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Davide, lo studente che ha portato lo Iuav a Capo Nord

Davide, lo studente che ha portato lo Iuav a Capo Nord
L'arrivo di Davide Decataldo in Norvegia, a Capo Nord

La tesi ad aprile sul tema della mobilità ciclabile urbana e la sicurezza sulla strada

Ha raggiunto Capo Nord, il punto più a nord d’Europa, in bicicletta, percorrendo in solitaria 4370 chilometri (con 3800 metri di dislivello) in sella alla sua Cannondale Topstone 105 settata per l’occasione.
E’ l’avventura di Davide Decataldo, studente di pianificazione allo Iuav, partito lo scorso 31 maggio da Lecco, sul lago di Como, dove è cresciuto, per raggiungere, 48 giorni dopo, il 19 luglio, Capo Nord, pedalando dalle 6 alle 10 ore al giorno.
In viaggio, il ventiquattrenne ha portato con sé una piccola bandiera dello Iuav, per Davide simbolo di “un Ateneo che crede nei suoi studenti e nei loro obiettivi”, insieme ad una bandiera italiana posta in bella vista sulla bici durante l’itero tragitto.
Gli studi in Pianificazione e Politiche per la città, il territorio e l’ambiente, hanno stimolato in Davide l’interesse per il paesaggio e per la conoscenza del territorio.
“L’idea di raggiungere il circolo polare artico in bicicletta – racconta – è arrivata in maniera naturale perché dalla bicicletta si può osservare il mondo da una prospettiva unica. I miei genitori sono camperisti e io fin da piccolo ho viaggiato con loro per l’Europa, apprezzando soprattutto i contesti naturali che attraversavamo nei nostri spostamenti, tanto che ho poi scelto di iscrivermi allo Iuav, dove ad aprile mi laurerò in Pianificazione politiche per l’ambiente, con tesi sulla mobilità ciclabile urbana e la sicurezza sulla strada”.

@ Università di Architettura di Venezia IUAV

Polo artico: il massimo traguardo

Davide Decataldo ha voluto simbolicamente piantare la bandiera dello Iuav al circolo polare artico ma, come tutti gli altri viaggiatori che, in molteplici modi, chi in bici, chi in moto, chi addirittura a piedi, hanno scelto questo luogo iconico come meta finale del proprio viaggio, anche lo studente dell’ateneo veneziano ha poi ripreso con sé lo stendardo dopo aver scattato l’immancabile foto di rito.
“Il polo artico è una meta che ha molte suggestioni nell’immaginario collettivo e, per i viaggiatori, rappresenta il traguardo oltre cui non si può andare, la fine della strada e quindi del viaggio stesso. Ovviamente tutti coloro che raggiungono Capo Nord portano con sé qualcosa che li rappresenti e certifichi il loro passaggio in un luogo così remoto. Io ho portato la bandiera del mio ateneo, ma poi l’ho ripresa con me perché, ovviamente, nulla può essere abbandonato in questo posto immacolato che deve essere protetto da ogni forma di inquinamento”.
La foto di rito a Capo Nord, davanti alla scultura che rappresenta il globo, è stato per Davide uno dei momenti più emozionanti del viaggio.
“Giungere finalmente alla meta è sicuramente il momento più bello, ma non il solo – racconta –. Indimenticabile, ad esempio, è la spiaggia di Rubjerg Knude, in Danimarca e il suo faro “mobile”, abbandonato da tempo”.

capo nord
Danimarca, Faro di Rubjerg Knude

Anche il ritorno in solitaria

La duna di sabbia su cui si erge solitario, alta 60 metri sul livello del mare, si muove infatti di 9 metri l’anno a causa del forte vento che spazza i suoi crinali e si calcola che a breve il faro sarà interamente sommerso, come la casa che sorgeva nelle sue prossimità.
In questo luogo magico Davide Decataldo avrebbe dovuto fermarsi con i suoi genitori, lungo il viaggio di ritorno da Capo Nord: “I miei genitori mi avrebbero dovuto raggiungere in camper a Capo Nord per tornare poi tutti in insieme in Italia, purtroppo il camper si è rotto e quindi anche il viaggio di ritorno l’ho dovuto affrontare in solitaria. Ci sono voluti quattro giorni, con due notti trascorse dormendo nelle stazioni dei bus e una notte fuori dall’aeroporto in Lapponia, prima di prendere il volo per l’Italia. Contrariamente a quanto accade in qualsiasi altro posto, l’aeroporto lappone chiude infatti nel cuore della notte, dalle 2 alle 4 del mattino. Per fortuna avevo la mia tenda”.

Incontri multietnici

Durante i 48 giorni di viaggio verso Capo Nord Davide ha quasi sempre dormito in tenda, fermandosi in rifugi e bungalow soltanto quando voleva farsi una doccia o lavare i vestiti.
 “Certamente non è stato un viaggio comodo – sorride – ma non mi sono mai sentito solo. Oltre a sentirmi costantemente al telefono con i miei genitori e con la mia ragazza, ho incontrato lungo il tragitto tante persone e con alcune ho condiviso anche parte del viaggio, come due bikers tedeschi con cui ho viaggiato per due giorni o il gruppo di ciclisti multietietnico composto da un francese, un norvegese e un austriaco che si sono uniti a me per un’intera settimana fino al circolo polare artico”.
Tanti, poi, i pedoni incontrati lungo la strada, soprattutto nei supermercati o nelle stazioni di servizio, quando Davide si fermava per i necessari rifornimenti.
“E’ capitato spesso che qualcuno, vedendo la bandiera italiana posta sulle borse posteriori da cicloturismo, attendesse il mio ritorno per scambiare quattro chiacchiere, farsi raccontare la mia storia e augurarmi un buon viaggio”.

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Norvegia, statale E6 tra Dombås e Oppdal

Avventure nell’avventura

Alcuni incontri sono stati particolarmente divertenti come quello con un gruppetto di canoisti: “ognuno di loro portava sulle spalle una canoa gonfiabile che avrebbe poi usato per percorrere il fiume a nord di Oslo”.
Altri incontri sono stati invece provvidenziali come quello con un ragazzo norvegese sull’isola di Senja: “ero sceso da poco da un traghetto con la bici e mi sono accorto di aver rotto per l’ennesima volta il raggio del cerchio. Mi trovavo a bordo strada in un luogo impervio, selvaggio, isolato, pieno di saliscendi e tentavo inutilmente di riparare il danno quando è comparso il mio salvatore che mi portato in macchina fino al paese più vicino dove un meccanico ha riparato il danno. Senza di lui a quest’ora sarei ancora lì!”, ride Davide.
Ma come mai un ciclista non particolarmente avvezzo ai lunghi percorsi si è avventurato in un viaggio così particolare e carico di incognite ?
“Effettivamente, prima di raggiungere Capo Nord in bicicletta avevo viaggiato al massimo per una settimana, ad esempio lungo la Via Francigena. Da tempo però l’idea di arrivare al circolo polare artico in bici era diventata un’ossessione. Volevo emulare quei viaggiatori che avevano affrontato questa impresa e così ho pianificato le tappe, ho lavorato negli impianti sciistici per recuperare i soldi necessari al viaggio, mi sono allenato con la bici e sono partito attraversando Svizzera, Germania, Danimarca e infine la Norvegia”.

capo nord
Confine italo svizzero Passo dello Splug

E sicuramente Davide Decataldo non si è pentito di questa scelta: “ho potuto vedere posti bellissimi,  come le isole Lofoten, in Norvegia, tanto belle quanto inaspettate, in queste isole magiche ho preferito percorrere strade secondarie per immergermi completamente nel paesaggio e ammirare quanti più scorci possibili”.

Norvegia Isole Lofoten

Il prossimo viaggio ? “Intanto mi laureo, poi in estate voglio percorrere le strade della Normadia e della Bretagna, stavolta in compagnia della mia ragazza”.

Claudia Meschini

Un commento su “Davide, lo studente che ha portato lo Iuav a Capo Nord

  1. Ciao, leggevo la Tua storia, ci sono capitato per caso per via della nostra omonimia.
    Ho sempre fatto sport ma nel 2011 dopo un infortunio alla spalla, per forza di cose ho iniziato a pedalare su una vecchia Girardengo comprata a 40€ da un fioraio, dopo 4 mesi la voglia di pedalare cresceva sempre di piu’ così da comprare la Mia prima bicicletta da strada che ho ancora….e che Mi ha portato in giro in Italia, sul Gran Sasso e poi ancora in Grecia, e poi ancora in Francia, Lago di Garda e Austria.
    Complimenti per questo Tuo viaggio fisico ed introspettivo. Buona Fotuna per tutto!

    Davide Decataldo

    VOLEVO FARLLI ARRIVARE QUESTO MESSAGGIO. GRAZIE


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