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Dengue: il vaccino è efficace e sicuro

Dengue: il vaccino è efficace e sicuro

Lo conferma la prima meta-analisi a livello mondiale delle Università di Bologna e Ferrara. Aviaria: uno studio ipotizza che possa diffondersi con il respiro

Con il Covid che è ormai entrato abbondantemente nella fase “di convivenza” (sono stati comunque 8.942 i nuovi casi nella settimana dall’11 al 17 luglio, quella presa in considerazione dall’ultimo bollettino pubblicato dal Ministero), i virus sui quali resta massima l’attenzione restano numerosi, così come continuano gli studi sulle possibili risposte sul fronte sanitario.

Tra le possibili insidie che si presentano più minacciose, ci sono per esempio la Dengue e la cosiddetta “influenza aviaria”. Al riguardo, sul primo fronte arrivano notizie positive sull’efficacia e la sicurezza del vaccino. Quanto al virus H5N1, che, ormai pienamente effettuato il salto di specie dai volatili, ha colpito molti bovini, in particolare negli allevamenti statunitensi, arrivano le prime considerazioni su come si trasmetta il contagio tra le mucche.

Dengue: TAK-003 o Qdenga, efficace e sicuro

TAK-003 o Qdenga è al momento l’unico vaccino approvato in Italia e in molti Paesi europei per la lotta contro la Dengue. Ma la sua efficacia fa ben sperare. E’ infatti superiore al 50% nel ridurre i casi e mostra un effetto duraturo e sicuro. Lo dice uno studio realizzato dalle Università di Bologna e Ferrara, coinvolgendo oltre 20 mila persone, anche a distanza di più di un anno dall’ultima somministrazione.

dengue

L’indagine, pubblicata sulla rivista Vaccines, è la prima complessiva a livello mondiale e i risultati hanno dimostrato che tra chi ha ricevuto entrambe le dosi previste, più del 90% ha sviluppato gli anticorpi. Anche la risposta con una sola dose è stata comunque buona: è stata sufficiente per lo sviluppo degli anticorpi in più del 70% degli adulti e più del 90% dei bambini e adolescenti.

Come sottolinea Maria Elena Flacco, direttrice della Scuola di specializzazione di Sanità pubblica dell’Università degli Studi di Ferrara, prima autrice dello studio, con i risultati ottenuti in termini di sicurezza, immunogenicità ed efficacia, la somministrazione del ciclo completo di vaccinazione con 2 dosi può rappresentare uno strumento fondamentale per la prevenzione. Il vaccino disponibile può dunque essere molto utile per le popolazioni delle aree endemiche come anche per i viaggiatori provenienti da aree non a rischio.

Molti anni di ricerca per arrivare al vaccino

Sono oltre 400 milioni ogni anno le persone infettate dal virus della Dengue, trasmesso da alcune specie di zanzare e diffuso soprattutto nelle zone più calde del pianeta. In Italia, come nel resto dell’Europa, è presente principalmente come malattia di importazione associata a viaggi in luoghi dove vi è maggiore possibilità di prenderla come le zone tropicali e subtropicali di Africa, Sudest asiatico e Cina, India, Medioriente, America latina e centrale, Australia e diverse zone del Pacifico.

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In Italia dal 1 gennaio all’11 luglio 2024 al sistema di sorveglianza nazionale delle arbovirosi dell’istituto Superiore di Sanità risultano 283 casi confermati di Dengue, tutti associati a viaggi all’estero che hanno colpito persone in età media di 43 anni senza alcun decesso.

In seguito all’aumento dei casi, che si stanno verificando in un numero sempre maggiore di Paesi, nel nostro la malattia è al centro di un’allerta sanitaria. Poiché al momento non esiste una terapia efficace contro il virus, l’unica strategia per la prevenzione è il vaccino al quale gli scienziati sono arrivati dopo diversi anni di studi.

Anche il respiro può diffondere l’aviaria tra le mucche

Un altro studio del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (disponibile in versione preprint sulla piattaforma BioRxiv) ha testato invece l’efficacia del contagio da influenza aviaria tra le mucche, dimostrando che potrebbero infettarsi respirando aerosol carichi di virus.

A questa considerazione sono arrivati infettando mucche e vitelli con il ceppo specifico H5N1 isolato nei bovini del Texas all’inizio dell’epidemia e successivamente esponendo 4 vitelle femmine di un anno a una nebbia carica di virus attraverso una maschera che copriva naso e bocca degli animali.

aviaria

Tutti gli animali infetti hanno prodotto anticorpi neutralizzanti contro il virus confermando l’avvenuto contagio. I vitelli hanno mostrato sintomi lievi e i ricercatori hanno isolato il virus infettivo nelle vie aeree superiori di 2 di loro. I risultati dello studio suggeriscono che in un ambiente in cui centinaia di animali sono tenuti in spazi ristretti il virus potrebbe dunque diffondersi attraverso le vie respiratorie.

Va tuttavia fatto notare che, secondo gli esperti, questa non rappresenterebbe una fonte importante di diffusione, in quanto lo studio ha dimostrato che gli animali coinvolti non hanno diffuso il virus in grandi quantità. Quindi ad oggi la modalità di trasmissione che sta guidando la pandemia negli allevamenti statunitensi rimarrebbe principalmente quella attraverso il latte infetto.

Silvia Bolognini

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