L’infettivologo Gobbi: l’aumento dei casi in Sudamerica deve far alzare l’asticella dell’attenzione anche in Italia
Per l’Organizzazione panamericana della Sanità, il 2024 sarà l’anno della peggiore epidemia della storia moderna.
A causarla, saranno le zanzare. O meglio, le arbovirosi che trasmettono.
Nel Centro e Sud America, ma anche a Singapore e soprattutto in Brasile, i dati sono già allarmanti.
A preoccupare è soprattutto l’epidemia di Dengue che presenta numeri triplicati rispetto allo scorso anno.
A fine marzo sono risultati 3,5 milioni i casi di contagio in 18 Paesi dell’America Latina.
Nel solo Brasile, hanno contratto finora la Dengue 2,3 milioni di persone e il virus ha causato 830 decessi.
In Italia nel 2023 i casi confermati sono stati 362 (di cui 280 associati a viaggi all’estero), con un decesso.
Ma anche nel nostro Paese, dove tra l’altro, con l’arrivo dell’estate, è imminente anche la proliferazione delle zanzare, la Dengue è un rischio concreto. Da Genova a Pesaro, da Varese a Brescia, i casi importati si stanno moltiplicando.
La Dengue in Italia: massima attenzione, ma ancora nessuna emergenza
“I casi di Dengue – commenta Federico Gobbi, direttore del Dipartimento di malattie infettive e tropicali dell’Irccs “Sacro Cuore” di Negrar, nel Veronese e associato di Malattie Infettive all’Università di Brescia – sono in aumento rispetto al passato nei Paesi a basso reddito, così come il livello dei viaggiatori è tornato ai livelli pre-pandemia. Di conseguenza, qualche caso legato a viaggi internazionali in zone frequentate da molti turisti e alle prese con l’epidemia arriva anche in Italia, imponendo misure preventive e di gestione, dovendoci far trovare pronti con la sorveglianza. Per il momento, però, non si può parlare di emergenza”.
La Dengue “importata”, ammonisce Gobbi, è comunque solo uno dei problemi. “Quello ancor più grosso – afferma – si verificherà quando si presenteranno grandi quantità di vettori in grado di trasmettere il virus in forma autoctona. Non bisogna dimenticare che la Dengue per l’80% si sviluppa in forma asintomatica e quindi potrebbe essere elevato il numero di casi non diagnosticati ma che, attraverso la puntura di una zanzara tigre, possono contribuire a far circolare il virus. Dobbiamo prepararci a una convivenza col virus nella stagione calda”.
Dengue autoctona: è ancora presto
La zanzara tigre “italiana” è scientificamente chiamata “Aedes Albopticus”.
Vi è però un’altra specie di questo insetto, la “Aedes Aegypti”, che potenzialmente è ancor più pericolosa per l’uomo.
“Questa zanzara – conferma l’infettivologo del Sacro Cuore – è in grado di trasmettere meglio non solo la Dengue, ma anche la febbre gialla e Chikungunya. Fortunatamente, non è ancora presente nel nostro Paese ed è per questo che vanno monitorati attentamente porti e aeroporti, per evitarne l’introduzione”.
Al riguardo, il Ministero della Salute ha già emesso 3 circolari.
La sorveglianza sugli arrivi internazionali, dunque, andrà per il medico intensificata soprattutto tra la tarda primavera e l’inizio dell’estate. Poi, si aprirà anche la fase dei possibili contagi autoctoni.
“Quest’anno – prevede Gobbi – i primi casi di Dengue dovuti a una trasmissione interna in Italia dovrebbero presentarsi da giugno in poi. L’anno scorso, al riguardo, ricordo focolai autoctoni soprattutto in Lombardia e Lazio, ma anche il Veneto, dove lavoro, che è stata la prima regione, nel 2020, a registrare casi autoctoni, è dunque da considerare a rischio”.
Dengue: cosa fare per prevenirla
Prevenzione è dunque la parola-chiave per una malattia a bassa mortalità (si calcolano tra i 4 e i 5 mila decessi all’anno in tutto il Mondo), ma comunque pericolosa, specie per i fragili.
In una sezione dedicata, il Ministero della Salute ricorda che “la prevenzione della Dengue a livello individuale consiste principalmente nell’adozione di misure di protezione personale”, da seguire “tenendo presenti le abitudini “diurne” delle zanzare”. Tra queste, indossare indumenti lunghi e chiari, usare repellenti per gli insetti e soggiornare se possibile in luoghi con zanzariere e aria condizionata.
Tali accorgimenti sono indicati “soprattutto al mattino presto e nel tardo pomeriggio”.
Esistono anche due vaccini autorizzati, uno dei quali “commercializzato in Italia, con possibilità di utilizzo nell’ambito della medicina dei viaggi” e “in grado di stimolare una efficace risposta immunitaria nei confronti dei quattro sierotipi del virus”. Viene somministrato in due dosi a distanza di 3 mesi, mediante iniezione sottocutanea, a soggetti di età pari o superiore a 4 anni, indipendentemente da una pregressa esposizione al virus. Fondamentale, infine, la disinfestazione.
Alberto Minazzi