È una giornata cruciale, il 15 gennaio 2021, nella definizione della prossima strategia dell’Italia per provare a imboccare finalmente la via d’uscita dall’emergenza-coronavirus.
Alle 24 scade infatti il DPCM che ci ha accompagnato per l’ultimo mese e mezzo, festività natalizie comprese.
Dunque, dopo il decreto-legge che ha anticipato alcune misure, oltre all’aggiornamento dell’assegnazione delle singole regioni alle diverse fasce, è attesa anche la firma del premier Giuseppe Conte sul nuovo DPCM.
La seduta del Consiglio dei Ministri della serata di giovedì 14 si è infatti conclusa con la redazione della bozza definitiva del decreto.
Intanto, però, Palazzo Chigi ha già disposto con un apposito decreto legge il rinvio di alcune scadenze in ambito tributario.
I rinvii fiscali al 31 gennaio
Le misure urgenti introdotte dal Governo riguardano tutti gli aspetti relativi alle scadenze fiscali: accertamenti, riscossioni, adempimenti e versamenti tributari.
In primo luogo, vengono differiti di un ulteriore mese, e cioè fino al 31 gennaio 2021, i termini previsti per la notifica degli atti di accertamento, di contestazione, di irrogazione delle sanzioni, di recupero dei crediti di imposta, di liquidazione e di rettifica e liquidazione e di altri specifici atti tributari.
Il 31 gennaio è il nuovo termine finale di scadenza anche per i versamenti derivanti da cartelle di pagamento, nonché dagli avvisi esecutivi previsti dalla legge, relativi alle entrate tributarie e non, sospesi. La sospensione degli stessi versamenti opera dunque senza soluzione di continuità dalla data iniziale della stessa, che è il 21 febbraio 2020 per i debitori residenti nella prima “zona rossa” e l’8 marzo 2020 per tutti gli altri.
Lo stesso rinvio dal 31 dicembre al 31 gennaio è previsto per la scadenza della sospensione degli obblighi di accantonamento derivanti dai pignoramenti presso terzi effettuati dall’agente della riscossione e dagli altri soggetti titolati. Si tratta di una misura relativa ai pignoramenti su somme dovute a titolo di stipendio, salario, altre indennità relative al rapporto di lavoro o di impiego, comprese quelle dovute a causa di licenziamento, nonché a titolo di pensione, di indennità che tengono luogo di pensione, o di assegni di quiescenza.
Le altre misure del decreto legge
Restano comunque acquisiti, per quanto attiene ai versamenti eventualmente eseguiti nello stesso periodo, gli interessi di mora, le sanzioni e le somme aggiuntive già corrisposti.
Così come restano fermi gli accantonamenti effettuati e definitivamente acquisite, e non rimborsate, le somme accreditate nel suddetto periodo.
Il decreto legge precisa anche che restano prive di qualunque effetto le verifiche relative all’adempimento degli obblighi di versamento derivanti dalla notifica di cartelle di pagamento da parte dei beneficiari di pagamenti delle pubbliche amministrazioni eseguite sempre nel medesimo periodo, per le quali l’agente della riscossione non abbia già notificato l’ordine di versamento. Pertanto, i soggetti pubblici provvedono ad effettuare il pagamento a favore del beneficiario.
Viene infine previsto il rinvio del termine per i versamenti relativi all’imposta sui servizi digitali per il 2020 dal 16 febbraio al 16 marzo e il rinvio del termine per la presentazione della relativa dichiarazione dal 31 marzo al 30 aprile 2021.
Le anticipazioni sul nuovo DPCM
La bozza del nuovo DPCM indica come periodo di validità delle nuove misure quello compreso tra il 16 gennaio e il 5 marzo.
Tra le novità principali, il divieto di vendita per asporto a partire dalle 18 per i bar e le attività commerciali, come le enoteche, che svolgono come attività prevalente la vendita al dettaglio di bevande e alcolici.
Gli impianti sciistici dovranno invece rimanere chiusi fino al 15 febbraio, quando saranno però necessarie linee guida delle Regioni, validate dal Comitato tecnico scientifico, che mirino a evitare gli assembramenti.
Sul fronte scuola, ferma restando la didattica in presenza per i bambini e ragazzi fino alle secondarie di primo grado, da lunedì 18 gennaio il DPCM prevede anche per le superiori di secondo grado un’attività in presenza almeno per il 50% e fino a un massimo del 75% degli studenti.
Se il blocco allo spostamento tra Regioni rimarrà in vigore fino al 15 febbraio, il DPCM dovrebbe ribadire anche la possibilità di visite a parenti e amici, zone rosse comprese, anche se con i limiti già noti. Ovvero la possibilità di una sola visita al giorno, nell’ambito del territorio comunale, tra le 5 e le 22 e per un massimo di due persone (più eventuali minori di anni 14 o persone non autosufficienti).
Sembra confermata anche la possibilità di spostarsi dai territori comunali con meno di 5.000 abitanti, ma in un raggio di 30 km e comunque non verso i capoluoghi. Restano infine in vigore fino al 5 marzo le misure previste per gli ingressi dal Regno Unito.
Le riaperture: ritornano le crociere
Il decreto che il presidente del Consiglio è prossimo a firmare stabilisce, secondo quanto si apprende dalla prima bozza in circolazione, anche la possibilità di tornare a svolgere alcune attività.
La prima è quella crocieristica, visto che le navi passeggeri di bandiera italiana potranno tornare ad effettuare i propri servizi, ovviamente nel rispetto delle linee guida approvate dal Comitato tecnico scientifico. Ma, sia pur limitatamente alle zone gialle, la bozza prevede anche la riapertura dei musei, delle mostre e degli altri luoghi della cultura.
Non si tratta però di una riapertura incondizionata. Sarà infatti possibile solo nei giorni feriali, dal lunedì al venerdì. E i luoghi aperti al pubblico dovranno garantire la possibilità di una fruizione contingentata o comunque tale da evitare gli assembramenti. Verso lo sblocco anche i concorsi pubblici in presenza, sia pur per un massimo di 30 partecipanti.
Le zone bianche
Tra le misure dell’ultimo decreto legge richiamate dalla bozza di DPCM, nella prospettiva di un’auspicabile adozione di msiure più soft c’è anche l’istituzione delle zone bianche a fianco di quelle gialle, arancioni e rosse. Il decreto che entrerà in vigore dal 16 gennaio ne stabilirà i criteri di individuazione. Ovvero, la classificazione sarà riservata alle regioni con uno scenario di tipo 1, con un livello di rischio basso e un’incidenza settimanale di contagi per tre settimane consecutive inferiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti. In questo caso, le attività saranno regolate sulla base di specifici protocolli.
I colori: la situazione in attesa della classificazione
Lo scenario, però, appare al momento lontano. Se il Veneto, come la Calabria, sembra indirizzato verso la conferma della fascia arancione, vi sono però alcune regioni che rischiano di passare da domenica 17 gennaio in quella rossa. Si tratta principalmente di Lombardia (che avrebbe l’Rt più alto d’Italia, oltre la soglia di 1,25 fissata per il passaggio al livello superiore) ed Emilia Romagna. In più la Sicilia, per cui è stato direttamente il presidente Musumeci a chiedere al Governo due settimane di massime restrizioni, essendo comunque pronto ad assumere anche provvedimenti autonomi. L’ordinanza del ministro della Salute Speranza, sulla base dell’analisi della situazione svolta dall’Istituto Superiore di Sanità, potrebbe farne passare altre dieci dal giallo all’arancione.
Si tratta di Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Umbria, Marche, Puglia e delle Province autonome di Trento e Bolzano.
Il quadro della pandemia resta infatti critico. È stato lo stesso ministro della Salute, nei suoi interventi in Parlamento delle ultime ore, a sottolineare come il tasso di occupazione delle terapie intensive sia tornato a superare la soglia del 30% e come ci sia una sola regione a “rischio basso”, contro le 12 ad alto rischio, a cui se ne potrebbero a breve aggiungere altre 2 delle 8 attualmente a rischio moderato.