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Dengue: a Brescia il primo caso autoctono del 2024

Dengue: a Brescia il primo caso autoctono del 2024

Il virus contratto da una persona che non ha effettuato viaggi all’estero

In Italia è stato registrato il primo caso di Dengue autoctono.
Non dunque legato a viaggi in posti dove sia possibile contrarre l’infezione ma a una puntura di zanzara “di casa”, motivo per cui è partita tutta la procedura di disinfestazione.
Il primo del 2024 è stato scoperto a Brescia e contribuisce ad aumentare un trend di contagi ancora contenuto ma in incremento.
Secondo i dati dell’ultimo monitoraggio del sistema di sorveglianza nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità, in data 5 agosto 2024 i casi di Dengue confermati erano 324, tutti fino ad allora associati a permanenze all’estero, da persone con un’età media di 40 anni e per il 49% di sesso maschile. Non è stato registrato alcun decesso.

Avviata la disinfestazione

L’Ats, Agenzia di Tutela della Salute, ha provveduto a mettere in atto gli interventi di disinfestazione nel comune di Ospitaletto, dove il contagiato risiede e in quelli frequentati per motivi di lavoro: Gussago e Monticelli. Il Dipartimento veterinario, in collaborazione con l’Istituto zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, ha predisposto inoltre il posizionamento di trappole per catturare le zanzare e verificare l’efficacia della disinfestazione.

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foto di repertorio

L’importanza della prevenzione

Come ricorda l’Ats di Brescia, la Dengue non si trasmette da persona a persona, ma attraverso la puntura di una zanzara infetta.
Per questo, è importante difendersi indossando per esempio maniche e pantaloni lunghi, munendo le finestre di zanzariere, usando repellenti efficaci ed eliminando l’acqua stagnante di vasi e ciotole per gli animali dove le zanzare possono proliferare.
La Dengue nell’80% dei casi non si manifesta con sintomi; nel restante 20% può causare forte mal di testa, febbre, dolori dietro gli occhi e muscolari e articolari intensi. E’ molto bassa anche la percentuale di casi in cui l’infezione possa risultare grave, tra lo 0,5 e il 5%. In questi rari casi le complicanze emorragiche in vari organi possono portare alla morte.
Esiste anche un vaccino, TAK-003 o Qdenga, l’unico approvato in Italia e in molti Paesi europei la cui efficacia, superiore al 50% nel ridurre i casi, secondo uno studio delle Università di Bologna e Ferrara, fa ben sperare nel contrasto all’infezione.

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