Un’esposizione a Venezia,attraverso frammenti materiali di vite ordinarie, racconta i legami tra persone, comunità e paesaggi
L’archeologia può avvere un rapporto con l’affermarsi di un’identità umana?
E’ partito da questa domanda Si chiama IDENTIS il progetto di ricerca archeologica di Mauro Puddu, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, che ha dato vita alla mostra “Shards of the Past. Meanings of the Present” (negli spazi dell’ateneo alle Zattere), che si inaugura oggi, 31 agosto e si potrà visitare fino al 30 settembre.
A dare risposta è la mostra “Shards of the Past. Meanings of the Present” negli spazi dell’ateneo alle Zattere, che si inaugura oggi 31 agosto e si potrà visitare fino al 30 settembre.
I curatori dell’esposizione hanno messo in relazione frammenti del passato e oggetti moderni con il preciso intento di evidenziare il legame tra archeologia identità umana e relazioni sociali.
La ricostruzione di storie passate
Grazie a un finanziamento Marie Sklodowska Curie e con la supervisione del professor Sauro Gelici la ricerca ha indagato tracce di materiali del passato per ricostruire in maniera dinamica e fluida le identità e le relazioni sociali delle popolazioni rurali nella Sardegna centro-occidentale di epoca romana.
Al centro del progetto IDENTIS, Puddu ha scelto di mettere gli “invisibili”, ovvero lavoratori dei campi e schiavi, donne e bambini, indagando il modo in cui condividevano e formavano relazioni sociali attraverso interazioni con il passato, il potere e l’ambiente circostante.
Le tracce di queste identità sono state cercate attraverso una ricognizione archeologica nell’area, sia nei corpi delle persone sepolte nelle necropoli al centro dello studio, sia nel paesaggio circostante alla ricerca di segni delle attività lavorative e sociali di queste popolazioni. I ricercatori hanno poi indagato all’interno delle tombe per analizzare nel dettaglio i reperti ossei e ricostruire la storia fisica di queste comunità antiche.
Lo studio di identità antiche ma anche di quelle moderne
Il progetto non si è solo concentrato sulle identità passate. Infatti la parte scientifica del progetto, dedicata in primo luogo alla comprensione dei legami sociali è stata sviluppata nella mostra realizzata in collaborazione con il Museum of Broken Relationship di Zagabria che raccoglie oggetti e storie contemporanee di persone comuni che desiderino ricordare e raccontare una relazione finita, ritrovata, desiderata o immaginata dando profondo valore politico anche alla sfera personale.
Un insieme che si propone di abbattere le barriere temporali e contribuire a smantellare la percezione dell’identità come un concetto statico ed escludente delle diversità.