Ricercatori danesi progettano una molecola con un “interruttore” che si attiva o meno in base ai livelli di glucosio nel sangue
Né troppo, né troppo poco.
I malati di diabete, che continuano a crescere (si stimano 422 milioni di persone in tutto il Mondo, di cui 3,5 milioni solo in Italia), sanno bene che col livello di glucosio nel sangue c’è poco da scherzare.
Perché quando lo zucchero circola in quantità elevate nelle nostre vene produce complicazioni a lungo termine: dalle malattie cardiovascolari all’ictus, dalle malattie renali croniche alla cecità.
Si rende allora necessario tenerlo sotto controllo. E la soluzione, in questo caso, c’è e si chiama insulina.
Le iniezioni di questo ormone, però, possono avere una controindicazione altrettanto seria: l’ipoglicemia.
Ovvero la condizione, che si può presentare anche diverse volte a settimana soprattutto per chi è malato di diabete di “tipo 1”, in cui la concentrazione di glucosio nel sangue si abbassa rapidamente, potendo portare, a seconda della sua gravità, ad ansia, debolezza e confusione, ma anche perdita di coscienza, convulsioni, fino alla morte.
L’insulina intelligente
Da decenni, così, i ricercatori stanno cercando quella che sarebbe realmente la quadratura del cerchio.
Ovvero un modo di regolare automaticamente l’attività dell’insulina a seconda del livello di glucosio in circolazione, adattandosi ai suoi sbalzi.
Un risultato che, secondo quanto riporta uno studio pubblicato sulla rivista Nature, sarebbe stato ora raggiunto dai ricercatori della società farmaceutica Novo Nordisk.
La molecola di insulina che è stata progettata nei laboratori danesi, modificandola attraverso l’introduzione di componenti sensibili al glucosio, ha dimostrato infatti di essere in grado di attivarsi o meno in base alla quantità di zucchero presente nel sangue.
In tal modo, diventa possibile ridurre la glicemia, ma senza scendere al di sotto della soglia di pericolosità.
Come funziona l’interruttore dell’insulina intelligente
La molecola, ribattezzata NNC2215, è stata testata su maiali e ratti e ha dimostrato la stessa efficacia antiglicemica dell’insulina umana iniettata in questi animali, ma prevenendo nel contempo i cali di zuccheri. Questa insulina modificata è infatti dotata di una sorta di interruttore, composto di 2 parti: un macrociclo, cioè una struttura a forma di anello, e una molecola derivata dal glucosio chiamata glucoside.
Quando le concentrazioni di zucchero nel sangue salgono, il glucoside si sposta e, cambiandone la forma, attiva l’insulina. Se, però, i livelli si abbassano, lo stesso glucoside si aggancia al macrociclo e l’ormone passa a uno stato chiuso e inattivo. L’innovativo approccio evita così la controindicazione, legata all’irreversibilità del meccanismo, dei precedenti tentativi basati su composti contenenti depositi di insulina.
Le prospettive e le altre ricerche
In precedenza, era già stato dimostrato come una molecola di insulina con lo stesso meccanismo fosse sensibile al fruttosio, ma è la prima volta che a essere interessato è il glucosio. Il cammino verso la concreta utilizzabilità della scoperta è però ancora lungo, essendo necessarie ulteriori ricerche per ottimizzare la sicurezza e l’efficacia della molecola, testandola su intervalli di glucosio più ristretti come quelli che si verificano nei malati di diabete.
C’è da tenere presente anche il tema del costo del farmaco. In questa prospettiva va però ricordato che non è questo l’unico farmaco insulinico intelligente su cui si sta lavorando, per arrivare anche alla massima possibilità di personalizzazione delle terapie. I progetti, avviati in Cina, Australia e Usa, puntano anche sul perfezionamento di insuline ultra-rapide.
Alberto Minazzi