabetici, dai dati emerge che i primi rappresentano circa il 40% del totale dei ricoveri in area Covid.