La danza è un “cerchio magico” che può rendere tutti, bambini, adulti, capaci o senza alcun senso del ritmo, uguali.
Annulla le differenze, al di là di quel che siamo indotti a pensare.
“Non sai andare a ritmo”. “Non sei portato per ballare”. “Sei troppo grasso/alto/basso/sgraziato per danzare”.
Quante (troppe) volte i sogni dei bambini sono rimasti frustrati da simili discorsi?
Oggi, invece, la danza prova ad andare “oltre” tutto questo con il progetto “Up & Down.. dance in the middle. Dance ability, la danza che ci rende tutti uguali”.
Un’ idea ambiziosa che parte da Spinea grazie a Clara Santoni, titolare di una delle più prestigiose scuole di danza giovanile anche a livello nazionale: l’Academia Veneta di Danza e Balletto.
Aiutata dall’avvocato Tania Busetto, sta dando vita a una piccola “rivoluzione” aprendo le porte dell’Academìa a bambini che, nelle parole degli ideatori stessi, “Sono diversi ma uguali”.
La danza come voce ed espressione
Un progetto d’inclusione nel quale la danza diventa il principale linguaggio di comunicazione rivolto a tutti gli allievi con disabilità di diversa tipologia e gravità.
Scopo finale, quello di costituire un gruppo di danza che “ superi tutte le barriere e tutti confini nel comunicare con il linguaggio universale a sua volta del corpo, che tutti possono parlare e capire”.
“Vorrei valorizzare il fatto – spiega Clara Santoni – che in questi ultimi anni va di moda parlare di inclusione, ma non tutti sembrano comprendere il significato autentico di questa parola. Inclusione vuol dire garantire ai ragazzi “speciali” le stesse opportunità di scelta e formative dei loro coetanei. Purtroppo accade però che spesso questi ragazzi non abbiano questa possibilità proprio per la mancanza di strutture presenti nel territorio pronte ad accoglierli e a formarli. Io avevo questo desiderio, quello di rendere inclusiva la mia Academia. Perché la danza in primis è espressione e come tale deve dare voce a tutti”.
La normalità dell’inclusione
Così, con le competenze dell’avvocato Tania Busetto, e dei collaboratori Bruno Costantini, e Gianna Scatto, è nato “Up & Down.. dance in the middle”, i cui primi passi hanno avuto un ottimo riscontro.
“I ragazzi sono felicissimi di fare questa esperienza, riescono ad esprimersi in armonia con il loro corpo muovendosi a note di musica. Io e Tania stiamo cercando di fare cultura, ci auspichiamo che quello che stiamo facendo a breve venga considerato una cosa ovvia e normale e non straordinaria, perché se continuerà a essere vista solo in questo modo, rappresenterà sempre un’eccezione. L’obiettivo invece è realizzare quella pari opportunità di cui spesso si sente parlare e che per ora è ancora un appannaggio per pochi. Vogliamo che l’inclusione sia un processo reciproco, perché anche i “normodotati” necessitano di essere inclusi in queste esperienze “di larga veduta” per comprendere e capire che la diversità è uguaglianza…specialmente quando il linguaggio è corporeo”.
Un progetto supportato dal punto di vista scientifico
Al progetto, intanto, arrivano anche le prime adesioni esterne, con una insegnante che si occupa di disturbi dello sviluppo, ex-allieva della scuola stessa, che si è proposta di integrare nelle sue ricerche la potenziale funzione della danza per bambini e adolescenti con disabilità con una precisa documentazione scientifica qualitativa dell’esperienza degli adolescenti dopo il corso di DanceAbility (come ad esempio il miglioramento della coordinazione o delle abilità sociali) coinvolgendo gli studenti stessi e i genitori. “L’obiettivo – spiega l’insegnante – è quello di supportare il progetto anche da un punto di vista scientifico per farlo diventare un punto di partenza e di riferimento per eventuali future idee a livello anche internazionale”.
Massimo Tonizzo
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