La principale misura adottata dal Governo varrà fino a fine 2023. Novità anche su contratti a termine e reddito di cittadinanza
Per tutto il 2023, i lavoratori dipendenti percepiranno buste paga più pesanti: si stima un vantaggio mensile medio di 96 euro al mese per chi guadagna fino a 25 mila euro annui e di 99 euro per chi arriva fino a 35 mila euro.
Il nuovo taglio una tantum di 4 punti del cuneo fiscale, che va ad aggiungersi alle analoghe misure già in vigore (3 punti per i redditi fino a 25 mila euro, 2 per quelli fino a 35 mila), è la novità principale del “Decreto Lavoro”, approvato dal Consiglio dei Ministri nella seduta convocata a Palazzo Chigi nella data “simbolica” del 1° maggio.
Ma il pacchetto di “Misure urgenti per l’inclusione sociale e l’accesso al mondo del lavoro” contenuto nel decreto legge del Governo contiene anche diverse ulteriori novità sul fronte economico e fiscale per famiglie e imprese: dagli incentivi per le assunzioni ai fringe benefit, dalla maggior flessibilità per i contratti a termine alla riforma del reddito di cittadinanza.
Cuneo fiscale: taglio fino a 7 punti
L’ulteriore taglio delle ritenute fiscali e contributive sugli stipendi deciso dall’Esecutivo, che sarà operativo da luglio, andrà interamente a vantaggio dei lavoratori. L’intervento che aumenta il netto in busta paga, intervenendo sulla quota di trattenuta per le pensioni, si è spinto per di più oltre le ipotesi originarie di allineamento a 4 punti di taglio complessivo per tutti i redditi fino a 35 mila euro.
La misura sul cuneo fiscale, che spinge il taglio anche oltre a quanto previsto nella Legge di Bilancio, non varrà per la tredicesima e avrà per le casse pubbliche un complessivo costo attorno ai 4 miliardi. Commentando la misura in un video, il premier Giorgia Meloni ha definito quello relativo al taglio delle tasse sul lavoro come “il più importante” dei provvedimenti adottati “per dare risposte a quei lavoratori e a coloro che legittimamente aspirano a migliorare la loro condizione”.
“Noi – prosegue Meloni – abbiamo liberato un tesoretto di 4 miliardi. E oggi destiniamo l’intero ammontare di quel tesoretto al più importante taglio delle tasse sul lavoro degli ultimi decenni. È una scelta della quale io vado profondamente fiera. Aumenti che possono arrivare anche a 100 euro per i lavoratori con i redditi più bassi in un momento nel quale l’inflazione galoppa e il costo della vita aumenta”.
Contratti a termine e incentivi alle assunzioni
Un’altra misura, attesa e ampiamente anticipata nei giorni scorsi, è quella relativa all’eliminazione di alcuni vincoli, introdotti nel 2015 dal “Decreto Dignità”, sulle causali previste per i rinnovi dei contratti a tempo determinato con una durata tra 12 e 24 mesi. È stato dunque deciso che senza superare il limite massimo di 2 anni comprese proroghe e rinnovi, i contratti collettivi o gli accordi tra le parti possono stabilire una durata del contratto a termine superiore all’anno in alcune specifiche ipotesi.
Oltre ai casi specifici previsti nella contrattazione collettiva, in caso di mancata previsione in un contratto nazionale, aziendale o territoriale, questo potrà avvenire, in ogni caso entro il termine del 31 dicembre 2024, per esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva individuate dalle parti. Inoltre, il contratto a tempo determinato potrà superare l’anno anche per la sostituzione di altri lavoratori.
La scelta dell’allentamento è stata motivata dal Governo con ragioni volte a favorire l’occupazione. Su questa falsariga si inserisce anche l’incentivo (un bonus del 60% della retribuzione per 12 mesi, cumulabile con altri incentivi, come l’esonero contributivo per massimo 36 mesi) a favore dei datori di lavoro che assumono giovani sotto i 30 anni non inseriti in programmi formativi e registrati nel Pon “Iniziativa Occupazione Giovani”.
La riforma del reddito di cittadinanza
Un esonero contributivo previdenziale è previsto anche per i datori di lavoro privati che assumono beneficiari dei nuovi sussidi che andranno a sostituire dal 1° gennaio 2024 il reddito di cittadinanza. La riforma di questa misura è un altro dei cardini del Decreto Lavoro, che distingue tra famiglie a basso reddito (fino a 9.360 euro di Isee) con disabili, minori o over 60 all’interno del nucleo da un lato e occupabili dall’altro.
I primi, purché residenti in Italia da 5 anni (il reddito di cittadinanza ne richiedeva 10), percepiranno un assegno di massimo 500 euro al mese per 18 mesi, rinnovabili per altri 12 dopo una pausa obbligatoria di un mese, più ulteriori 280 euro mensili nel caso la famiglia risieda in un’abitazione in affitto. Tra gli obblighi richiesti alle famiglie per la fruizione del beneficio, la sottoscrizione di un “patto di attivazione digitale” e l’aggiornamento trimestrale della posizoopne presso patronati, servizi sociali o centri per l’impiego.
Per gli occupabili tra 18 e 59 anni facenti parte di un nucleo familiare che non percepisce l’assegno di inclusione è invece prevista l’erogazione mensile, per un massimo di 12 mesi non rinnovabili, di un assegno di 350 euro, purché partecipino ai corsi di formazione e riqualificazione professionale. Il contributo va richiesto registrandosi su una piattaforma nazionale, rilasciando una dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro e sottoscrivendo un patto di servizio personalizzato e decade in caso di rifiuto di un’offerta di lavoro.
Fringe benefit e altre misure
Il Decreto Lavoro ha quindi confermato per il 2023 l’incremento della soglia dei fringe benefit a 3 mila euro che potranno godere della detassazione, anche se esclusivamente per i lavoratori dipendenti con figli a carico. Tra i “compensi in natura” concessi dal datore di lavoro rientrano anche le somme erogate o rimborsate per il pagamento delle utenze domestiche di acqua, luce e gas. L’intervento è finanziato con 142 milioni di euro per l’anno in corso.
Ancora, tra le altre misure, la maggiorazione dell’assegno unico universale viene estesa anche ai nuclei familiari in cui, al momento di presentazione della domanda, è presente un solo genitore lavoratore, in quanto l’altro è deceduto. E il rafforzamento delle regole di sicurezza sul lavoro, di tutela contro gli infortuni e dei controlli ispettivi. Nella stessa seduta, il Consiglio dei Ministri ha approvato anche un disegno di legge che, tra l’altro, prevede il riconoscimento di un contributo per ogni persona con disabilità assunta a tempo indeterminato tra il 1° agosto 2022 ed il 31 dicembre 2023.
“Sono fiera – conclude Meloni – che il Governo abbia scelto di celebrare il primo maggio con i fatti e non con le parole e credo fosse dovuto un ulteriore sostegno a un’economia che, pure in un momento di difficoltà, ci sta dando grandi soddisfazioni con una crescita, quella italiana, stimata per i prossimi mesi superiore a quella delle altre Nazioni europee”.
Alberto Minazzi