Oggi in Consiglio dei Ministri il documento che accoglie la correzione delle stime economiche. Anche se il Governo non dovrebbe cambiare la strategia del rigore
L’economia italiana sta andando meglio del previsto, ma la rotta tracciata dal Governo Meloni, improntata al rigore e alla massima prudenza sui conti pubblici, non dovrebbe cambiare.
Sono queste le indicazioni di massima con cui si arriva alla giornata in cui arriverà sul tavolo del Consiglio dei Ministri il Documento di Economia e Finanza, meglio conosciuto con l’acronimo Def, che una volta approvato approderà alla Camera.
Si tratta del principale atto di programmazione della politica economica e di bilancio dello Stato, inserito nell’ambito del processo di coordinamento delle politiche economiche dei Paesi membri dell’Unione Europea.
Il ritocco al rialzo delle stime
Secondo le fonti del Ministero di Economia e Finanza riportate dalle agenzie di stampa, la stima della crescita del Prodotto Interno Lordo programmatico va ritoccata al rialzo, passando dal +0,6% di novembre al +1%.
Il dato è confermato anche dall’ultimo bollettino economico di Banca d’Italia.
Dai modelli della banca centrale italiana emerge infatti un leggero aumento dell’attività economica nel nostro Paese nel primo trimestre 2023, soprattutto grazie agli effetti della discesa dei costi energetici e “dell’allentamento delle strozzature lungo le catene di approvvigionamento” per il settore manifatturiero.
Al contrario, risulta in calo, dal +1,9% del Documento Programmatico di Bilancio all’attuale +1,4%, la stima di crescita del Pil per il 2024. A completare il quadro, un rapporto deficit/Pil stimato al 4,5% oggi e oltre il 3% per il prossimo anno, con un rapporto debito pubblico/Pil al 140,9% nel 2025 (il Dpb indicava il 141,2%), in calo dal 144,4% del 2022.
Il Def conterrà anche le previsioni tendenziali, sulla base dell’analisi della situazione al netto delle manovre di finanza pubblica.
Il dato sulla crescita del Pil tendenziale per il 2023 dovrebbe attestarsi allo 0,9%, con un +0,3% rispetto alle previsioni del Dpb.
Il rapporto deficit/Pil tendenziale sarà invece per quest’anno del 4,35%.
Il Governo mantiene la rotta
È sulla base di queste cifre che i tecnici del Mef hanno elaborato un Def improntato alla massima prudenza, anche per le incertezze del quadro macroeconomico generale a causa delle tensioni del conflitto in atto in Ucraina e dei collegati aumenti dei costi dell’energia e dell’inflazione, oltre che dei possibili impatti della siccità.
Per questo, sempre le fonti ministeriali definiscono “prudente e serio” l’approccio tenuto dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, nella redazione del Mef. E lo stesso premier, Giorgia Meloni si presenterà oggi a Palazzo Chigi con la ferma intenzione di continuare la stretta sui conti pubblici decisa negli ultimi mesi.
Ciò, in concreto, potrebbe rallentare le operazioni di taglio delle tasse, attraverso il riordino fiscale, e di riforma del sistema pensionistico. Anche considerando che lo spazio a disposizione della prossima manovra non supererà i 2-3 miliardi di euro.
Pnrr ed equilibri europei
Oltre alla situazione del debito pubblico, ci sono poi da tenere in conto i rapporti con l’Unione Europea e in particolare lo stato di attuazione del Pnrr.
Al riguardo, il più recente Italian Macroeconomic Bulletin ha avvertito che se la spesa delle risorse europee si fermerà al 70%, quest’anno il Pil potrebbe non crescere e addirittura contrarsi, del -0,3%, se ci si fermerà al 50%.
Il rigore si rende quindi necessario anche per dare all’Europa un importante segnale di serietà nella gestione finanziaria. Tanto più in considerazione del fatto che, dal 2024, dovrebbe essere riattivato il patto di stabilità europeo.
Alberto Minazzi