I dati Eurostat: soprattutto le donne penalizzate dopo il titolo di studio. I bandi aperti per il pubblico impiego
L’equazione “pezzo di carta uguale posto assicurato”, in Italia, non è così scontata. Gli ultimi dati pubblicati da Eurostat ci pongono infatti all’ultimo posto tra tutti e 27 i Paesi dell’Unione Europea per il tasso di assorbimento dei giovani neolaureati sul lavoro.
Una situazione che, continua l’analisi dell’Ufficio statistico dell’Ue, penalizza in particolare le ragazze che si affacciano al mercato del lavoro terminato il percorso di studi all’Università, dove le donne oltretutto rappresentano la maggioranza del totale degli iscritti.
E la non partecipazione lavorativa dei neo laureati diventa ancor preoccupante, con possibili rischi di incidere negativamente sulla competitività del nostro Paese, se si pensa che lo stesso numero di persone in possesso di una laurea è basso rispetto ad altre realtà.
Il (complicato) salto dalla laurea al lavoro
Nel 2023, fa il punto Eurostat, in Italia, tra i neo professionisti freschi di studi con un’età tra 20 e 34 anni che hanno completato i percorsi di istruzione media o terziaria da un periodo tra 1 e 3 anni, la quota di coloro che hanno trovato subito un posto di lavoro è del 67,5%. Guardando al genere, riesce a trovare un impiego il 70,6% dei maschi con laurea o diploma e solo il 64,3% delle femmine.
La quota di chi non è costretto a restare a lungo con le mani in mano oppure, pur riuscendo a svolgere un’attività, lo fa senza retribuzione è superiore a quella italiana anche in realtà come Grecia e Romania, dove il tasso di assorbimento è rispettivamente del 72,3% e del 74,8%, comunque al di sotto della media Ue, attestata all’83,35%.
Al contrario, il Paese dell’Europa a 27 in cui un neo laureato trova immediatamente in posto e uno stipendio è Malta, dove il tasso sale addirittura al 95,8%. Sul podio, per le migliori performance, seguono lo Stato insulare del Mediterraneo i Paesi Bassi, attestati al 93,2%, e, al 3° posto e migliore tra i grandi Paesi europei, la Germania, dove la laurea si traduce subito in occupazione per il 91,5% dei giovani.
Pubblico impiego: le prossime scadenze dei bandi aperti
La laurea, in molti casi, in Italia è richiesta anche come requisito per accedere ai bandi per un posto pubblico. Per esempio, guardando ai 2 bandi di concorso del Ministero della Difesa che hanno chiuso ieri, 22 agosto, le candidature sul portale unico InPA per il reclutamento del personale della Pubblica Amministrazione, si poteva partecipare con il semplice diploma solo per il ruolo di assistente, ma non per quello di funzionario.
Il titolo di studio terziario, in questo caso per di più nelle sole materie tecniche e scientifiche, è richiesto anche per il concorso con cui l’Ispettorato del lavoro assume, sulla base di 13 selezioni regionali, 750 funzionari (chiusura delle candidature sul portale InPA il 28 agosto). Una qualsiasi laurea è invece tra i requisiti del bando (candidature entro il 10 settembre) dell’Agenzia delle Entrate per l’assunzione di 470 addetti alla riscossione.
Al contrario, è sufficiente il diploma per partecipare (candidandosi entro il 25 settembre sul portale) al concorso del Ministero della Giustizia che cerca autisti e conducenti di mezzi di trasporto da inquadrare a tempo indeterminato. Con il primo (per 12 posti di funzionario a Torino, domande entro il 17 settembre) sono partiti infine i bandi del Ministero delle Infrastrutture, autorizzato ad assumere 1.133 nuove risorse. Al riguardo, serve la laurea specialistica per un posto da dirigente e quella triennale per gli aspiranti funzionari.
Alberto Minazzi